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Tre cantoni contestano i contingenti per gli stranieri

Mentre la politica elvetica negli ultimi tre anni cerca di ridurre gli arrivi degli immigrati, l’economia, di cui si sono fatti portavoce i cantoni di Zurigo, Ginevra e Basilea Città, chiede a Berna di aumentare il contingente della manodopera proveniente da paesi extraeuropei.

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In una conferenza stampa tenutasi questa mattina a Berna i ministri delle finanze dei tre cantoni hanno osservato che il numero massimo di lavoratori previsti per quest’anno sono quasi esauriti e settori economici strategici, ma anche la stessa ricerca, rischiano di essere penalizzati.

Il ricorso alla manodopera indigena – hanno sottolineato il ministro ginevrino Pierre Maudet (Partito liberale radicale), la zurighese Carmen Walker Späh (Partito liberale radicale) e il basilese Christoph Brutschin (Partito socialista) – non consente infatti di coprire le esigenze di settori innovativi come l’informatica, la finanza, le biotecnologie, la farmaceutica, il commercio e le tecnologie ambientali e questo crea incertezze per la piazza economica svizzera.

Il rischio è che aziende ad alto valore aggiunto lascino il paese o rinuncino a insediarsi nella Confederazione per ovviare alle restrizioni imposte negli ultimi anni a livello federale.

Per questo motivo i tre cantoni, che generano un terzo del PIL nazionale, chiedono a Berna di tornare almeno ai livelli di tre anni quando era previsto un contingente annuo di 8’500 lavoratori specializzati extraeuropei, numero successivamente ridotto a 6’500 in seguito all’approvazione alle urne dell’iniziativa Udc (destra) contro l’immigrazione di massa. In quest’ottica viene espressa la richiesta di poter aumentare la manodopera straniera nel corso dell’anno in funzione dell’evoluzione delle esigenze produttive.      

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