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Russiagate, accusa di cospirazione per due uomini di Trump

Il Russiagate è tornato prepotentemente alla ribalta con il coinvolgimento giudiziario di Paul Manafort, l’ex responsabile della campagna elettorale di Donald Trump, che si è costituito all’FBI e ora si trova ai domiciliari.

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L’ex stretto collaboratore del presidente è accusato insieme al socio Rick Gates di ben 12 reati, tra i quali figura quello di cospirazione contro gli Stati Uniti in un periodo che va dal 2006 al 2017, in relazione ai loro contestati rapporti con influenti personaggi e uomini d’affari russi. Dichiarazioni false e fuorvianti, riciclaggio e omessa denuncia di conti su banche straniere sono altri capi d’imputazione che vengono loro contestati dal procuratore speciale Robert Mueller.

Milioni transitati sui conti di società offshore

La sua indagine in particolare ha messo in luce 75 milioni di dollari transitati sui conti di società offshore di Paul Manafort, cui viene attribuito anche il riciclaggio di 18 milioni, e di Rick Gates. I due sono stati convocati oggi dal giudice federale di Washington, che ha formalizzato le accuse nei loro confronti: gli indagati si sono dichiarati non colpevoli.

Nel frattempo un terzo collaboratore dello staff che ha partecipato alla campagna presidenziale del magnate newyorkese, George Papadopolous, si è invece dichiarato colpevole per aver mentito all’FBI, in particolare riguardo a un incontro che avrebbe cercato di organizzare con i leader russi, compreso il presidente Vladimir Putin. 

Legami pericolosi

L’avvocato lobbista Paul Manafort, già consulente di altri presidenti repubblicani (Ford, Reagan, H.W.Bush) si era unito a Trump nel 2016 prima della decisiva convention repubblicana per la designazione del candidato repubblicano alla Casa Bianca. Nella veste di responsabile della sua campagna elettorale partecipò al contestato incontro tra Donald Trump Junior e l’avvocatessa russa che aveva promesso informazioni riservate e compromettenti sulla candidata democratica Hillary Clinton. 

Successivamente Paul Manafort è stato costretto a dimettersi per i suoi legami, anche finanziari, con oligarchi russi interessati a entrare nel mercato economico e politico statunitense.

Trump cinguetta

Da parte sua Donald Trump ha affidato, come è solito fare, a Twitter il suo commento alla vicenda giudiziaria: “Mi dispiace, ma questo risale ad anni fa, prima che Paul Manafort fosse parte della campagna di Trump. Ma perché il focus non sono la corrotta Hillary e i Dem???”, ha scritto il presidente, secondo il quale “non c’è alcuna collusione” tra il suo staff e i dirigenti russi. Mentre i democratici hanno intimato al presidente di non interferire nelle indagini condotte dal procuratore speciale.

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