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Falsi amici tra italiano e italiano in Svizzera

Paesaggio alpino ripreso di notte con, in primo piano, una costruzione squadrata; si intravvedono persone all interno
Questa, in Svizzera, è una capanna. © Keystone / Anthony Anex

'Falsi amici', in genere, si dice delle somiglianze fuorvianti tra lingue diverse. Come il burro spagnolo, che è un animale e non un condimento, e il terrific inglese, che non suscita paura ma stupore e ammirazione. Tuttavia, anche tra italofoni può capitare di fraintendersi. Perché per uno svizzero e per un italiano, parole quali primo cittadino, picchetto e capanna non significano la stessa cosa. Come dimostra il racconto della giornata di un personaggio di fantasia che chiameremo Sofia*.

Se vostro figlio, di ritorno da scuola, vi dicesse che la ‘soressa di francese ha restituito l’esperimento e che ha preso una bella nota nonostante si trattasse di un blitz, cosa capireste? Senz’altro identifichereste una docente, ma tante cose non vi quadrerebbero. Per Sofia è tutto più chiaro, perché sa che l’esperimento è soltanto un compito scritto o verifica (chiamato nientemeno che blitz quando è a sorpresa) e che la nota non è quella -generalmente di biasimo- scritta sul registro, bensì il voto. Per inciso, sappiate che in Svizzera il voto 6 non è la sufficienza, ma il massimo. La sufficienza è 4.

Sofia è una mamma che lavora. Supponiamo sia un’ingegnera (già, perché qui non crea alcun problema declinare al femminile ministra, avvocata e sindaca) e che oggi abbia deciso di andare al lavoro in automobile. La sua speranza sarà di non rimanere troppo in colonna, perché se in Italia una colonna di veicoli, in genere, si muove (si usa ad esempio per i mezzi militari o di soccorso) qui è quasi sempre ferma: è il termine più usato per dire coda. Quindi la nostra amica arriverebbe in ritardo al lavoro e prenderebbe un’alzata (lavata di capo) dal suo chef. Cosa c’entra, adesso, il cuoco? Nulla: parliamo del principale (o superiore professionale).

Se prima di andare in ufficio deve passare in garage, non è perché l’azienda le mette a disposizione un parcheggio coperto, ma piuttosto che la sua vettura ha un problema o deve fare il servizio (la manutenzione periodica conosciuta in Italia come tagliando): insomma, garage è l’autofficina. Se invece proseguirà dritta, si imbatterà nei pattugliatori, che non sono unità navali ma scolari muniti di gilet riflettente e paletta, i quali in corrispondenza degli attraversamenti pedonali dirigono il traffico per facilitare il passaggio dei compagni.

Illustrazione di ragazzo con mantellina gialla che alzando una paletta stile vigile aiuta due persone ad attraversare la strada
Copertina di un opuscolo scaricabile dal sito del Touring Club Svizzero. TCS

In mattinata, Sofia deve ricordare di annunciarsi per quel corso di aggiornamento che le interessava (ovvero iscriversi) o forse di annunciare un guasto o un disservizio -mettiamo che si sia allagata la bibliocabina di quartiere. Lo declamerà ai quattro venti? No, lo segnalerà all’ufficio competente. Il quale ufficio invierà a tutti i fuochi (nuclei familiari o economie domestiche) una lettera che esorta a chiudere bene la porta dopo aver prelevato i libri. In ogni caso fanno stato (cioè testo) le regole appese all’interno della struttura. A proposito: un tempo, in quelle cabine, si appendeva il telefono al termine di una chiamata. Ma non è così diverso dall’italiano d’Italia riappendere o riagganciare.

Intanto, la nostra ingegnera arriva in ufficio. Oggi deve preparare una selezione di progetti di case con vista imprendibile (ovvero che non può essere sottratta, segnatamente da future costruzioni) realizzate dallo studio. Un lavoro non evidente! In che senso? Sarà illeggibile e confuso? No, significa semplicemente che non è facile. Anche perché per allestirlo dovrà passare al vaglio l’intero istoriato (nulla a che vedere con gli ornamenti, è una cronologia o un archivio cronologico) dei lavori.

Sofia sarà impegnata anche dopo cena, in quanto prima cittadina del suo comune. Ma come, non era ingegnera? Infatti: in Svizzera, il primo cittadino non è il sindaco, è il presidente del consiglio comunale (per analogia, il primo cittadino del cantone è il presidente del Gran Consiglio, che è il legislativo e fortunatamente non ha a nulla a che fare con l’omonimo organo fascista).

E perché di sera? Beh, perché la politica svizzera è ancora in buona parte di milizia, il che non vuol dire evidentemente che è armata ma che i politici, di mestiere, fanno altro (artigiano, contadino, medico, avvocato e così via) e mettono a disposizione parte del loro tempo libero per la cosa pubblica.

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Questo contenuto è stato pubblicato al La Confederazione elvetica è oggi uno Stato federale: i 26 cantoni hanno mantenuto delle istituzioni politiche proprie, ma non una totale sovranità.

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Sono però professionisti i membri degli esecutivi come il Consiglio di Stato (che è il governo cantonale, mentre in Italia è un organo giurisdizionale) e -seppure a tempo parziale- quelli del Municipio, che in Svizzera non è solo l’edificio che ospita l’amministrazione comunale: è anche la giunta. I singoli componenti sono chiamati municipali e non assessori, i quali nella Confederazione hanno tutt’altro ruolo: gli assessori giurati costituiscono la giuria popolare in un processo penale.

Un/una municipale dirige addirittura un dicastero (sicurezza, scuola, costruzioni, ecc). I corrispettivi cantonali e federali si chiamano dipartimento (a proposito: il Dipartimento federale dell’Interno si occupa di previdenza, sanità, parità e cultura; non dell’ordine pubblico e dell’immigrazione che vanno sotto Giustizia e polizia).

La parola ministero è riservata al ministero pubblico che -oltre ad avere l’aggettivo in posizione diversa- non è il singolo magistrato, ma l’ufficio che raggruppa procuratore generale e procuratori pubblici. Quanto ai governi, essi licenziano messaggi (perlopiù disegni o progetti di legge).

Primo piano di un grappolo di uva; il resto è sfocato ma si capisce che il vigneto è in pendenza
Il ronco non è (solo) un pesce. Keystone / Carlo Reguzzi

Sofia, insomma, è una donna molto occupata. Neppure durante il weekend potrà spegnere il cellulare, perché è di picchetto. Ma come, sciopera di domenica? Nient’affatto: vuol dire che le tocca un turno di reperibilità. È un po’ come il presidio garantito dal cosiddetto ufficiale di picchetto nelle caserme, con la differenza che Sofia può starsene al domicilio, parola che in Svizzera identifica (oltre che casa, come in questo caso) il comune in cui si è iscritti per il voto (la residenza in Italia).

La nostra svizzero-italiana dovrà dunque rinunciare a un’escursione di due giorni in montagna (durante la quale avrebbe dormito in capannarifugio alpino) ma forse riuscirà o occuparsi del suo ronco. No, non ha uno squalo nella piscina di casa: è soltanto un terreno in pendenza coltivato a vite. 

* Bernasconi, stando a quanto si desume dagli elenchi telefonici, è il cognome più diffuso nella Svizzera italiana. Leonardo, rilevaCollegamento esterno l’Ufficio federale di statistica UST, è invece il nome più attribuito ai neonati maschi nella stessa regione dal 2014. Sofia lo è per le femmine dal 2015 (ma lo era già stato nel 2011 e ’13).

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