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Liuteria, un’arte che non smette di far sognare

Hélène Monziès e Kaspar Maurer nel loro atelier ginevrino.
Hélène Monziès e Kaspar Maurer nel loro atelier ginevrino. © Keystone / Martial Trezzini

La storia di Kaspar Maurer e Hélène Monziès, che della loro passione viscerale per la musica hanno fatto un mestiere.

Anche durante le feste con il gran numero di concerti natalizi, gli atelier di liutai hanno continuato ad aggiustare e riparare strumenti pure all’ultimo minuto. L’agenzia stampa svizzera Keystone-ATS ha incontrato un liutaio e una liutaia nel loro atelier di Ginevra.

Hélène Monziès e Kaspar Maurer lavorano alla rue de la Ferme, dove hanno appena trasferito il loro laboratorio. Monziès riprenderà presto le redini dell’insegna siccome Maurer è sul punto di andare in pensione.

Hélène Monziès e Kaspar Maurer.
© Keystone / Martial Trezzini

L’atelier Maurer si dedica al restauro, al noleggio e alla vendita di violini, viole, violoncelli, nonché alla manutenzione degli archi. Mansioni che potrebbero cambiare perché Monziès non esclude di dedicarsi alla fabbricazione di strumenti.

Il lavoro a Ginevra non manca di certo per gli otto atelier di liutai che conta la città. La presenza di due grandi orchestre, L’Orchestra della Svizzera romanda (OSR) e l’Orchestra da camera, gioca senza alcun dubbio un ruolo centrale.

A queste due orchestre prestigiose se ne aggiungono altre amatoriali: “La comunità legata alle organizzazioni internazionali è molto appassionata di cultura e di musica”, spiega Maurer. Senza dimenticare gli studenti del Conservatorio e di altre scuole di musica.

I liutai, melomani

Liutaie e liutai, veri e propri melomani, sono per lo più inizialmente musicisti: è la pratica dello strumento che fa capire l’importanza della sonorità, delle regolazioni, indica Maurer, che non fa eccezione alla regola. Ha seguito corsi al Conservatoire de la Place Neuve di Ginevra durante cinque anni.

Troppo anziano per le scuole europee di liuteria, il biennese è poi partito per tre anni per formarsi a Salt Lake City, negli Stati Uniti. Ha aperto il suo laboratorio ginevrino nel 1986, dopo aver lavorato in un grande atelier di Brema, in Germania.

Monziès, di origine francese, ha raggiunto l’atelier Maurer nel 2006. Ha iniziato a suonare da bambina con il nonno, il quale le ha offerto i suoi primi violini che “creava lui stesso”.

Hélène Monziès.
© Keystone / Martial Trezzini

A 16 anni, il suo professore di musica l’ha obbligata a portare il suo strumento da un liutaio. Fu una rivelazione per l’adolescente, che quel giorno decise lei stessa di divenire liutaia. In seguito ha frequentato la sola scuola svizzera di liuteria a Brienz, nel canton Berna.

Andando contro corrente, “molti giovani si interessano a questo mestiere, ma soltanto due-tre allievi si diplomano a Brienz ogni anno”, spiega la liutaia 42enne.

Circa 200 liutai lavorano in Svizzera sparsi in un centinaio di atelier. Una sola scuola li forma a Brienz, nel canton Berna.

“Formiamo tre liutai all’anno. La formazione dura quattro anni e conduce ad un apprendistato”, ha indicato a Keystone-ATS Birgit Steinfels della Schweizer Geigenbauschule, la scuola di liuteria di Brienz.

I posti di apprendistato sono messi a concorso. Ogni anno circa dieci candidati si presentano e effettuano l’esame di ammissione di due giorni. Qualsiasi persona che abbia terminato le scuole obbligatorie e che suoni uno strumento, idealmente a corde, può candidarsi.

Circa 12’000 allievi scelgono il violino

I liutai in Svizzera forniscono prestazioni a 30 orchestre professionali, a circa 230 orchestre amatoriali e a 430 scuole di musica. Queste ultime, contano attualmente circa 12’000 allievi che imparano a suonare il violino.

Numerosi diplomati di Brienz scelgono di partire all’estero per acquisire esperienza sul mercato internazionale prima di tornare in Svizzera e aprire il proprio atelier, ha rilevato Steinfels.

Esposizione a Brienz

La scuola di Brienz ospita la mostra permanente “Von Fideln und Meistergeigen” (Di violini e maestri di violino) che promette “una passeggiata dalla foresta all’atelier di liuteria e dalla musica amatoriale alle sale di concerto”.

“Siamo fortunati perché lavoriamo in un settore dove difficilmente possono rimpiazzarci con robot”, prosegue Maurer. Macchinari molto sofisticati riescono a realizzare alcuni elementi, ma il lavoro specifico su ogni strumento rimane umano e artigianale. “Ogni volta è diverso – ci mostra un violoncello – e una macchina non può farlo.”

“I musicisti e i dilettanti amano questi strumenti, anche se è una pratica esigente e difficile da gestire. È ciò che trasmette la passione di suonare”, spiega Maurer.

“Assomiglia alla meditazione”

Il liutaio tenta di fare un paragone: “Assomiglia alla meditazione, ad un lavoro su di sé. E dal punto di vista cognitivo, è una richiesta enorme per il cervello produrre un suono leggendo uno spartito”.

“La pandemia non ha soltanto incitato la gente a rifugiarsi nei libri, ma anche a rispolverare i loro strumenti”, dice Monziès. “Quindi non abbiamo davvero conosciuto la crisi quando tutto ha chiuso”.

Kaspar Maurer e Hélène Monziès.
© Keystone / Martial Trezzini

I due liutai continuano a suonare in orchestre da camera amatoriali. Maurer non ha un compositore preferito: “Quello a cui mi sto esercitando”, risponde. Monziès ama le suite di Bach, ma suona attualmente in un registro totalmente diverso: “Piazzolla in una piccola orchestra.”

Maurer sogna di terminare due strumenti prima di andare in pensione. “Aspettano da più di 20 anni che li finisca”. La pensione non gli fa paura, ha numerosi altri progetti: “Vivo in un quartiere ecologico dove c’è molto da fare”, sorride.

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