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Il Muslim Ban, riveduto e corretto, torna in vigore

È entrato in vigore giovedì sera alle 20 (ora locale) la nuova versione del Muslim Ban che vieta provvisoriamente l’accesso negli Stati Uniti ai cittadini di sei paesi islamici (Siria, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen) e a tutti i rifugiati.

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Ma le proteste non sembrano attenuarsi anche perché vengono contestate le linee guida governative riguardanti la recente decisione della Corte Suprema, che ha parzialmente accolto il decreto in attesa della sentenza definitiva (di merito) prevista per ottobre.

I familiari cui non viene applicato il bando sono i genitori, i figli, i fratelli, i generi e le nuore di un cittadino residente mentre non possono ottenere un visto gli zii, i nipoti, i cognati e neppure i nonni del titolare di un permesso di residenza. L’ingresso viene invece consentito ai doppi nazionali, ai detentori di una green card o di un visto valido.

Nel frattempo anche la Camera dei rappresentanti ha cercato di adeguarsi al nuovo clima, adottando due provvedimenti contro gli immigrati irregolari. Il primo inasprisce le sanzioni contro i clandestini rientrati nel paese dopo essere stati espulsi e il secondo riduce i finanziamenti federali alle 300 città che accolgono stranieri privi di permesso di soggiorno. Sulle nuove norme dovrà però esprimersi anche il Senato, nel quale si sono già levate diverse voci contrarie.

Le associazioni in difesa dei diritti civili hanno protestato veementemente contro questi ultimi provvedimenti, ritenuti lesivi dei principi fondamentali garantiti dalla Costituzione. Ma la questione della nuova politica migratoria decisa dall’Amministrazione Trump è destinata a tornare d’attualità anche nei prossimi mesi

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