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L’impatto del Covid sulla socialità e sulla psiche dei giovani svizzeri

Giocani
Immagine di archivio. © Keystone / Gaetan Bally

Ansia, stress e nei casi più gravi anche depressione; queste le conseguenze più immediate di due anni di pandemia su alcuni adolescenti e giovani adulti. Lo rivela uno studio della SUPSI.

La pandemia è stata vissuta dai giovani in Ticino come un periodo di “rottura biografica”. Con molti momenti di buio, ma anche inattesi sprazzi di luce. È quanto emerge dai risultati della ricerca sulle conseguenze del Covid riguardo la salute psicologica per la fascia d’età 14-24 anni, commissionata nella primavera 2021 dal Governo del Canton Ticino alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). Il Centro competenze di psicologia applicata, sotto la guida di Lorenzo Pezzoli, ha analizzato il tema su tre livelli: quantitativo, qualitativo e attraverso dei focus group.

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Viaggio nell’universo giovanile

Il progetto CoSmo (COvid, Salute Mentale dei giOvani), come ha spiegato in conferenza stampa Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, “non è stato una semplice fotografia, ma un’analisi nel  tempo che ha permesso di seguire questi giovani”. I risultati confermano la bontà delle azioni e delle politiche pubbliche avviate in ambito di promozione, prevenzione ed intervento precoce, nonché cura e riabilitazione delle forme più gravi di sofferenza. Per il Governo si tratta di “un documento pratico e utile, al fine delle politiche pubbliche per avere misure concrete per rafforzare l’accompagnamento”.

Gli aspetti negativi

La ricerca ha mostrato che le sfere della socialità, del tempo libero, della vita famigliare e della scuola sono state molto sollecitate durante la pandemia. Tra i fenomeni registrati dallo studio vi sono stati “sentimenti di isolamento e inadeguatezza, uso eccessivo compensatorio dei social, difficoltà di autodeterminarsi, compressione dei propri spazi di vita, disorientamento nel passaggio alla didattica a distanza, mancanza di punti di riferimento e di occasioni di socializzazione”. I giovani, ha detto Pezzoli, hanno presentato “una situazione peggiore degli adulti per ansia, stress e solitudine. Dichiarando però una maggiore soddisfazione nei confronti della vita”.

E quelli positivi

Per diversi giovani è stata però anche l’occasione di poter sviluppare degli aspetti positivi, quali “una maggiore responsabilizzazione, la riscoperta dell’affettività con i propri cari, la sperimentazione di nuove attività (per esempio, le passeggiate nella natura), la flessibilità scolastica”. Ancora Pezzoli: “I livelli negativi riscontrati in realtà non sono preoccupanti, ma superiori rispetto alla popolazione adulta”. In generale, ne deriva un quadro, confermato peraltro da ulteriori ricerche scientifiche, secondo il quale la pandemia abbia colpito in maniera differenziata, con conseguenze maggiori per i giovani con minori risorse personali e sociali.

L’importanza dell’ascolto

Da parte sua Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola del DECS, ha sottolineato l’importanza dell’ascolto, dell’individuazione e dell’informazione in classe: “Il tema dell’ascolto per il docente è imprescindibile nelle situazioni di disagio, anche se non è scontato”. A tal proposito, Berger ha annunciato l’introduzione di una nuova offerta per potenziare questo aspetto.

La validità delle piste seguite

Se il Cantone si è attivato ben presto con interventi di prevenzione e di sostegno, sia a livello psicosociale che scolastico, la ricerca rinforza la validità delle piste d’azione avviate, così come rende attenti sull’importanza sia di attività di promozione della salute più generali, sia di focalizzare l’azione su iniziative mirate a target specifici, quali il sostegno ai giovani più vulnerabili e alle loro famiglie, l’intervento precoce, il rinforzo della dimensione dell’ascolto a scuola, la partecipazione e la messa a disposizione di spazi per attività informali positive.

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