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Germania, la vera incognita è il post-voto

Angela Merkel è pronta per il suo quarto mandato. Il suo successo ormai nessuno lo mette in dubbio. Secondo gli ultimi sondaggi il suo partito dovrebbe raccogliere il 37% dei voti. Ma sempre secondo i sondaggi non sarebbe possibile una coalizione di due partiti. La vera sfida politica in Germania arriverà dunque dopo il voto del 24 settembre: sarà complicato creare una nuova coalizione.

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Intanto perdono ancora i socialdemocratici del candidato alla cancelleria tedesca Martin Schulz (attorno al 20%). Al terzo posto ci sarebbero i populisti di Alternative für Deutschland, con un 12% (+1 punto percentuale). Seguono i liberali (Fdp) con il 9,5% (+0,5). Lieve calo per la sinistra radicale della Linke, al 9% (-1) e i Verdi a 7,5% (-0,5). Con questi dati, a parte la Grosse Koalition (Cdu-Spd), non sarebbe possibile una coalizione di due partiti, ma solo di tre, come la cosiddetta Giamaica (Cdu, Fdp e Verdi).

Le difficoltà inizieranno il giorno dopo

Il docente della Freie Universitaet Berlin Oskar Niedermayer condivide l’interpretazione diffusa: “Angela Merkel gioca bene la carta della ‘madre’ della Nazione, la manager delle crisi, in grado di guidare il Paese in un momento in cui la complessità dello scenario internazionale provoca più ansie di quante non possa suscitarne la situazione interna”. “

Il problema non è dunque confermare la cancelliera, ma cosa succederà fra 4 anni. Dal momento che non c’è un erede”. Martin Schulz, invece, dai suoi errori non è riuscito finora a riprendersi: “Ha sbagliato a non entrare nel governo. Avrebbe dovuto fare il ministro degli Esteri, notoriamente la figura più amata del Paese. Questo gli avrebbe consentito di essere molto più presente sulla scena” e sui temi che contano in questa partita. Attaccare sui profughi, inoltre, va solo a vantaggio di Alternative fuer Deutschland. Ma Afd, che ha chiaramente scelto un profilo di destra nazionalista, “non avrà alcun peso nel prossimo parlamento, non inciderà sulle politiche del Paese e nessuno si alleerà con loro”. L’unica chance di affermazione del partito è spostarsi su posizione più moderate.

Alleanze possibili

Niedermayer crede invece nel rinnovamento dei Liberali: “Alla testa del partito non c’è più nessuno della vecchia guardia: c’è stato un vero ricambio del personale. Sui temi molto meno, anche se adesso puntano sulla digitalizzazione, e indicano nuove priorità. Non ha bisogno di cambiare temi però l’Fdp: la sua clientela resta sempre quella del ceto medio”. “Se i numeri lo permetteranno, si farà una coalizione nero-gialla (Cdu-Csu e Liberali), ma non sarà comunque una situazione facile”, avverte. 

L’altra possibilità è la cosiddetta Giamaica (Unione-Verdi-Liberali): “La ritengo un’opzione molto difficile al momento, e decisive potrebbero essere le decisioni che del congresso straordinario dei Verdi di domani”. Gli ecologisti vogliono un’uscita dal carbone e dai motori a combustibile e hanno indicato anche una data, il 2030. Bisognerà capire come declineranno queste condizioni: se le proporranno come vincolanti per governare, non potranno allearsi con la Csu bavarese e con i Liberali. 

Una coalizione rosso-rosso-verde, per il politologo, non è immaginabile, visti i toni duri della Linke. Mentre ad una riedizione della Grosse Koalition “si arriverà soltanto se non ci sarà altra alternativa”.

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