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Crisi internazionali e nuove minacce preoccupano Berna

Agente della polizia vodese.
Nuove e vecchie minacce, presentato a Berna il rapporto sulla politica di sicurezza. Keystone / Jean-christophe Bott

Attacchi informatici, campagne di disinformazione coordinate e instabilità alla periferia dell'Europa minacciano anche la Svizzera, secondo quanto emerge dal rapporto sulla politica di sicurezza pubblicato dal governo federale.

Il documento, in consultazione fino al 18 di agosto, contiene tutta una serie di misure finalizzate a contrastare i nuovi e i vecchi pericoli, tra cui anche i rischi legati al cambiamento climatico e alle aumentate pretese egemoniche degli Stati sul piano geopolitico.

 “La situazione in materia di sicurezza è diventata più instabile a livello mondiale, Europa compresa”, ha dichiarato davanti ai media la consigliera federale Viola Amherd.

Un fenomeno che si riscontra ora anche ai confini del Vecchio continente e che per questa ragione “è diminuito l’effetto protettivo del contesto geografico e politico”, ha spiegato il capo della politica di sicurezza del Dipartimento federale della difesa (Ddps) Palvi Pulli.

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Il rischio di conflitti armati in queste zone oggi è diventato reale e qualora questo scenario dovesse concretizzarsi, la Svizzera potrebbe essere oggetto di attacchi informatici, sabotaggi, disinformazione, sovversione, uso improprio del suo territorio per supporto logistico e spionaggio e la stessa incolumità dei cittadini svizzeri nelle zone di conflitto non sarebbe garantita. 

Inoltre, la pandemia ha messo a nudo la vulnerabilità del paese ai disastri e alle emergenze, ha affermato la consigliera federale vallesana e il rischio che tali eventi si ripetano nei prossimi anni è in crescita: “Il mondo è molto più interconnesso di 20 anni fa, il pericolo è molto più grande”. Per questo motivo bisognerà moltiplicare gli sforzi nei prossimi anni per accrescere soprattutto le capacità di approvvigionamento.

Negli ultimi tempi è stato osservato anche un aumento degli attacchi informatici a scopo di spionaggio da Russia, Cina e Iran mentre sul fronte del terrorismo internazionale permane la manaccia jihadista, come hanno dimostrato gli attacchi di Morges (Vaud) e Lugano (Ticino), anche se la Confederazione sembra continuare a a essere un obiettivo secondario.

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