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Quando anche a Berna c’erano i paninari

Primo piano delle gambe di un uomo (sotto il ginocchio) che indossa jeans blu scuro e scarponcino beige
Tipico scarponcino da 'Panoz' (immagine d'archivio) Keystone

Sottocultura anni '80, i paninari rappresentarono anche un momento di espansione del gergo giovanile italiano. A ricordare la loro "colonia" nella città federale, infatti, è nientemeno che un professore universitario. Col quale abbiamo parlato di lingua dei giovani, tra Italia e Svizzera.

“Ciao Italia! Noi orsi [l’orso è il simbolo araldico della città di Berna, ndr] siamo per ora il nucleo più lontano dal Durango. Tenere alta la gloriosa reputazione paninara nella Bear-city sfiora l’impossibile, ma il Pan-look muore con noi. […] Della lingua tedesca a noi non ce ne sdruma un drigo, perché usiamo un linguaggio troppo giusto!”

Sono frasi estratte da un giornalino del 1988 che, oltre a mostrare un gruppo di giovani vestiti alla moda di allora, indica quali sono a Berna i negozi che vendono indumenti e accessori delle marche “giuste”, nonché i locali (fast-food, paninoteche, disco) da paninaro.

Scansione di un giornalino che riporta foto di un gruppo di ragazzi vestiti alla moda degli anni 80; scritta Paninari di Berna
“Dall’estremo sud all’estremo nord, gli estremi di un mito” Quelli del Kiodo Inc.

A regalarci questa chicca è Guido PedrojettaCollegamento esterno, per anni docente di Letteratura e filologia italiane all’Università di Friburgo.

Invitato a tenere una conferenza sui gerghi giovaniliCollegamento esterno, la scorsa primavera a Bellinzona, decide di partire proprio dai paninari, esempio lampante di come tali codici esprimano innanzitutto l’appartenenza a un gruppo.

Il valore e le influenze

Il gergo del movimento nato in piazza San Babila a Milano fu esportato così com’è. Se si guarda, invece, alla lingua parlata dai liceali della Svizzera italiana dieci anni dopo (nel 1998 fu pubblicato un VocabolarioCollegamento esterno), si scopre un linguaggio giovanile influenzato, più che dai coetanei italiani, dal dialetto locale.

Ma che valore hanno questi codici? Se una lingua è veicolo di cultura e del pensiero, lo stesso vale per i gerghi giovanili? Aiutano a sviluppare le capacità espressive o le danneggiano?

Col professor Guido Pedrojetta scopriamo inoltre quello che è (secondo alcuni) l’unico caso di elvetismo giovanile, cioè di espressione gergale che dalla Svizzera italiana si è diffusa in tutta Italia.

+ Sito della rassegna Strange DaysCollegamento esterno
+ Programma di eventi culturali, Biblioteca cantonale di BellinzonaCollegamento esterno

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