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Franca Viola, la 17enne che per prima disse no al matrimonio riparatore

Una serie di vestiti da sposa appesi in fila sulle grucce.
L’articolo 544 del Codice penale italiano prevedeva che con il matrimonio si estinguesse il reato di sequestro di persona e violenza carnale. © Keystone / Christian Beutler

Franca Viola non è un nome arcinoto in Italia, eppure ha fatto la storia. Ha contribuito in modo decisivo all’abrogazione nel 1981, quarant'anni fa, dell'articolo del Codice penale italiano che prevedeva che, a patto che la persona abusata sposasse il proprio aguzzino, il reato di violenza carnale si estinguesse.

Fino a pochi decenni fa, quella del matrimonio riparatore veniva considerata in Italia una “soluzione” che rappresentava il male minore, quando il male maggiore sarebbe stato il disonore imputabile alle donne non più illibate. La violenza sessuale era infatti considerata oltraggio alla morale e non reato contro la persona. È stato anche il rifiuto di questa adolescente siciliana di sottostare a questa barbara usanza a contribuire affinché – diversi anni dopo – le cose cambiassero.

Il ritratto di Franca Viola negli Anni 60.
Il ritratto di Franca Viola negli Anni 60. © Pubblico dominio

Franca Viola, 17enne siciliana, è stata la prima donna a rifiutare pubblicamente un “matrimonio riparatore”. Un accordo che nell’Italia degli anni Sessanta veniva ritenuto conveniente a tutte le parti in causa: al violentatore veniva evitata ogni sorta di imputazione; mentre alla vittima – ormai non più pura – veniva scongiurato il rischio di rimanere zitella.

La storia di Franca è quella di un’adolescente di Alcamo, un piccolo comune tra Trapani e Palermo, che, dopo aver rotto il fidanzamento con un giovane rivelatosi un poco di buono, ha subìto una terribile ritorsione. Ed è proprio confidando nel cosiddetto “matrimonio riparatore” che Filippo Melodia ha sequestrato e stuprato Franca, sperando così di costringerla – una volta oltraggiata nell’onore – a sposarlo e stare con lui per sempre. Era questa, infatti, la prassi comune dopo un caso di violenza sessuale. Ma raccontiamo la storia con ordine.

Il fidanzamento con il giovane mafioso

È il 1965 e siamo in Sicilia. Franca Viola è una ragazza di 17 anni, figlia di modesti mezzadri ma con un forte senso della famiglia. Due anni prima, Franca si era fidanzata, con l’approvazione dei genitori, con Filippo Melodia, un giovane benestante e all’apparenza a modo. Filippo però è imparentato con un noto mafioso locale e, quando lui stesso si rivela avere inclinazioni malavitose, il padre di Franca, Bernardo Viola, consente alla rottura del fidanzamento.

“Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. Se non hai paura di morire muori una volta sola”

L’aggressione

Un rifiuto che non viene accolto di buon grado ed è seguito da minacce nei confronti della famiglia della ragazza. Il vigneto di proprietà dei Viola viene distrutto, il casolare annesso dato alle fiamme e il signor Bernardo minacciato di morte. Il 26 dicembre del 1965, infine, Franca viene rapita da un gruppo formato da una dozzina di giovani, tra i quali c’è anche Filippo. Nell’aggressione, la mamma della ragazza, Vita Ferra, viene malmenata mentre cerca di difendere la figlia e inizialmente viene portato via anche Mariano, il fratellino di 8 anni che si rifiuta di lasciare andare la sorella, ma i balordi si sbarazzano di lui velocemente.

Il rapimento e lo stupro

Franca Viola viene segregata il giorno di Santo Stefano a casa della sorella del Melodia, dove resta rinchiusa per otto giorni. Durante quella lunga settimana, la 17enne viene picchiata, violentata e lasciata a digiuno. Il 2 gennaio del 1966, la polizia fa irruzione nella casa, libera la ragazza e arresta Filippo e i suoi complici.

“Il matrimonio, che l’autore del reato contrae con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”. Così recitava a quei tempi il Codice penale italiano nel suo articolo 544. In altre parole, la legge ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di una minorenne, qualora fosse seguito, per l’appunto, dal cosiddetto “matrimonio riparatore” tra l’accusato e la persona offesa.

La famiglia sempre accanto

Una volta liberata, Franca, forte del sostegno della famiglia che poco si curò di cosa avrebbe pensato la gente, rifiutò di convolare a nozze con il proprio stupratore. Nel corso del processo, la difesa di Filippo Melodia tentò in tutti i modi di screditare la giovane, asserendo che la sua, con Filippo, fosse stata la classica “fuitina” d’amore, quindi un atto consensuale allo scopo di convincere i genitori ad assecondare l’unione. Il tentativo fu però vano e il malavitoso fu condannato, nel dicembre 1966, a 11 anni di carcere, ridotti a 10 in appello.

La locandina del film La moglie più bella.
La parte ispirata a Franca Viola nel film “La moglie più bella” è stata interpretata da Ornella Muti. © Pubblico dominio

Cambiare la storia

Melodia fu poi ucciso, il 13 aprile 1978, da ignoti con un colpo di lupara. Mentre Franca Viola si sposò nel 1968 con un giovane ragioniere che conosceva da quando entrambi erano bambini. L’amore di Giuseppe Ruisi, questo è il suo nome, per Franca era abbastanza grande da superare il timore di rappresaglie da parte della famiglia Melodia. “Meglio vivere dieci anni con te che tutta la vita con un’altra”, le avrebbe dichiarato – secondo fonti della stampa italiana – per convincerla a sposarlo malgrado le minacce. “Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. È una grazia vera, perché se non hai paura di morire muori una volta sola”, aveva dichiarato invece la giovane parlando delle intimidazioni ricevuto nel corso del processo.

Purtroppo la pratica di “rimediare” ad uno stupro “rendendo legale” il rapporto tra vittima e violentatore non è una prerogativa dell’Italia dei decenni passati. Secondo un rapporto del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazioneCollegamento esterno pubblicato recentemente, nel mondo ci sono infatti molti Paesi – una ventina in tutto – nei quali agli stupratori è permesso sposare le loro vittime per sfuggire ai procedimenti penali. Tra questi figurano Algeria, Angola, Bahrain, Bolivia, Camerun, Repubblica Domenicana, Guinea Equatoriale, Eritrea, Gaza, Iraq, Kuwait, Libia, Filippine, Russia, Serbia, Siria, Tajikistan, Thailandia, Tonga e Venezuela.

Vengono però fatti anche passi avanti, in particolar modo nei Paesi dell’area nordafricana e mediorientale del Mediterraneo: in Marocco, per esempio, la cosiddetta “marry your rapist law” (la legge “sposa il tuo violentatore”) è stata abrogata in seguito all’indignazione che si è diffusa quando una giovane donna si è uccisa dopo essere stata costretta a sposare il suo stupratore. Giordania, Palestina, Libano e Tunisia hanno seguito l’esempio.

Il dramma avvenuto ad Alcamo contribuì ad aprire il dibattito sul matrimonio riparatore in Italia e sollevò numerose interpellanze parlamentari che portarono, diversi anni dopo, ossia nell’agosto del 1981, all’abrogazione dell’articolo 544 del Codice penale. Lo stupro, da reato contro la morale, divenne così un reato contro la persona.

L’esempio di coraggio per tutta l’Italia

Benché dopo questa tragica faccenda abbia preferito vivere una vita lontana dalla ribalta, Franca Viola è diventata un simbolo di libertà e dignità per tutte quelle donne che dopo di lei avrebbero subìto violenze, se non per l’Italia intera. La sua vita e la sua storia sono state anche di ispirazione per il cinema e, nel 1970, Damiano Damiani girò infatti “La moglie più bella” (vedi immagine sopra), in cui la protagonista è impersonata da un’esordiente Ornella Muti. A Franca furono inoltre dedicate anche varie onorificenze.

La giovane in udienza dal Papa.
La giovane insieme al marito Giuseppe Ruisi in udienza dal Papa. © Pubblico dominio

L’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat inviò a lei e al marito un dono di nozze per manifestare la sua personale solidarietà e quella degli italiani. I due sposi furono anche ricevuti da papa Paolo VI in udienza privata (vedi foto). L’8 marzo 2014, poi, in occasione del Giorno della donna, Franca Viola è anche stata insignita dal presidente Giorgio Napolitano dell’onorificenza di Grande ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica italiana “per il coraggioso gesto di rifiuto del matrimonio riparatore che ha segnato una tappa fondamentale nella storia dell’emancipazione delle donne nel nostro Paese”. 

“Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti – ha asserito da parte sua Franca Viola –; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori”. 

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