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Donatori di organi a loro insaputa? Bufera su Swisstransplant

Sede della fondazione Swisstransplant.
Ombre sul registro nazionale dei donatori d'organi. Keystone / Peter Schneider

Donatori di organi a insaputa degli interessati: è il sospetto veicolato dal programma televisivo Kassensturz che è all'origine dell'indagine aperta dall'incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT).

Nell’emissione a tutela dei consumatori della Radiotelevisione svizzera SRF sono infatti state messe in evidenza lacune nel registro nazionale online dei donatori creato dall’organizzazione Swisstransplant, che consentirebbero di visionare e modificare le informazioni relative ai potenziali benefattori dei malati in attesa di un trapianto.

Swisstransplant contesta le accuse

In una nota l’ufficio dell’incaricato federale (IFPDT) Adrian Lobsiger ha confermato di aver ricevuto una segnalazione dai responsabili del programma televisivo secondo i quali sarebbe possibile iscrivere nel contestato registro persone del tutto ignare e scaricare i dati sensibili e riservati sul server dell’applicazione.

Dopo verifiche preliminari Adrian Lobsiger ha disposto giovedì scorso l’apertura di un procedimento formale di accertamento dei fatti nei confronti di Swisstransplant.

Da parte sua la fondazione, che aveva momentaneamente sospeso fino a oggi il registro nazionale, dichiara sul suo sito che “in nessun momento è stato possibile consultare o modificare dati personali” e “le iscrizioni esistenti nel registro sono assolutamente sicure”.

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Va precisato che sulla questione, che è di stretta attualità in queste settimane in Svizzera, è in corso una revisione legislativa, sulla scia di un’iniziativa popolareCollegamento esterno, che è stata nel frattempo sospesa dopo le recenti modifiche votate dalle Camere federali.

Aderendo al modello del consenso presunto, il nuovo testo richiede una dichiarazione espressa da parte delle persone contrarie all’eventuale espianto dei loro organi. Una novità resasi necessaria alla luce del numero esiguo di donazioni di organi nella Confederazione che penalizzano i pazienti in attesa di un trapianto.

Un complicato iter parlamentare 

In realtà la vicenda, che è strettamente collegata con gli istituti della democrazia diretta elvetica, è molto più complessa e in continua evoluzione dal profilo normativo. Le Camere federali in autunno hanno approvato una proposta alternativa all’iniziativa popolare (detto tecnicamente “controprogetto indiretto”) che riprendeva parte delle istanze del testo originario.

Il comitato promotore, soddisfatto, aveva quindi ritirato “condizionalmente” l’iniziativa, in attesa del decorso dei termini per l’eventuale referendum Collegamento esternocontro il controprogetto, votato in settembre dalle due Camere. Il ritiro del testo dell’iniziativa esonererebbe popolo e cantoni dal loro coinvolgimento, così come prescritto dalla Costituzione, e di conseguenza si andrebbe avanti con la riforma parlamentare senza votazione popolare.

Divergenze sul ruolo dei familiari del donatore

Mancano comunque ancora alcuni tasselli che impediscono la conclusione di questa storia. Il voto popolale dal profilo tecnico e politico non è infatti del tutto escluso. Il nuovo modello del consenso presunto alla donazione degli organi non diverrà quindi effettivo, nella migliore ipotesi, prima del 2023, come spiega il sito della ConfederazioneCollegamento esterno.

E vanno soprattutto ancora appianate le divergenze, tra promotori dell’iniziativa e Parlamento, riguardo al concetto di consenso presunto, inteso in senso stretto dai primi e in senso lato dal secondo. Il progetto elaborato dal governo prevede infatti il coinvolgimento di familiari e congiunti in caso di espianto mentre per il comitato che ha promosso l’iniziativa questi non potrebbero opporsi, in mancanza di una dichiarazione espressa del donatore, al prelievo di organi.

Sviluppi, su cui potrebbero avere un impatto anche i recenti fatti di cronaca che coinvolgono la fondazione Swisstransplant, sono quindi attesi nei prossimi mesi.

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