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Le cure intensive a rischio saturazione

infermiere trasporta paziente su un lettino
L'afflusso di nuovi pazienti negli ospedali svizzeri non accenna a diminuire e il rischio di saturazione si profila all'orizzonte. Keystone / Pablo Gianinazzi

Se la tendenza non cambierà, tra dieci giorni i reparti di cure intensive degli ospedali rischiano di essere pieni. È il grido d'allarme lanciato martedì dalla task-force Covid-19, alla vigilia della riunione del Governo che dovrebbe annunciare nuove misure.

La progressione della pandemia non dà segni di volersi arrestare. Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 5’949 nuovi contagi, ma soprattutto 167 nuovi ricoveri e 16 decessi.

Il numero di ricoveri e di decessi causato dal coronavirus è paragonabile a quello di metà marzo, quando sono state adottate misure assai restrittive, ha sostenuto in conferenza stampa Virginie Masserey, responsabile dell’unità malattie trasmissibili presso l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). L’incremento delle infezioni è esponenziale, con il 28,7% (dato di martedì dei testati risultati positivi su 25’000 esami in media al giorno. Una percentuale – quella dei test positivi – ben più alta rispetto ad altri Paesi europei. Una differenza dovuta soprattutto al fatto che nella Confederazione si testano soprattutto persone che presentano sintomi.

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A destare preoccupazione è soprattutto l’accelerazione dell’infezione tra le fasce d’età più alte, ciò che crea un incremento dei ricoveri e mette sotto pressione gli ospedali.

Dieci giorni di tempo

Diversi nosocomi hanno già chiesto all’esercito respiratori per far fronte all’afflusso di malati, ha rilevato Andreas Stettbacher, medico in capo dell’esercito e incaricato del Consiglio federale per il Servizio sanitario coordinato.

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Attualmente la Svizzera dispone di 22’183 lette per le cure acute; 16’328 sono occupati, 1’195 dei quali da pazienti affetti da Covid-19. Se la progressione dei ricoveri continuerà nello stesso modo, ci vorranno 15 giorni per intasare questi servizi. Per quanto concerne le cure intensive, restano 346 posti a disposizione sui 1’071 che conta il paese; 207 sono occupati da persone ammalate di coronavirus. I 346 che restano potrebbero essere occupati entro dieci giorni, ha avvertito Stettbacher.

Secondo Martin Ackermann, presidente della Task-force Covid-19, già ora certi ospedali devono adottare restrizioni per i pazienti non malati di Covid-19 a causa del forte incremento di persone infettate dal coronavirus. Anche se venissero creati 200 letti supplementari, guadagneremmo appena 32 ore di tempo, ha sottolineato Ackermann. Non tutti nella popolazione hanno ancora capito la gravità della situazione – ha poi proseguito. È ora di limitare al massimo i contatti interpersonali, anche perché al momento non vi sono segnali che l’epidemia stia rallentando.

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schermo davanti a letto d ospedale

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No, la Svizzera non lascia morire gli anziani

Questo contenuto è stato pubblicato al La Svizzera non nega le cure intensive agli anziani malati di Covid-19, anche se l’età è un criterio per l’ammissione.

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Per Jan-Egbert Sturm, a capo del gruppo di esperti di economia presso la Task Force, è sbagliato mettere in concorrenza la salute e l’economia. Anche laddove sono state adottate misure meno severe, come in Svezia durante la prima ondata, le ripercussioni economiche sono state importanti, con un numero di morti maggiore ai Paesi vicini se paragonato alla popolazione.

IPG e lavoro ridotto garantito

Per quanto riguarda le ripercussioni a livello economico-sociale della pandemia e delle restrizioni alle attività decise dai Cantoni, Stéphane Rossini, direttore dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS), ha specificato che le persone costrette a rimanere a casa a causa di una quarantena, per esempio per la cura dei figli, hanno diritto alle indennità per perdita di guadagno (IPG) almeno fino al 30 giugno 2021.

Hanno diritto alle prestazioni anche quegli stabilimenti la cui attività risulta limitata a causa delle misure protettive adottate dai Cantoni. Tali misure hanno effetto retroattivo al 17 settembre, come prevede l’ordinanza elaborata sulla base della Legge Covid-19 appena votata dal parlamento. Rispetto a quanto accaduto in primavera non vi sono dei “vuoti”, ha spiegato Rossini.

Circa gli attestati di quarantena, necessari per poter ottenere un sostegno, l’UFAS intende semplificare il sistema assieme alle casse di compensazione, affinché le persone interessate possano accedere rapidamente alle prestazioni, per esempio mediante un’autodichiarazione.

Le misure illustrate da Rossini, valgono in buona parte anche per il lavoro ridotto, come indicato da Boris Zürcher della Segreteria di stato dell’economia (SECO). Le aziende che hanno dovuto ridurre l’attività a causa delle misure restrittive adottate dalla Confederazione o dai Cantoni hanno diritto al lavoro ridotto (18 mesi). Diversa la situazione per chi dispone di un contratto a durata determinata o su chiamata: in questo caso, queste persone possono rivolgersi alle casse di disoccupazione per ricevere le rispettive indennità giornaliere.

In merito ai casi di rigore (agenzie di viaggio, settore eventi), la Confederazione potrebbe intervenire a sostegno dei Cantoni che dovranno in ogni caso stabilire criteri per determinare quali soggetti avranno diritto a un aiuto.

tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 27.10.2020)

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