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Ccl con salari inferiori al minimo, è polemica in Ticino

Operai a fine turno.
Lavoratori alle prese con un controverso ccl. Keystone / Madalyn Ruggiero

Dopo le polemiche degli scorsi giorni il presidente del nuovo sindacato TiSin Nando Ceruso ha spiegato ai media i dettagli del controverso contratto collettivo (Ccl) che potrebbe fare scuola in Ticino nelle aziende ad alta concentrazione di frontalieri.

Secondo le organizzazioni dei lavoratori tradizionali (Ocst e Unia) l’iniziativa, cui hanno aderito tre imprese – la Plastifil di Mendrisio, la Ligo Electric di Ligornetto e la Cebi di Stabio – in cui la stragrande maggioranza dei lavoratori risiede oltre confine, ha il solo scopo di aggirare le norme sul salario minimoCollegamento esterno che entreranno in vigore a fine dicembre.

Alcune sospette anomalie

Molte sono le anomalie cui Nando Ceruso ha cercato di fornire una risposta convincente, a partire proprio dalla tempistica. In sostanza c’è una nuova organizzazione padronale, la Ticino Manufacturing che non figura neanche nel registro di commercio, un sindacato nato poco più di un anno fa (di cui non si conosce il numero di associati), e tre ditte del Mendrisiotto che, pur non avendolo mai fatto in passato, vogliono ora far firmare ai loro dipendenti – oltre l’80% frontalieri italiani – il Ccl a tre mesi dall’entrata in vigore del salario minimo previsto dalla Costituzione ticinese.

L’articolo 13Collegamento esterno della carta fondamentale, approvato alle urne dai ticinesi, consente indirettamente di derogare alle norme generali in presenta di una contrattazione collettiva che nel caso delle tre aziende in questione prevedono minimi salariali inferiori ai 19 franchi all’ora indicati dalle disposizioni che entreranno in vigore dal prossimo 1° gennaio. Inoltre i dipendenti si impegnano ad accettare un cambio fisso franco-euro a 1,15. Ma “non è stata violata alcuna legge”, ha ripetuto in proposito Nando Ceruso.

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“Salari anche superiori al minimo legale”

In conferenza stampa il presidente di TiSin ha sottolineato anche che i due terzi dei dipendenti percepiranno salari superiori, che sono previsti vari benefit e un’indennità per i residenti di 200 franchi mensili e che, per certi versi, il Ccl è migliore di quelli sottoscritti dagli altri sindacati. Gli stipendi inferiori alla soglia minima, ha precisato Nando Ceruso, sono da considerare come salario di entrata per apprendisti e personale non qualificato. 

Ma Unia e Ocst hanno in questi giorni sollevato critiche anche sulle modalità e le pressioni con cui era stato proposto il contratto collettivo ai dipendenti, alla presenza delle maestranze. E dubbi suscitano anche il finanziamento che, a detta dei sindacati, TiSin riceverebbe direttamente dalle aziende attraverso il contributo di solidarietà (cui non sono invece tenuti i lavoratori) e la composizione dello stesso: oltre al presidente, pensionato ed ex Ocst, due parlamentari cantonali della Lega dei Ticinesi – il capogruppo in Gran Consiglio Boris Bignasca e la sua vice Sabrina Aldi – che proprio sull’aumento del numero dei frontalieri e sul “primanostrismo” ha costruito parecchie delle sue fortune politiche. “Siamo tuti volontari, non percepiamo remunerazioni”, ha aggiunto Nando Ceruso.

Il giorno prima l’associazione padronale Ticino Manufacturing aveva evidenziato che questa nuova strategia consente di tenere sul territorio molte aziende, alle prese con la crisi Covid, che rischiano di delocalizzare.

Attività economiche a basso valore aggiunto

Il fatto incontrovertibile però è che di questi Ccl, in deroga alle norme sul salario minimo, sembrano avvantaggiarsi soprattutto le imprese ad alta concentrazione di frontalieri che, sempre secondo i sindacati, favoriscono il dumping e livelli salariali che in Ticino sono del 20% inferiori al resto della Confederazione.

E proprio per questo motivo c’è chi è contrario, dal profilo economico e sociale, a questa politica che finisce per agevolare attività imprenditoriali a basso valore aggiunto e scarsamente innovative, con pochi benefici per residenti, commercio e fisco ticinesi, a tutto vantaggio delle comunità d’oltre frontiera.

La partita comunque non è chiusa. Il ministro cantonale delle finanze Christian Vitta ha fatto sapere alla Rsi che le autorità cantonali potranno intervenire quando entreranno in vigore le nuove norme.

A quel punto, si procederà all’analisi dei singoli Ccl e se verrà rilevata una violazione delle norme, partiranno gli eventuali ricorsi. Ma i tempi saranno quelli della giustizia e la vertenza rischia di protrarsi a lungo, a meno che nel frattempo non subentri un chiarimento politico-legislativo.  

Nel servizio del Quotidiano della Rsi la testimonianza di un dipendente di una ditta coinvolta in questa vicenda.

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