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Licenziamenti legati al dumping: il Nazionale boccia l’iniziativa

Un operaio intento a lavorare in un cantiere.
© Keystone / Gaetan Bally

Sostituire un dipendente o un collaboratore con un altro meno pagato non è un un motivo valido per considerare un licenziamento abusivo. Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale bocciando, con 99 voti contro 76, un'iniziativa avanzata dal Canton TicinoCollegamento esterno.

La proposta ticinese, approdata alla Camera del popolo (Consiglio nazionale) ma non ancora trattata dalla Camera dei Cantoni (Consiglio degli Stati), trae origine dall’iniziativa popolare “Prima i nostri!”Collegamento esterno, approvata dai ticinesi con il 58% dei voti. L’atto parlamentare approvato dai ticinesi nel 2016 collide tuttavia con norme di competenza federale. Per questo motivo, il Legislativo ticinese ha inoltrato una iniziativa cantonale per chiedere una modifica del Codice delle obbligazioni (CO), ha spiegato Judith Bellaïche (PVL/ZH) a nome della commissione.

Cosa viene chiesto nell’iniziativa

Le proposte ticinesi mirano a modificare l’articolo 336 del CO precisando che la disdetta è abusiva se ha “l’obiettivo di sostituire il dipendente licenziato con un altro lavoratore che, a pari qualifiche, percepisce un salario inferiore” oppure quando viene pronunciata in seguito al “rifiuto del dipendente di accettare sensibili riduzioni di salario a causa di un forte afflusso di manodopera sul mercato del lavoro (dumping salariale)”.

Pur non negando che il Ticino sia confrontato a una situazione problematica, Bellaïche ha sostenuto come non sia giustificato modificare il diritto del lavoro dell’insieme del Paese per rispondere alle preoccupazione di una singola regione.

Per la piazza economica Svizzera è inoltre importante che il diritto del lavoro rimanga tendenzialmente liberale, ha aggiunto la zurighese. In determinati casi, ha proseguito la verde-liberale, le disdette motivate da modifiche del contratto possono svolgere un ruolo importante nel mantenere i posti di lavoro.

“Difficile definire se le qualifiche sono pari”

Il concetto di “pari qualifiche” pone inoltre non poche difficoltà: non esiste una definizione giuridica di questa nozione. Lo stesso dicasi per la definizione di “sensibile riduzione di salario”, ha aggiunto Bellaïche. Per risolvere la situazione, la relatrice commissionale suggerisce di continuare puntare sui contratti normali di lavoro.

L’iniziativa ticinese ha il merito di sollevare problemi che conoscono anche altre regioni di frontiera come Ginevra e il Giura, ha replicato Christian Dandrès (PS/GE) a nome della minoranza. Il margine di manovra attuale è troppo ampio e non permette di combattere il fenomeno. La soluzione proposta, benché insufficiente, permetterebbe invece di rispondere alle preoccupazioni dei lavoratori, ha aggiunto, invano, il ginevrino. L’iniziativa cantonale deve ancora essere discussa dall’altra ala del Parlamento, ossia dal Consiglio degli Stati.

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Tvsvizzera.it/Ma.Mi./ats con RSI (TG dell’1.06.2021)

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