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Berna cambia strategia con l’UE

I consiglieri federali Parmelin (sinistra), Cassis e Keller-Sutter davanti a Palazzo federale a Berna.
I consiglieri federali Parmelin (sinistra), Cassis e Keller-Sutter davanti a Palazzo federale a Berna. © Keystone / Anthony Anex

Nessun accordo generale a breve con l'Unione Europea ma trattative su singoli settori. È il nuovo approccio delineato dal governo federale dopo il fallimento dell'Accordo istituzionale quadro (da cui si è ritirata Berna) su cui si attende ora l'opinione di Bruxelles.

Oggi, venerdì, il presidente della Confederazione Ignazio Cassis e i consiglieri federali Karin Keller-Sutter e Guy Parmelin hanno presentato a Berna questo nuovo corso della politica europea che sarà caratterizzato da un approccio ampio e verticale (vale a dire per settori). La priorità del governo, hanno ribadito, è di stabilizzare i rapporti con Bruxelles e mantenere buone relazioni in un quadro normativo che vada nell’interesse di entrambe le parti.

Ignazio Cassis ha sottolineato che il Consiglio federale non vuole ripetere gli errori dell’accordo quadro: ora l’Esecutivo spera che ci si concentrerà sulle nuove idee piuttosto che su vecchie discussioni.

Il nuovo corso

“È un nuovo inizio, è cambiato tutto. Ora dobbiamo valutare dove bisogna intervenire, a che punto stiamo nei vari settori e cosa c’è da fare”, ha sottolineato. Un accordo quadro 2.0 con l’Unione Europea, quindi, non è all’ordine del giorno.

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Per questi motivi saranno condotti colloqui esplorativi da parte della segretaria di Stato Livia Leu, su cui l’esecutivo “non ha preso nessuna posizione dettagliata”, ha specificato il politico ticinese, non fissando alcuna linea rossa, proprio per lasciare ampio spazio di manovra nelle discussioni future. Che riguarderanno alcuni dei punti già negoziati (ma non del tutto condivisi), vale a dire recepimento dinamico delle norme europee nell’ordinamento elvetico – in particolare quelle che disciplinano il mercato unico cui partecipa la Svizzera – la risoluzione delle controversie, le eccezioni e le clausole di salvaguardia.

La mossa del Consiglio federale potrebbe essere interpretata come un azzardo. L’UE ha sempre spinto per un’intesa generale, come quella contenuta nell’accordo istituzionale che però per Berna era “un passo troppo grande, non digeribile”, ha precisato Cassis.

La Confederazione confida nella volontà espressa a più riprese da Bruxelles di riaprire il dialogo e il fatto che Berna presenti una strada diversa potrebbe fare digerire la nuova proposta. la Svizzera è aperta al dialogo ma sicuramente non è disposta a rinnegare tutte le proprie esigenze e richieste: “abbiamo un’identità e dei valori da difendere”, ha osservato il capo della diplomazia elvetica.

Nel pacchetto da sottoporre agli interlocutori europei potrebbero essere inclusi nuovi accordi sul mercato interno nei settori dell’elettricità e della sicurezza alimentare, così come accordi di associazione nei settori della ricerca, della salute e dell’istruzione. In cambio Berna sarebbe disposta a garantire contributi continuativi (come i due cosiddetti miliardi di coesione) all’Unione Europea.

Relazioni peggiorate dal maggio 2021

Il governo, conscio del fatto che l’accordo istituzionale negoziato con Bruxelles non avrebbe passato la prova delle urne, ha rinunciato a firmare l’intesa nel maggio 2021, suscitando le ire della Commissione UE che a sua volta ha rifiutato di aggiornare gli accordi esistenti e ha sospeso tutti i nuovi accordi.

Le conseguenze concrete per la Svizzera non si sono fatte attendere. Per esempio, il riconoscimento reciproco per le attrezzature mediche non è stato prorogato e gli istituti di ricerca elvetici sono stati esclusi dal programma Horizon Europe. Lo stesso vale per gli scambi universitari nell’ambito di Erasmus Plus mentre rimane bloccato l’accordo nel settore dell’elettricità.

A fine novembre, il commissario europeo per le relazioni con la Svizzera, Maros Sefcovic, ha chiesto a Berna una tabella di marcia concreta entro gennaio 2022 per risolvere le questioni più importanti per l’UE, come l’adozione dinamica dell’acquis comunitario, la risoluzione delle controversie, gli aiuti pubblici e il contributo alla coesione. Resta ora da vedere se il nuovo corso di Berna incontrerà il favore di Bruxelles.

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