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Ueli Steck, l’amore sconfinato per la montagna

Lo avevano soprannominato “Swiss Machine”, ma più che una macchina Ueli Steck era una persona che amava infinitamente la montagna, come ricorda nel servizio la giornalista della RSI Ellade Ossola.

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Alla fine a tradirlo non è stata un’altra delle sue incredibili imprese, ma una “normale” salita di allenamento che stava effettuando in questi giorni per acclimatarsi all’alta quota. L’incidente è avvenuto sul Nuptse. Forse è stato travolto da una scarica di ghiaccio. È caduto per circa 1.000 metri, il corpo martoriato è stato recuperato domenica mattina da una squadra di soccorso e trasportato a Kathmandhu in elicottero.

Steck si era recato in Nepal a inizio aprile. La sua idea era di scalare la più alta vetta del mondo – l’Everest – e la quarta – il Lhotse – in 48 ore.

Il bernese di 40 anni era diventato celebre per le sue rapide scalate in solitaria. Nel 2008 è riuscito a risalire le Grandes Jorasses (1200 metri di parete), sul confine italo-francese nel massiccio del Monte Bianco, in 2 ore e 21 minuti, quando una cordata classica impiega due giorni.

Il noto alpinista era più volte andato vicino alla morte, come in Tibet nel 2014, quando durante una spedizione verso la cima del Shishapangma (8027 metri) due dei cinque partecipanti – un tedesco e un italiano – hanno perso la vita per una valanga.

Steck, nato a Langnau (BE) il 4 ottobre 1976, era di formazione carpentiere. Cresciuto in una famiglia appassionata di sport, a 12 anni è entrato nel Club alpino svizzero. Appena maggiorenne ha scalato la parete nord dell’Eiger (3970 metri), nel canton Berna.

Sepolto in Nepal

Secondo il volere della sua famiglia, Ueli Steck sarà sepolto in Nepal, dove aveva i suoi amici, ha indicato il suo portavoce Andreas Bantel. La famiglia si recherà in Asia al fine di assistere alle esequie nei prossimi giorni, che si svolgeranno secondo la tradizione buddista. Una cerimonia commemorativa sarà organizzata successivamente in Svizzera.

La famiglia del defunto ha per altro chiesto di evitare di fare speculazioni sulle circostanze della morte.

Parmelin: “era uno dei migliori”

Il ministro svizzero responsabile dello sport Guy Parmelin ha espresso le condoglianze ai famigliari. “Steck era uno dei migliori, spostava i limiti, ma rimaneva sempre umile”, ha scritto il consigliere federale. Parmelin apprezzava “le prestazioni, la forza di volontà e l’attitudine” di Steck. Quest’ultimo affrontava le sue missioni “con il massimo rispetto e precisione”.

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