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Afghanistan, la scomparsa delle donne

due donne con velo integrale tengono due cartelli in arabo e in inglese con scritta l educazione è un nostro diritto
Non frequentano i luoghi pubblici, non vanno a scuola, nella maggior parte di casi non lavorano. Copyright 2022 The Associated Press. All Rights Reserved.

Afghanistan, 15 agosto 2021: esattamente un anno fa cadeva il Governo di Ashraf Ghani e i talebani riconquistavano il Paese dopo la fuga dell’esercito statunitense. Un anno dopo i cambiamenti si vedono: le donne sono scomparse dagli spazi pubblici e dalla vita quotidiana, relegate in casa, coperte dal burqa.

Un anno dopo il Paese si trova in una profondissima crisi finanziaria e sociale e le donne sono scomparse dalla maggioranza degli ambiti della vita quotidiana. Le donne sono le vittime principali dell’applicazione della Sharia, la legge islamica da parte dell’Emirato.

Un giro per le strade di Kabul lo conferma: nei parchi pubblici ci sono solo uomini. E così è anche in tutti gli spazi pubblici: da un anno la segregazione è totale. Al giornalista della RSI Roberto Antonini, presente sul posto, i curiosi chiedono come è percepito il loro Paese all’estero. E alla risposta “Negativamente, a causa del modo in cui vengono trattate le donne”, un talebano risponde: “Nessuno deve occuparsi delle nostre donne. Al loro bene pensiamo noi”.

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Un bene tutto relativo, del quale si occupa un apposito ministero, il cui compito è quello di “preservare la virtù e combattere il vizio”. È stato reinstaurato l’obbligo del burqa, ma il rispetto della legge non è ancora totale. Un cartello del ministero recita: “Il burqa è come una sorella e la difenderemo col sangue”. Un capo di abbigliamento che, secondo il portavoce di questo ministero, “sono le stesse donne a chiederlo. Ad eccezione di alcune, pagate dai paesi stranieri. Le afghane vogliono essere protette dal velo. Il mondo dovrebbe scandalizzarsi contro la Francia o l’India che vietano il burqa Si tratta di Paesi dove si spingono le donne a esibire il corpo e a promuovere il vizio”.

Stranamente, è nella capitale che la legge non viene ancora seguita ciecamente, mentre ovunque fuori da Kabul tutte le donne lo portano. Questo perché risulta difficile controllare tutte le donne.

Secondo alcuni, come il teologo Molala Jalal, docente in una scuola coranica (frequentata unicamente da uomini), “il volto coperto è obbligatorio, è la legge islamica, la Sharia. Anche la musica va bandita perché “haram”, impura. Posso dire l’Afghanistan è l’unico Paese al mondo che segue correttamente i precetti di Allah”.

Una situazione, quella del Paese, che è cambiata radicalmente. Lo dice Hasina Nasiri, attivista presso una ONG straniera: “Tutto è cambiato. Prima c’era l’uguaglianza, nell’educazione e nel lavoro. Ora le ragazze sono escluse dalla scuola. Devono stare a casa e non possono fare nient’altro. A dire queste cose si corrono dei rischi, certo, ma è giusto farlo. Diverse donne combattono per i loro diritti”. Dei precedenti 20 ani di progressi non è rimasto nulla, aggiunge. “L’80% delle donne con un buon livello di educazione ha lasciato il Paese. E chi è rimasto qui è limitato nel lavoro, a scuola, nella vita quotidiana. Il tempo si è fermato al 15 agosto dello scorso anno”.

Dopo la loro risalita al potere i talebani avevano promesso un Governo rispettoso di tutta la popolazione, ma, a un anno di distanza, le testimonianze sembrano dimostrare il contrario.

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