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F-35, una scelta che divide

due caccia in volo
F-35A dell'aviazione sudcoreana in volo. Keystone / Yonhap

La decisione del Governo svizzero di puntare sul caccia americano F-35A per rinnovare la sua flotta suscita una certa incomprensione sulla stampa della Svizzera francese così come tra alcuni eurodeputati. Più convinti invece i quotidiani svizzero tedeschi.

“Errore strategico”, “vuoto d’aria”, “segnale disastroso”: la stampa romanda non è tenera nei confronti della ministra della difesa Viola Amherd all’indomani della decisione del Consiglio federale di acquistare 36 F-35.

“Gli alti graduati hanno vinto. Sono riusciti a convincere il loro capo, Viola Amherd, a scegliere come nuovo aereo da combattimento l’F-35 americano, la Ferrari dell’aria”, che sostituirà i 26 F-5 Tiger e i 30 F/A-18, riporta Le Temps.

Ma “l’acquisto di un nuovo aereo da combattimento deve tener conto di tutti gli aspetti, compresa la questione geostrategica […]. A queste condizioni, sono chiaramente gli apparecchi europei – il francese Rafale o quelli del consorzio europeo Eurofighter – che avrebbero dovuto imporsi”.

Oltre a uno sbaglio strategico, Le Temps vede anche un errore in politica interna. “In Parlamento la battaglia non è ancora vinta”, afferma. Inoltre, la sinistra e il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) hanno promesso di lanciare una iniziativa popolare contro l’acquisto di un aereo americano, ricordano La Tribune de Genève e 24 Heures. “Questa chiamata alle urne può ritardare o addirittura far naufragare l’acquisto di nuovi jet”.

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Optando per l’aereo americano a scapito del Rafale e dell’Eurofighter, aggiungono i giornali romandi, “la Svizzera sta infliggendo un nuovo affronto ai Paesi dell’Unione Europea dopo aver cestinato il progetto di accordo istituzionale”. È un “vuoto d’aria”, che porta “grosse nubi nere” sull’F-35.

Per il quotidiano friburghese La Liberté si tratta di un “segnale disastroso” nei confronti dell’Europa. “Non tanto per ricucire lo strappo creatosi dopo la fine dell’accordo quadro con l’Ue, ma per progettare e investire in un futuro comune. È con i nostri vicini che diamo forma alla strategia di sicurezza, è con loro che costruiamo il nostro futuro”.

Il giornale critica anche la presunta “offerta imperdibile” giudicandola “molto opaca”. “Nel valutare i candidati e i costi di manutenzione su 30 anni, Armasuisse e il Dipartimento della difesa hanno ignorato anni di critiche ufficiali e dati pubblici statunitensi” scrive La Liberté ricordando le 871 carenze rilevate da un rapporto del Pentagono.

A sud delle Alpi, La Regione Ticino rileva che “a prima vista sulla scelta governativa sembra non esserci granché da ridire”, tanto la superiorità del velivolo USA si è rivelata schiacciante. Tuttavia, i rischi sul piano internazionale sono alti: “La Svizzera raffredda i già tiepidi rapporti con alcuni dei suoi principali sponsor a Bruxelles”. Inoltre, per il giornale ticinese il Governo dovrà ancora riuscire a spiegare agli svizzeri “perché ‘l’aereo da combattimento più letale al mondo’ (così lo presenta la Lockheed), concepito come bombardiere offensivo, dovrebbe essere il mezzo più idoneo per pattugliare e difendere lo spazio aereo della neutrale Svizzera”.

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Incomprensione europea

La decisione della Svizzera di optare per il caccia a stelle e a strisce ha suscitato anche la reazione di alcuni deputati europei, che hanno espresso la loro incomprensione per la scelta di Berna.

“Totalmente incoerente!”, ha commentato l’europarlamentare francese Christophe Grudler, membro della sottocommissione Sicurezza e Difesa e della delegazione per le relazioni con la Svizzera. Secondo Grudler, citato dal giornale Le Temps, dopo il rifiuto dell’accordo quadro e la “scelta della Cina per la fornitura dei servizi di cloud”, il Governo svizzero sta inviando “un messaggio più che confuso” all’UE. “Sono furioso, qual è la logica in tutto questo? Il Consiglio federale rifiuta l’accordo quadro in nome della sua indipendenza e si mette nelle mani degli americani. È un’indipendenza a geometria variabile!”, ha proseguito l’eurodeputato.

Un’opinione condivisa dal suo collega Arnaud Danjean, esperto di questioni di difesa, che afferma di “non capire bene le considerazioni commerciali e strategiche” della Svizzera. L’argomento del rapporto qualità-prezzo è “uno scherzo, vista l’esplosione dei costi del programma”, ha aggiunto, collegando la decisione di Berna di scegliere i jet americani alla recente visita di Joe Biden a Ginevra.

Maggiore convinzione nella Svizzera tedesca

Per la stampa svizzero-tedesca, le spiegazioni fornite dalla responsabile del Dipartimento della difesa sono convincenti a livello militare. Ma restano interrogativi a livello politico e finanziario.

“La Svizzera doveva prendere il jet più adatto”, afferma il Blick. Gli esperti hanno individuato, dopo anni di test, quale tipo di apparecchio soddisfa meglio le esigenze della Svizzera. “Il Consiglio federale ha fatto esattamente quello che doveva fare. Ha acquistato l’aereo che ha vinto la valutazione”.

L’F-35 è un vero aereo polivalente, commenta la Südostschweiz. Il Governo mantiene così le promesse fatte prima della votazione popolare del 27 settembre 2020 quando i cittadini hanno approvato – di misura – l’acquisto di nuovi aerei da guerra con un volume finanziario massimo di 6 miliardi di franchi.

Poco margine di manovra

“Da un punto di vista giuridico, il Consiglio federale aveva poco margine di manovra nella sua decisione concernente gli aerei da combattimento”, sottolinea la Neue Zürcher Zeitung. “Doveva assegnare l’appalto all’offerta economicamente più vantaggiosa”. Un punto, questo, sottolineato da numerosi quotidiani. A sud delle Alpi, il Corriere del Ticino parla ad esempio di una “scelta coerente”, poiché “non c’erano margini di manovra per considerazioni di tipo politico, perché nessun altro modello in corsa presentava caratteristiche equivalenti tali da giustificare valutazioni d’opportunità”.

L’aspetto politico non potrà però essere nascosto sotto il tappeto, poiché con questa scelta i rapporti tra la Confederazione e l’UE non si sono distesi, osserva la NZZ.

Anche i giornali di lingua tedesca del gruppo Tamedia si chiedono come farà ora il Consiglio federale a garantire che questa decisione non deteriori ulteriormente i rapporti con Bruxelles. I quotidiani fanno poi notare che, se è giusto soppesare il rapporto tra costi e benefici, rimangono comunque molti interrogativi senza risposta. “L’F-35 è in definitiva una variante costosa […]. Diversi Paesi sono rimasti sorpresi dal superamento dei costi dopo l’acquisto”.

C’è infatti il sospetto che gli americani abbiano ottenuto l’appalto con promesse che non potranno mantenere, afferma un editoriale pubblicato dalla stampa del gruppo CH Media. “Ma probabilmente sarebbe successa la stessa cosa se si fosse scelto un caccia europeo”.

La stampa svizzero tedesca è unanime su un punto: Amherd e il Consiglio federale avranno molto da fare per convincere gli svizzeri, divisioni esistono anche tra coloro che vogliono comperare nuovi aerei da combattimento. “Se l’F-35 dovesse schiantarsi davanti al popolo o al Parlamento, come avvenuto con il Gripen, sarebbe fatale”, concludono i giornali di CH Media.

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