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Ceta, Strasburgo accetta il trattato commerciale

Una prima, tangibile, risposta a Trump, in nome della battaglia al protezionismo, o un attentato agli standard sociali ed ambientali europei: anche questo rappresenta ormai il Ceta, il trattato commerciale Ue-Canada, accettato del Parlamento Ue a Strasburgo.

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Il voto (408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astensioni) è arrivato accompagnato da una manifestazione – ma anche da pesanti minacce sul web nei confronti dei sostenitori del sì – voluta da sindacati e movimenti europei per dire “no” ad un accordo partito in sordina, fratello povero del più famoso Ttip imbastito e già naufragato con gli Usa, ed ormai assurto alle luci della cronaca comunitaria come nuovo simbolo del futuro delle politiche commerciali comunitarie. 

“Il voto rappresenta anche la risposta alla politica di Donald Trump”, ha affermato il capogruppo popolare Manfred Weber, “invece di protezionismo vogliamo collaborazione, invece di lasciare che la globalizzazione proceda senza di noi vogliamo modellarla con i nostri standard e le nostre norme di alto livello”.

“Ci dicono che bisogna sostenere il Ceta perché c’è Trump, prima dicevano che bisognava farlo perché c’era Obama”, ribatte la socialista belga Maria Arena. “Trump o Obama, poco cambia: per gli ultraliberali bisogna sostenere questi tipo di accordi, noi non votiamo contro il Ceta non perché siamo dei protezionisti ma perché difendiamo i nostri valori ambientali e sociali”.

Contrari, oltre alla fetta di socialisti, anche verdi e comunisti da un lato ed euroscettici ed eurofobici dall’altro. E alla finestra il premier canadase Justin Trudeau, che arriverà a Strasburgo, domani, giovedì.



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