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Senna, una leggenda intramontabile

Poster di Senna
La sua "disciplina mentale" permetteva, a quanto dichiarava, di elevarsi in un'altra dimensione mentre pilotava. Keystone / Giorgio Benvenuti

Il suo casco verde-oro, il suo genio in pista e le sue vittorie. Ayrton Senna, a 25 anni esatti dalla tragica morte sul circuito di Imola, rimane più di un idolo, è una leggenda che non svanisce. 


“Credo che Ayrton non appartenga alla categoria delle celebrità, l’ha oltrepassata. È in una dimensione mitologica che trascende il tempo e lo spazio”. Con queste parole Viviane Senna ricordava il fratello nel 2014. Le fa eco 5 anni più tardi il pilota Lewis Hamilton interpellato riguardo al campione brasiliano che da bambino l’aveva “ispirato”. “È un eroe e lo sarà sempre”, dice il britannico.

Ayrton Senna da Silva, nato il 21 marzo del 1960 a San Paolo, ha disputato 161 Gran Premi tra il 1984 e il 1994 per un bilancio di: 65 pole positions, 41 vittorie, 80 podi, circa 3’000 giri di circuiti completati al vertice della classifica di gara e tre titoli mondiali con McLaren nel 1988, 1990 e 1991. Meno di altri piloti, ma l’essenziale della sua leggenda è altrove. 

“È incredibile quanto Senna sia sempre presente. Non passa un Gran Premio senza che sia citato o appaia su uno striscione”, dice il giornalista Lionel Froissart che fu molto vicino al campione. 

“Una leggenda anche in vita”

“Ritengo sia a causa della sua personalità”, spiega. “Fa parte dei quei personaggi eccezionali toccati da qualcosa di speciale. La sua sola presenza imponeva una certa distanza, quasi emanasse un’aura. Avevamo la stessa età, ma non avrei mai osato dargli una pacca sulla spalla”.

Modesto e orgoglioso, è ricordato per la sua aggressività in pista e la sua sensibilità fuori dal circuito. “Era un pilota eccezionale con uno charme particolare. La combinazione di queste due qualità faceva di lui una leggenda già quando era in vita”, dice l’austriaco Gerhard Berger, suo amico e compagno di squadra. 

Anche la rivalità con “il Professore” Alain Prost, suo compagno con McLaren nel 1988 e nel 1989 e poi suo avversario fino al ritiro del francese nel 1993, ha contribuito a cristallizzare il mito di Senna ben oltre i fan delle automobili.

“I mass media si sono interessati alla battaglia umana tra due piloti con un carattere, un carisma, una cultura e un’educazione diversi”, ricorda lo stesso Prost.

Al di là di questa rivalità, la carriera del brasiliano è sempre stata caratterizzata, da chi l’ha incontrato, dal suo impegno e dalla sua determinazione. In molte interviste lui stesso ha evocato la sua fede cattolica, lodando anche le virtù della disciplina mentale. Una disciplina così ferrea che gli permetteva, a quanto dichiarava, di elevarsi in un’altra dimensione mentre pilotava.

La morte di Senna in diretta durante il Gran Premio di San Marino il primo maggio del 1994 ha provocato un’ondata di choc che ha contribuito a consolidarne il ulteriormente il mito. Nella sua città natale, il 47% dei suoi concittadini lo considera come il più grande sportivo del paese. Pelé arriva al 23%. 

La Radiotelevisione svizzera è andata a proprio San Paolo, a vedere in che modo la città ha ricordato uno dei suoi beniamini. 

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