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L’industria delle materie prime nel mirino

Gli sforzi profusi dall’industria estrattiva per lottare contro la corruzione e favorire la sostenibilità "non sono veramente convincenti", a detta della ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga.

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Oltre a politici, star del mondo dello spettacolo e uomini d’affari, i “Paradise Papers” hanno portato sotto i riflettori anche diverse società, in particolare quelle attive nel settore delle materie prime, per le loro controverse pratiche in Africa.

Più di 500 di queste società, tra cui dei giganti come Glencore, Vitol, Trafigura, Mercuria e Gunvor, hanno sede in Svizzera. Ad essere tirata in ballo nei “Paradise Papers” è soprattutto la Glencore, per delle transazioni nella Repubblica democratica del Congo. La multinazionale, che ha respinto ogni accusa, è sospettata di corruzione nell’ambito di un’operazione per l’acquisto dei diritti di concessione di una miniera.

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Un’autoregolazione che ha dei limiti

Da anni le organizzazioni non governative puntano il dito contro le pratiche dubbie di alcuni gruppi del settore. Dal canto loro, le società attive nel commercio di materie prime hanno messo l’accento sull’autoregolazione.

Un’autoregolazione che però secondo la ministra di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga sta dimostrando tutti i suoi limiti. “Se l’economia non riesce a rispettare le proprie regole, ci sarà bisogno di prescrizioni statali”, afferma la consigliera federale, in un’intervista a Le Matin Dimanche e alla SonntagsZeitung. Fino ad ora gli sforzi dell’industria estrattiva, in quello che concerne la corruzione o la sostenibilità “non sono veramente convincenti”.

Una disposizione anticorruzione elaborata dal governo è attualmente esaminata dal parlamento. Essa obbligherebbe le imprese del settore a pubblicare i rispettivi pagamenti a governi o imprese pubbliche a partire da 100’000 franchi per esercizio, secondo il progetto di revisione del diritto della società anonima.

Più trasparenza

Una maggiore trasparenza che permetterebbe alla popolazione di conoscere le somme che il loro governo incassa grazie alle materie prime, illustra la consigliera federale. La trasparenza non è una panacea, ammette, “ma è un presupposto per dare una chance alla popolazione di far valere i propri diritti”.

“Il progetto anticorruzione in parlamento è un primo passo”, precisa la ministra. Prende spunto da nuove direttive europee che obbligano il settore a pubblicare rapporti dettagliati. “Il governo segue molto da vicino l’applicazione di queste nuove direttive”, aggiunge.

Reputazione a rischio

Le indagini legate ai “Paradise Papers” mettono la politica sotto pressione, sottolinea Sommaruga. La socialista mette in guardia contro il rischio importante di intaccare la reputazione svizzera. “Sarebbe nocivo per il nostro paese trovarsi di nuovo sotto il fuoco delle critiche a causa di certe pratiche commerciali”, ma è anche spiacevole dover negoziare sotto pressione da parte dell’estero.

La consigliera federale afferma di aver “letto con attenzione” le ricerche e le rivelazioni dei giornalisti nei “Paradise Papers”. “Sono rimasta sorpresa da quanto sia possibile mostrare nel dettaglio come vengono svolte alcune attività”, dice Sommaruga.

Secondo la ministra non si tratta solo di morale, ma di leggi da rispettare. “La corruzione di funzionari stranieri è vietata”, ricorda Sommaruga. Sono infrazioni penali in Svizzera e gli intermediari finanziari sono tenuti a segnalare tutte le transazioni sospette all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS).

“Oltre un quarto delle segnalazioni che sono state trasmesse alle autorità penali nel 2016 riguardavano sospetti di corruzione all’estero. Lo scorso anno sono stati registrati 472 casi”, secondo la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia. Una quota significativa riguardava il settore delle materie prime.

Alcuni paesi vogliono che questo obbligo di segnalazione non si limiti alle banche, ma si applichi anche alle aziende. Questo è anche l’obiettivo dell’iniziativa popolare per multinazionali responsabili, afferma la ministra. L’iniziativa si spinge troppo in là, ma vi è effettivamente necessità di agire in questo campo, aggiunge la ministra bernese.

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