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Il Carnevale di Basilea patrimonio dell’umanità

Il Carnevale di Basilea è da oggi patrimonio culturale dell'umanità. La tradizione è stata inserita giovedì nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'UNESCO.

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Alle quattro di mattina del primo lunedì di quaresima (che nel 2018 cadrà il 19 febbraio), Basilea spegne le luci del centro città e i gruppi di Carnevale accendono le lanterne e si mettono in marcia al suono dei pifferi. È il «Morgenstreich», l’atto d’inizio del Carnevale basilese, un momento fortemente sentito dalla popolazione e di grande richiamo per i turisti. Giovedì, è stato iscritto nella lista UNESCO come patrimonio mondiale immateriale.

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L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura “ha considerato esemplare” la candidatura della città sul Reno, “la cui iscrizione rafforza la visibilità del patrimonio culturale immateriale urbano e sottolinea l’importante ruolo della lingua, in questo caso il dialetto di Basilea, come vettore di questo patrimonio”, precisa un comunicato dell’Ufficio federale della cultura (UFC).

L’UFC aveva presentato la candidatura nel marzo dello scorso anno. Il carnevale di Basilea è un evento culturale particolarmente importante per la popolazione della regione che coinvolge circa 20’000 persone e che attira oltre 200’000 visitatori ogni anno. 

Riunisce musica (tamburi, pifferi e le cosiddette “Guggen”), espressioni orali (improvvisazione di versi satirici in dialetto detti Schnitzelbänke) e artigianato (cortei di lanterne, maschere e costumi).

Si tratta della seconda tradizione svizzera inclusa nella Lista dell’UNESCO dopo la Festa dei vignaioli di Vevey (VD).

Dal Carnevale alla pizza

Non è stato però solo il Carnevale basilese ad entrare nella lista UNESCO questo giovedì 7 dicembre.  Anche “l’arte del pizzaiolo napoletano” è d’ora in avanti considerata patrimonio dell’umanità. 

La motivazione: “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza”.


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