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I timori ticinesi per il gas che arriva dall’Italia

tubatura in una galleria
L'unico fornitore di gas del Ticino è l'Italia. Keystone / Str

Il metano che arriva a sud delle Alpi lo fa unicamente tramite il gasdotto Bizzarone-Lugano. Al suo interno gas proveniente da Olanda, Algeria, Libia, Azerbaijan e Russia.   

La Svizzera non è una terra di gas: questa fonte energetica rappresenta solo una piccola parte delle esigenze elvetiche, il 10,9% per la precisione. Il resto, come viene riportato sul sito dell’Ufficio federale dell’energia i cui ultimi dati risalgono al 2019, è costituito da greggio (39,8%), energia nucleare (24,3%), idroelettrica (12,3%) e “altre fonti” (12,7%). La Confederazione, inoltre, non ha giacimenti indigeni e dipende completamente dall’estero per le forniture. Se a nord delle Alpi queste arrivano da Francia, Germania e Austria, il Ticino dipende completamente dall’Italia tramite il gasdotto Bizzarone-Lugano. Gasdotto che ogni anno fornisce 1,3 terawattora, come ci spiega Carlo Cattaneo, vicedirettore delle Aziende industriali di Lugano, che gestiscono il flusso. Sono poi le AIL che distribuiscono il metano alle altre aziende municipali del cantone. 

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La rete di gasdotti elvetici. ti.ch

Da Lugano è stata inviata negli scorsi giorni una lettera al Consiglio federale con l’obiettivo di sensibilizzare i politici di Berna sulla situazione ticinese e nella quale viene chiesto ai rappresentanti del Governo di prendere contatto con l’Italia e concludere un accordo solidale per le forniture di gas. Di cosa si tratta? Un accordo solidale permetterebbe, qualora l’Italia si trovasse a dover ridurre il flusso di gas in caso di penuria, di non far chiudere i rubinetti verso il Ticino. “Anche perché si tratta di gas che abbiamo comprato e che è stoccato in Italia”, dice Cattaneo: “Vogliamo essere trattati alla pari dei clienti italiani”.  Senza un accordo di questo tipo, come è attualmente il caso, c’è “un rischio estremo che l’Italia chiuda le forniture estere” e, di conseguenza anche quelle verso il Ticino.

Se non c’è ancora nessuna intesa con l’Italia, c’è invece con la Germania: la prima fase dei negoziati tra Berna e Berlino ha avuto esito positivo, ora sta alla Commissione europea dare il via libera. Sono in corso anche discussioni con la Francia.

Senza un’intesa con l’Italia il canton Ticino si troverebbe isolato, poiché non è connesso al resto della rete elvetica. Non è mai stato scavato un gasdotto che attraversi le Alpi: sarebbe un lavoro estremamente oneroso. “Non sarebbe pensabile, alla luce dell’attuale crisi, di costruirne uno per collegare sud e nord delle Alpi?”, chiediamo a Cattaneo: “Sarebbe un lavoro troppo importante e troppo costoso per una struttura provvisoria”. Provvisoria perché la strategia energetica della Svizzera prevede il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili entro il 2050. E il metano che attualmente scorre nel gasdotto Bizzarone-Lugano rientra nella prima categoria. Si tratta di una soluzione di transizione, ma non di qualcosa che sarà usato in futuro. “Siamo tutti dell’idea che il problema è oggi, forse il prossimo inverno. Quindi 2-3 anni al massimo. L’Italia poi avrà eliminato completamente la dipendenza dal gas russo e così anche il resto dell’Europa”. Poi, per azzerare le emissioni di CO2, il metano attualmente usato dovrà essere sostituito da biogas. Anche questo, però, implica nuove strutture e tempo per implementare tutto il sistema. 

Niente panico, però…

La situazione, tutto sommato, non è così drammatica quanto si potrebbe pensare e questo a causa di diversi fattori. Innanzitutto, come già detto, la dipendenza elvetica dal gas è solo marginale. Inoltre, una chiusura dei rubinetti da parte di Mosca, “non sarebbe un elemento killer”, spiega Carlo Cattaneo, poiché l’Italia ha già fatto in modo di ridurre la sua dipendenza dalla Russia (passando dal 40% al 25% del totale) grazie alla firma di contratti di fornitura con altri Stati. 

Quanto sia il gas russo che arriva in Ticino non è possibile saperlo: “Noi compriamo sul mercato italiano [che a sua volta compra da altri Paesi, che a loro volta potrebbero rifornirsi altrove, ndr] e la provenienza non è indicata. Non c’è una garanzia di origine nel mercato del gas”, ci dice il nostro interlocutore. Online, sul sito luce-gas.it, sono indicati tutti i Paesi di origine del “mix” che poi arriva anche in Ticino grazie alla rete di trasporto nazionale gestita da Snam Rete Gas. Tra i fornitori risulta anche la Russia, ma non è noto in quale percentuale. 

Un’ordinanza federale dello scorso mese di maggio ha imposto a tutti gli importatori di gas regionali (quindi anche quello ticinese) di impegnarsi per assicurare gli approvvigionamenti per l’inverno in arrivo. Le direttive di Berna, che AIL ha rispettato, hanno chiesto di stoccare il 15% del fabbisogno annuale. Anche se questo stock è stato acquistato ai prezzi correnti (aumentati negli ultimi mesi), per il momento, assicura il vicedirettore delle AIL, non ci saranno ulteriori spese per il consumatore finale, grazie a una strategia di acquisti nel passato. Non si sbilancia, però, sul futuro: “Non sappiamo né quanto durerà la situazione né per quanto potremo mantenere questi prezzi”. 

Un piano B c’è, però: in un’intervista rilasciata al portale tio.ch alcuni giorni fa, Cattaneo ha fatto sapere che le AIL hanno siglato un contratto opzionale per l’acquisto di gas dall’Azerbaigian per il 20% del fabbisogno invernale ticinese. Il prezzo, però, non è ancora stato stabilito e lo sarà nel momento in cui eventualmente bisognerà davvero procedere all’acquisto. 

Il gasdotto Bizarrone-Lugano

Il gasdotto Bizzarone-Lugano è stato costruito negli anni Ottanta. Si trova a una profondità di 80 metri sotto il lago Ceresio e da qualche mese sono in corso dei lavori di potenziamento.  Al suo interno viene trasportato un mix di gas proveniente da Olanda, Algeria, Libia, Azerbaigian e Russia.  

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L’area coperta dal gasdotto italo-ticinese. ti.ch

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