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CSt: elezione giudici federali, no a iniziativa e controprogetto

La Camera dei Cantoni durante il dibattito odierno. KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) I giudici federali non vanno eletti tramite sorteggio. Ne è convinto il Consiglio degli Stati, che oggi ha bocciato senza opposizioni l’iniziativa popolare che vuole introdurre questa procedura.

Niente da fare nemmeno per un controprogetto con cui si mirava a rendere tacita la rielezione ogni sei anni.

Attualmente, i giudici federali appartengono generalmente a un partito politico e sono eletti dall’Assemblea federale riunita. Questa procedura non piace al comitato d’iniziativa, che l’ha definita indesiderabile dal punto di vista della separazione dei poteri e dell’indipendenza degli interessati.

L’iniziativa, la cui denominazione ufficiale è “Per la designazione dei giudici federali mediante sorteggio (Iniziativa sulla giustizia)”, propone dunque di eleggere i giudici mediante sorteggio. L’ammissione all’estrazione a sorte sarebbe stabilita esclusivamente sulla base di criteri oggettivi di idoneità professionale e personale a esercitare la funzione di giudice del Tribunale federale (TF).

Essa sarebbe decisa da una commissione peritale, i cui membri, indipendenti da autorità e organizzazioni politiche, sarebbero nominati dal Consiglio federale per un mandato non rinnovabile della durata di 12 anni.

Sistema proposto non è migliore

Come la propria commissione preparatoria però, gli Stati credono che il sistema in vigore funzioni bene e che la modalità attuale sia democratica. Dello stesso parere è il Consiglio nazionale che in marzo ha respinto tacitamente l’iniziativa popolare, così come auspicato pure dal Consiglio federale.

“Il nostro sistema non è esente da critiche”, ha ammesso Carlo Sommaruga (PS/GE) durante il dibattito odierno. È però “illusorio pensare che quello suggerito dai promotori sia più neutrale, dato che bisognerebbe comunque formare una commissione di esperti”, ha aggiunto il “senatore” ginevrino. Una posizione di fondo condivisa dall’insieme dell’aula.

“L’iniziativa non porterebbe a un risultato finale migliore”, ha per esempio argomentato Ruedi Noser (PLR/ZH), mentre il relatore commissionale Beat Rieder (Centro/VS) ha sottolineato come “in democrazia, a ogni livello, che si parli di Landsgemeinde o di Consiglio federale, per qualsiasi ruolo si viene eletti”.

Per la consigliera federale Karin Keller-Sutter, “affidarsi al caso, in politica ma anche nella vita, è piuttosto rischioso”. Senza dimenticare, ha inoltre fatto notare la ministra sangallese, che la soluzione avanzata dagli iniziativisti non permetterebbe più di considerare criteri come il sesso, la lingua o l’origine regionale nell’elezione dei giudici.

Senza scampo pure il controprogetto

Per una minoranza tuttavia, la rielezione sottopone i giudici a pressioni irragionevoli e nuoce all’indipendenza della giustizia. Essa perciò sosteneva un controprogetto, secondo cui questa riconferma doveva essere tacita ogni sei anni, a meno di opposizione da parte della commissione competente.

“Non va sottovalutato l’impatto sulla popolazione di un’iniziativa simile, anche se venisse respinta alle urne. La fiducia nella giustizia è irrinunciabile nel nostro sistema, ogni percentuale di favorevoli al testo è un problema di cui tenere conto”, ha affermato Lisa Mazzone (Verdi/GE) a difesa del controprogetto. “Anche solo il 40% sarebbe troppo”, si è detto d’accordo il suo collega di partito glaronese Mathias Zopfi.

Per la maggioranza però, già oggi esistono garanzie sufficienti per preservare l’indipendenza dei giudici. “Chi si candida deve saper resistere alla pressione e alla tensione del processo di selezione”, ha ribattuto ai timori in proposito Thomas Minder (Indipendente/SH). “Una riflessione va fatta, ma con i tempi necessari e al di fuori del contesto di questa iniziativa”, ha commentato Sommaruga dissociandosi dal controprogetto, infine affossato per 30 a 10 nel voto d’insieme.

Il dossier è ora ponto per le votazioni finali.

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