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Cronache digitali: partita a scacchi per la fibra

tvsvizzera

di Michele Polo

Dopo la pubblicazione del piano del governo per lo sviluppo della banda ultralarga si sono succedute mosse degli operatori privati e pubblici, in un panorama difficile da decifrare. Il rischio è di impegnare risorse pubbliche e operatori privati in un’opzione troppo costosa. Il ruolo di Telecom

Pregi e difetti del piano del governo

Il governo ha recentemente pubblicato la versione definitiva del piano di sviluppo, facendo seguito alla bozza circolata per la discussione prima di NataleCollegamento esterno. La nuova versione modifica pochi elementi rispetto al documento iniziale, e ne condivide quindi pregi e difetti. Tra i pregi, l’indicare in modo forte una priorità nello sviluppo infrastrutturale, mobilitando risorse pubbliche, disegnando un intervento articolato a seconda delle aree del paese e del diverso grado di sviluppo della domanda di servizi a banda larga, ponendo in un ruolo di coordinamento l’operatore pubblico. Tra i difetti, tuttavia, il fatto di indicare, tra le molte soluzioni tecniche che permettono di veicolare servizi a banda larga, quella dello sviluppo di reti in fibra fino agli immobili (Fiber to the building – Fttb), irrigidendo l’insieme delle opzioni senza una adeguata valutazione dei costi connessi con questa soluzione. Nonostante le dichiarazione del governo sulla scelta di rispettare la neutralità tecnologica, infatti, questo aspetto cruciale permane. Il rischio è quello di impegnare risorse pubbliche e operatori privati in una opzione (“future proof”) troppo costosa per l’attuale sviluppo della domanda, con la conseguenza che le risorse vengano ancora di più concentrate sulle aree forti lasciando scoperte fasce di popolazione rilevanti. Facendo un paragone, è come se una famiglia che si attende di avere quattro figli compri un minivan dopo la nascita del primogenito, trovandosi poi in difficoltà nell’affrontare le altre spese che la crescita di un figlio comporta. E rischiando che, con l’arrivo del quarto, il veicolo di proprietà non sia più la soluzione migliore disponibile sul mercato.

I potenziali investitori

In questa discussione va tenuto presente che privilegiare una opzione tecnica sulle altre ha implicazioni non solo sui costi di realizzazione, ma anche sui soggetti che alla fine si faranno promotori degli investimenti. La soluzione Fttb, ad esempio, è quella che Metroweb, controllata da Cassa depositi e prestiti, ha privilegiato nei propri piani industriali. Salvo abbandonare, in anni recenti, questi investimenti di fronte alla scelta degli operatori privati, Telecom Italia, Fastweb e, nei piani annunciati, Vodafone, di sviluppare una rete in fibra meno “profonda”, che raggiungesse le cabine di strada (Fiber to the cabinet – Fttcab) per utilizzare poi l’ultimo tratto in rame della rete Telecom per raggiungere le abitazioni degli utenti. Abbiamo illustrato come questa soluzione potrebbe garantire, per le caratteristiche della rete italiana, performance elevate, prossime ai 100Mbps indicati dal governo, in aree dove risiede metà della popolazione italiana, senza i più gravosi investimenti richiesti per raggiungere con la fibra le abitazioni. La discussione Fttb-Fttcab, quindi, investe anche il ruolo che Metroweb o i privati potranno avere nello sviluppo della rete: la prevalenza dell’opzione Fttb porterebbe i privati che hanno già investito nella soluzione alternativa a rivedere i propri piani.
L’Autorità antitrust si è a sua volta espressa sul documento del governo, esprimendo una propria preferenza per la creazione di una società che raccolga tutti gli attori pubblici e privati e che realizzi la rete ultra-larga. Ma anche questa opzione, evidentemente, è spendibile nella misura in cui lo sviluppo che si immagina prevede di costruire una infrastruttura alternativa a quella in rame oggi esistente, che possa quindi veicolare i servizi a banda larga indipendentemente dalla rete tradizionale. In altri termini, la “nuova società della rete” ha un senso se la rete che sviluppa è indipendente da quella oggi esistente, di proprietà di Telecom Italia, portando la fibra fino alle case o agli appartamenti (Fiber to the home – Ftth). Molto più complesso appare immaginare il coordinamento tra questa “nuova società di rete” e l’operatore dominante se si optasse per soluzioni meno profonde, come quella di portare la fibra alle cabine.

Il ruolo di Telecom

Infine, negli ultimi giorni Telecom Italia ha annunciato di voler sviluppare “con risorse proprie” la rete in fibra fino alle case in una quarantina di città, con una forte accelerazione rispetto a quanto previsto in precedenza. I commentatori più attenti hanno subito notato come il riferimento a “risorse proprie” abbia implicazioni importanti rispetto alla possibilità di utilizzare finanziamenti pubblici, diretti o indiretti, per sostenere gli investimenti privati. Se un operatore dichiara di investire senza necessità di un contributo pubblico, i finanziamenti previsti dal governo in quella stessa area incorrerebbero immediatamente in una infrazione al divieto di aiuti di stato. E gli altri operatori privati che volessero realizzare investimenti nella banda larga in quelle aree dovrebbero farlo, a loro volta, con risorse proprie.
Insomma, una partita a scacchi difficile da decifrare dove tuttavia l’impressione che se ne ricava è che l’attenzione sia prevalentemente dedicata a chi, tra pubblico e privato, dovrà svolgere un ruolo di guida al processo, piuttosto che concentrarsi sul disegno di un quadro che massimizzi le opportunità d’intervento sia del pubblico sia del privato, lasciando al primo il compito prioritario di coprire le aree dove gli incentivi privati non sono adeguati, e facilitando invece il ruolo dei secondi nelle aree centrali del paese.

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