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Crisi Svizzera-Libia: malgoverno e isolamento

AFP

Mentre si attende il ritorno dei due cittadini svizzeri trattenuti da oltre un anno in Libia, si moltiplicano le critiche nei confronti delle scuse espresse dal presidente della Confederazione a Tripoli. Per il politologo Ahmed Benani, questo gesto ha intaccato l'immagine della Svizzera.

“La Svizzera non deve piegarsi dinnanzi alle esigenze di un simile psicopatico alla guida di uno Stato canaglia”, ha dichiarato Ahmed Benani alla stampa nel luglio dell’anno scorso, dopo che il leader libico Muammar Gheddafi aveva preteso delle scuse da parte delle autorità svizzere per l’arresto di suo figlio Hannibal a Ginevra.

Un anno dopo, il governo elvetico ha effettivamente espresso le sue scuse, contenute in un accordo firmato giovedì scorso a Tripoli dal presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz. Secondo Ahmed Benani, docente di storia all’Università di Losanna, il modo con il quale la Confederazione ha tentato di risolvere la crisi con la Libia è da considerarsi “poco onorevole”.

swissinfo.ch: La Svizzera, che ha continuato ad intrattenere relazioni commerciali con Tripoli durante l’embargo internazionale imposto alla Libia, sta ora pagando il prezzo di un atteggiamento troppo “molle” nei confronti del regime libico?

Ahmed Benani: Ritengo in ogni caso che l’immagine della Svizzera esca alquanto intaccata da questa vicenda. Da un lato, vi è chiaramente l’arroganza di Gheddafi. Ma, dall’altro, è un duro colpo per uno Stato di diritto, come quello svizzero, che difende una tradizione e dei valori.

È una cosa scioccante. Tanto più per il fatto che ci troviamo di fronte a pressioni provenienti da uno Stato feudale. Finalmente, chi paga ha ragione. Pago, vendo il mio petrolio alla Svizzera, gli svizzeri hanno determinati interessi a trattare con me. Devono quindi inchinarsi dinnanzi a me.

Non voglio scagliare una pietra contro la Svizzera, ma la Confederazione ha un’immagine, uno statuto, una posizione mondiale e un margine di manovra sufficientemente grandi per permettersi di assumere un altro atteggiamento.

Vi è inoltre un altro problema che definirei di malgoverno da parte svizzera. Questa vicenda ha messo in luce un certo malfunzionamento tra il ministero degli affari esteri e i servizi del presidente, come pure tra lo Stato federale e il canton Ginevra.

Malgoverno, mollezza: per finire ne esce una povera immagine.

swissinfo.ch: La Svizzera non sta pagando anche il prezzo del suo isolamento internazionale?

A.B.: Credo che la diplomazia multilaterale offra effettivamente dei vantaggi nei rapporti bilaterali. La Svizzera si è ritrovata un po’ isolata in questa vicenda ed è lei stessa responsabile di questo isolamento. In un mondo globalizzato, in cui le potenze mondiali fanno valere tutto il loro peso, la rinuncia ad aderire all’Unione europea indebolisce la posizione della Svizzera.

Credo che molti ne siano coscienti, ma in Svizzera non si possono accelerare i tempi…

swissinfo.ch: Per quanto riguarda i rapporti con la Libia, non si può dire che i nostri vicini europei si comportino molto meglio…

A.B.: Non molto. Mentre i paesi europei hanno focalizzato la loro attenzione sul terrorismo, l’Afghanistan, l’Iran, l’Iraq e il Vicino Oriente, una nuova situazione strategica si è sviluppata senza che ce ne rendessimo conto. Abbiamo trascurato di seguire la politica estera della Libia, che sta estendendo il suo influsso sull’insieme del continente africano.

Gheddafi è diventato un personaggio cruciale dell’Africa di oggi, anche alla luce degli interessi occidentali. Il modo con cui viene trattato, l’estrema cortesia manifestata dalla Francia nei suoi confronti dalla vicenda delle infermiere bulgare, tutto questo dimostra che Gheddafi si è reso indispensabile, è diventato la chiave di volta del sistema africano.

L’Organizzazione dell’unità africana non esiste ormai più. Al suo posto, Gheddafi ha creato l’Unione africana, di cui è presidente. Il leader libico vi esercita un grande influsso grazie ai suoi petrodollari, all’assistenza militare, al controllo delle organizzazioni estremiste religiose e dei flussi migratori provenienti dall’Africa subsahariana. Alcuni l’hanno già soprannominato il “re dell’Africa”.

Gheddafi ha ormai molte carte in mano. L’anno scorso ho detto che era un pazzo furioso. Riflettendoci, direi che è una persona molto cosciente degli atout di cui dispone. Li sa utilizzare ed è un abile giocatore di poker.

swissinfo.ch: Ritornando alla Svizzera: invece di trattare con il regime libico, non dovrebbe piuttosto assumere il ruolo di sostegno alla società civile e al buon governo che rivendica da tempo?

A.B.: In effetti, la Svizzera potrebbe perlomeno interessarsi alle voci dell’opposizione, impegnarsi per offrire loro la possibilità di esprimersi, d’intervenire al Consiglio dei diritti umani, di svolgere un attività relativamente conosciuta e trasparente in Svizzera.

Durante questa crisi non ricordo di aver sentito una sole voce libica, una sola voce araba. Eppure vi sono, anche in Svizzera, molte personalità dissidenti nei confronti del regime libico. Credo quindi che vi sia effettivamente la possibilità di diversificare i contatti con i rappresentanti libici. La Libia non è soltanto il regime di Gheddafi.

Marc-André Miserez, swissinfo.ch
(traduzione Armando Mombelli)

15 luglio 2008: Hannibal Gheddafi e la moglie Aline sono arrestati a Ginevra in seguito a una denuncia per maltrattamenti di due loro domestici. Incriminati per lesioni semplici, minacce e coazione, due giorni dopo vengono rimessi in libertà provvisoria contro il versamento di una cauzione di 500mila franchi.

19 luglio 2008: Due cittadini svizzeri sono arrestati in Libia. Alcune società svizzere in Libia sono costrette a chiudere. La compagnia aerea Swiss è obbligata a ridurre il numero di collegamenti con Tripoli.

23 luglio 2008: La Libia minaccia di bloccare le forniture di greggio alla Svizzera. Berna istituisce una cellula di crisi e invia in Libia una delegazione diplomatica.

29 luglio 2008: I due svizzeri incarcerati in Libia sono liberati su cauzione, ma non possono lasciare il paese.

2 settembre 2008: La procedura penale contro la coppia Gheddafi è classata in seguito al ritiro della denuncia da parte dei due domestici. Il procuratore generale del canton Ginevra Daniel Zappelli annuncia l’archiviazione del caso.

9 aprile 2009: La Libia denuncia le autorità ginevrine. Tripoli giudica l’arresto contrario alla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e la cauzione “astronomica”. Al canton Ginevra viene chiesto un risarcimento per danni materiali di oltre 474’000 franchi, nonché un indennizzo per torto morale di 20’000 per ognuno dei coniugi e di 10’000 franchi per il figlio, nato poco tempo dopo l’episodio.

20 agosto 2009: In visita a sorpresa a Tripoli, Hans-Rudolf Merz presenta le scuse alla Libia per l’arresto di Hannibal Gheddafi. In cambio riceve una promessa di rilascio dei due cittadini elvetici e la garanzia di un ripristino delle relazioni consolari ed economiche.

Nel 2008, la Libia era il primo partner commerciale della Svizzera in Africa. Le importazioni (principalmente petrolio) avevano superato i 3,3 miliardi di franchi, mentre le esportazioni si erano attestate a 282 milioni.

fino all’anno scorso, praticamente la metà del petrolio consumato in Svizzera proveniva dalla Libia. Le esportazioni erano costituite essenzialmente da macchinari, prodotti farmaceutici e agricoli.

Dalle statistiche pubblicate giovedì dall’Amministrazione federale delle dogane emerge che nei primi sette mesi del 2009 gli scambi economici tra i due paesi sono crollati drasticamente.

Le esportazioni dalla Svizzera sono scese del 48,6%, mentre le importazioni sono crollate dell’85,2%.

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