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Pil in picchiata in Svizzera, previsto calo del 6,7%

Tecnici assemblano ventilatori sanitari in un impresa nel canton Argovia.
Tecnici assemblano ventilatori sanitari in un'impresa nel canton Argovia. Keystone / Alessandro Della Valle

L'economia svizzera è destinata a crollare a livelli non più visti dalla crisi seguita allo choc petrolifero del 1975.


La Segreteria di stato dell’economia (SECO) ha infatti rivisto drasticamente al ribasso le stime per il prodotto interno lordo (PIL) svizzero del 2020 che dovrebbe crollare del 6,7% invece del -1,5% pronosticato lo scorso 19 marzo.

Settori in difficoltà

Molte aziende di vari settori, soprattutto nella ristorazione, nel commercio al dettaglio, nella cultura e nel tempo libero, hanno dovuto limitare o sospendere le loro attività commerciali, ricorda la SECO, e ciò ha portato a un’improvvisa riduzione della produzione e dei consumi privati.

Per la prima metà del 2020 è dunque attesa una contrazione eccezionale del PIL ma il previsto allentamento dal 27 aprile dei provvedimenti di politica sanitaria dovrebbe consentire una lieve ripresa nella seconda metà dell’anno.

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Tuttavia le perdite di reddito dovute al maggior numero di persone in lavoro ridotto o disoccupate e la grande incertezza sul piano economico, aggiungono gli esperti federali, attenueranno gli effetti di crescita per quanto riguarda i consumi privati (-7,5% a fronte di un -0,5% in marzo) e l’inflazione attesa al -1,0% (invece che al -0,4%).

Commercio estero in contrazione

La difficile situazione a livello globale potrebbe perdurare a lungo, e ciò si ripercuoterebbe sul commercio estero con una contrazione delle esportazioni del 10,7% (contro il -4,9% stimato il mese scorso) e delle importazioni del 12,7% (-5,8%). Il tasso di disoccupazione medio annuo si attesterebbe al 3,9% a fronte del 2,8% pronosticato in marzo e del 2,3% registrato nel 2019.

Gli esperti della Confederazione si aspettano per l’anno prossimo una progressione del PIL del 5,2% (previsione di marzo: +3,3%) che rappresenta comunque un aumento relativamente lento a partire da un livello molto basso che non permetterà di tornare entro la fine del 2021 al livello del PIL della fine del 2019.

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