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Corruzione e riciclaggio di denaro: le imprese svizzere restano troppo spesso impunite

La società di commercio di materie prime Gunvor, con sede a Ginevra, è una delle poche aziende svizzere ad aver subito una condanna per il suo coinvolgimento in scandali di corruzione o riciclaggio di denaro nel 2019. Keystone / Martial Trezzini

Le aziende svizzere fanno spesso notizia per il loro coinvolgimento in casi di corruzione internazionale e riciclaggio di denaro. Raramente, però, devono rispondere penalmente delle loro azioni. Un rapporto della sezione svizzera di Transparency International mette in discussione le lacune della legislazione e della sua attuazione.

L’impunità delle imprese svizzere deve finire, dice Transparency International. La Svizzera ha introdotto la responsabilità penale delle imprese (articolo 102 del Codice penale), nota anche come punibilità delle imprese, nel 2003. Da allora, un’impresa può essere ritenuta responsabile se è accusata di non aver preso tutte le misure ragionevoli e necessarie per prevenire reati gravi come la corruzione o il riciclaggio di denaro.

Altri sviluppi

Nonostante i frequenti scandali, la principale organizzazione non governativa anti-corruzione del mondo ha registrato solo otto condanne in 20 anni. Una delle ultime è stata quella della società Gunvor nel 2019. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) aveva condannato l’azienda di Ginevra, che commercia materie prime, a pagare 94 milioni di franchi, compresa una multa di 4 milioni di franchi, per i suoi legami con casi di corruzione in Congo e Costa d’Avorio. I 90 milioni di franchi corrispondevano alla totalità dei profitti ottenuti grazie agli affari in questione.

Gli studi condotti dall’Università di San Gallo nel 2016 e dalla Scuola universitaria professionale di Coira nel 2012 hanno dimostrato che circa il 20% delle imprese svizzere che operano all’estero hanno problemi di corruzione. Secondo Transparency International, il basso numero di condanne dimostra quindi la debolezza delle norme penali e indica delle carenze nella loro applicazione.

La Francia è una buona allieva

“Rispetto ai Paesi vicini, la regolamentazione svizzera non è molto sviluppata”, dice Martin Hilti, capo della sezione svizzera della ONG. Il problema principale è che la legge e la sua attuazione non incentivano sufficientemente le aziende ad autodenunciarsi e a cooperare con i tribunali. E senza cooperazione, è difficile raccogliere prove quando si tratta di grandi casi con ramificazioni internazionali. “Senza l’autodenuncia e la cooperazione, è difficile attribuire a un’azienda la responsabilità delle sue azioni”, dice Hilti.

“Rispetto ai Paesi vicini, la regolamentazione svizzera non è molto sviluppata”

Martin Hilti, direttore della sezione svizzera della ONG Transparency International

Il rapporto delle ONG cita la Francia e il Regno Unito come esempi di buone pratiche. In Francia, la legge Sapin 2 permette a un’azienda accusata di evitare il processo firmando un accordo con il pubblico ministero. Per farlo, deve adempiere a certi obblighi, tra cui la presentazione di un programma di conformità. Dalla sua promulgazione nel 2016, le imprese francesi sono state spesso condannate per qualsiasi tipo di reato..

Rompere il circolo vizioso della corruzione

La Svizzera farebbe bene a seguire l’esempio, secondo Transparency International. In particolare, sarebbe opportuno prevedere la possibilità di esenzione dalla pena per le imprese che si autodenunciano. La legge e i pubblici ministeri dovrebbero anche regolamentare meglio i meccanismi di conclusione di accordi al di fuori dei procedimenti giudiziari. “Se sapranno esattamente quale sarà la procedura, quanto durerà e cosa possono aspettarsi, le aziende avranno interesse a voler risolvere il problema. Spesso sono intrappolate in un circolo vizioso di corruzione”, dice Hilti.

Transparency International segnala anche altre lacune. Tra l’altro, ritiene che le sanzioni non siano sufficientemente dissuasive. Il massimale delle multe di cinque milioni di franchi dovrebbe essere aumentato e le condanne penali delle imprese dovrebbero essere iscritte nella fedina penale.

Inoltre, l’ONG deplora la mancanza di trasparenza nella prassi delle autorità. Tutte le condanne sono state pronunciate, per il momento, al termine di un procedimento penale che si svolge a porte chiuse. Questo strumento, che chiude più del 90% dei casi penali in Svizzera, permette di liquidare una procedura con poca spesa, poiché non c’è un’imputazione davanti a un tribunale. Transparency International ritiene, tuttavia, che la pratica mini i principi di trasparenza.

Qualche riforma all’orizzonte?

Dalla sua adozione, la punibilità delle imprese è stata regolarmente discussa in parlamento. Tuttavia, tutti gli interventi parlamentari che chiedevano un’estensione della norma sono stati, per il momento, rifiutati.

Il Ministero pubblico della Confederazione ha proposto l’introduzione di un nuovo strumento, il “rinvio a giudizio”, nell’ambito della revisione del Codice di procedura penale discussa dalle Camere. Un accordo extragiudiziale permetterebbe di rinviare l’incriminazione per un certo periodo di tempo. Se l’azienda riesce a onorare i suoi impegni nei confronti del MPC entro questo periodo, il procedimento potrebbe essere chiuso. Altrimenti, l’MPC chiederebbe al giudice l’incriminazione. Tuttavia, il governo non ha incluso la proposta nel suo progetto di revisione della legge.

Traduzione dal francese: Sara Ibrahim

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