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“La mafia si serve delle criptovalute”

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I bitcoin e le altre criptovalute stanno conoscendo un successo esponenziale. © Keystone / Ennio Leanza

I bitcoin e le altre criptovalute sono una risorsa finanziaria sempre più diffusa ma anche controversa: queste monete permettono di mantenere l'anonimato. Caratteristiche che le rendono interessanti anche per la criminalità. La testimonianza del pentito Luigi Bonaventura, che racconta di come la 'ndrangheta punti sempre "un gettone sulle nuove tecnologie".

“Quando stavo dall’altra parte, cercavo di circondarmi dei maggiori esperti di informatica”. Parola di chi, quando stava “dall’altra parte”, ovvero all’interno di un’organizzazione criminale, aveva il ruolo di boss. E per fare il boss di ‘ndrangheta, racconta il pentito Luigi Bonaventura, non basta saper sparare. Bisogna prima di tutto “saper pensare” e stare un passo avanti agli altri.

Anche per questo, “la ‘ndrangheta punta sempre un gettone sulle nuove tecnologie”, sottolinea Bonaventura, che da 12 anni collabora con la giustizia italiana, e che con le sue testimonianze ha contribuito a far arrestare decine di affiliati alle cosche calabresi. Oggi porta avanti il suo impegno anche attraverso un Comitato sostenitori dei collaboratori di giustizia.

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Quando ha voltato le spalle all’organizzazione mafiosa, la tecnologia delle criptovalute era soltanto agli albori. Ma in base alla sua esperienza e alla formazione che ha ricevuto (“quando avevo 13 anni mi hanno fatto fare un corso di informatica”, racconta alla RSI), Bonaventura è convinto che oggi la ‘ndrangheta si serva anche delle monete virtuali per spostare denaro da un Paese all’altro, indisturbata.

La natura stessa delle criptovalute, infatti, per via dell’alto livello di anonimato che possono garantire, le rende particolarmente appetibili per determinati scopi criminali. Lo evidenzia anche un rapporto dell’amministrazione federale, dedicato al “Rischio di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo tramite i cripto-assets e il crowdfundingCollegamento esterno“, pubblicato a ottobre 2018. Nel documento si legge che “la Svizzera, come gli altri Paesi, è vulnerabile a questo tipo di minaccia”, proprio perché l’identificazione degli utenti è estremamente complicata.

Secondo il Governo, il quadro normativo attuale è buono e non sono necessarie leggi ad hoc. Inoltre, finora sono stati registrati pochi casi di riciclaggio di denaro attraverso le criptovalute. Tuttavia, servono “adeguamenti mirati”, che il Consiglio federale sta elaborando nel quadro della revisione della legge sul riciclaggio di denaro.

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Le criptovalute sono nate proprio in contrapposizione a istituzioni e sistema bancario. La Radiotelevisione svizzera ha voluto chiedere a investitori e attori del mondo bancario la loro opinione. Il servizio.

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