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Due candidati al parlamento in Mongolia sotto inchiesta in Svizzera

Al centro dello scandalo vi è la miniera di Oyu Tolgoi nel deserto del Gobi in Mongolia, considerata uno dei più grandi giacimenti di rame e oro del mondo. Keystone / Adrian Bradshaw

Il 24 giugno 2020 il popolo della Mongolia eleggerà i suoi rappresentanti al Grande Hural di Stato, il parlamento della Terra delle steppe. Due candidati sono stati posti sotto inchiesta dal Ministero pubblico della Confederazione in seguito a sospetti di corruzione nell'assegnazione di una gigantesca miniera di rame e oro. Uno di loro è stato recentemente oggetto di un decreto d'accusa per falsificazione di titoli.

Oggi i due uomini non stanno più dalla stessa parte. Rivali in politica, sono entrambi candidati alle elezioni parlamentari in province diverse. Il primo, Sangajav Bayartsogt, ex ministro delle finanze di Ulaanbaatar, è il candidato ufficiale del Partito democratico nel nord del Paese. Il secondo, Borkhuu Delgersaikhan, è un uomo d’affari attivo nel settore minerario e già membro del Parlamento, quale rappresentante della provincia del Gobi orientale.

Nei loro molteplici interventi in vista delle elezioni, entrambi cercano di dare la migliore immagine di se stessi. Tuttavia, come confermato a swissinfo.ch dal Ministero pubblico della Confederazione (MPC), su di loro gravano pesanti sospetti e un’inchiesta penale è stata aperta nei loro confronti in Svizzera.

Misteriose transazione

Tra dicembre 2007 e luglio 2008, Borkhuu Delgersaikhan avrebbe ricevuto 45 milioni di dollari sul suo conto di Zurigo da un misterioso investitore cinese. Di questo importo, avrebbe poi versato 8,2 milioni di euro a Sangajav Bayartsogt su un conto presso il Credit Suisse.

Qual era lo scopo di queste transazioni? Come per caso, qualche giorno prima di ricevere questi soldi, Sangajav Bayartsogt assume l’incarico di ministro delle finanze e, pochi mesi dopo, firma un contratto gigantesco con il gruppo anglo-australiano Rio Tinto per lo sfruttamento della miniera di Oyu Tolgoi. Una manna per gli investitori, dato che la miniera costituirebbe uno dei più grandi giacimenti di rame e oro del mondo.

Ma, nel 2013, dai documenti pubblicati nel quadro degli Offshore Leaks risulta l’esistenza dei conti svizzeri di Sangajav Bayartsogt. Imbarazzato da questo scandalo, il politico si scusa pubblicamente e si dimette dalla carica di vicepresidente del Parlamento mongolo, che deteneva allora.

Nel tentativo di coprire la vicenda, Sangajav Bayartsogt rimborsa circa 2,1 milioni di franchi a Borkhuu Delgersaikhan. Ma questa manovra ha un effetto imprevisto. Suscita dei sospetti presso la banca zurighese di Borkhuu Delgersaikhan, che denuncia la transazione alle autorità federali.

Borkhuu Delgersaikhan nega che in Svizzera sia pendente un procedimento contro di lui. Contattato da swissinfo.ch, il suo avvocato ha dichiarato: “Con decreto del 23.12.2019, il Ministero pubblico della Confederazione ha deciso di sospendere il procedimento contro il signor Borkhuu Delgersaikhan per riciclaggio di denaro e corruzione e quindi di sbloccare i conti e i fondi bloccati a tale riguardo. L’inchiesta/il procedimento è concluso, come già annunciato con il decreto del 23.10.2019. L’ordine di cessazione del procedimento è atteso ed è considerato come un’assoluzione. Fino alla conclusione definitiva del procedimento penale non possiamo fare ulteriori commenti”. E: “A causa della nuova accusa di presunte false dichiarazioni in merito a un documento (di quasi 15 anni fa), una piccola parte del denaro è stata trattenuta per le spese dovute al decreto d’accusa. La nuova accusa è stata annunciata contemporaneamente alla chiusura del procedimento. Dal nostro punto di vista, solo affinché il mio cliente possa essere condannato a pagare le spese del procedimento e non venga risarcito”.

Tuttavia, la magistratura svizzera si muove solo nel 2016, dopo che un gruppo di avvocati mongoli presentata una denuncia penale in Svizzera contro Sangajav Bayartsogt e altri. La SonntagsZeitung rivela il caso. Il Credit Suisse, a sua volta, è preoccupato e denuncia il suo cliente, Sangajav Bayartsogt, presso l’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro ( MROS ).

Flussi di denaro sospetti

Nell’agosto 2016 il MPC apre finalmente un’indagine per riciclaggio di denaro e sequestra quasi 1,85 milioni di dollari dei conti di Borkhuu Delgersaikhan. Quest’ultimo avrebbe agito come intermediario per corrompere Bayartsogt in vista dell’assegnazione della miniera di Oyu Tolgoi.

L’uomo d’affari contesta il congelamento dei suoi conti presso il Tribunale penale federale (TPF) e poi il Tribunale federale (TF). Ma il suo ricorso viene respinto nel 2018. Per i giudici di Mon Repos, il caso non fa una piega: “Il fatto che un importo così elevato venga pagato ad un ministro di uno stato straniero e subito dopo l’assunzione del suo incarico, suscita sospetti fin dall’inizio”, scrivono nella loro sentenza. Secondo il Tribunale federale, questi flussi di denaro sono “tipici” di un caso di riciclaggio di denaro sporco.

Borkhuu Delgersaikhan https://vip76.mn/

Contattato da swissinfo.ch, il MPC dichiara che la sua indagine, condotta inizialmente contro ignoti, è stata estesa nel corso del procedimento ai due candidati per il Parlamento mongolo, Sangajav Bayartsogt e Borkhuu Delgersaikhan, così come ad un terzo cittadino mongolo. La presunzione di innocenza vale per le parti coinvolte.

Nell’aprile del 2020 la procura federale emette un decreto penale contro Borkhuu Delgersaikhan, condannandolo per falsificazione. L’uomo d’affari si oppone e dovrebbe quindi essere giudicato dal Tribunale penale federale. “Questo decreto d’accusa è l’ultima manovra della procura federale svizzera per mantenere aperta una procedura contro il mio cliente”, dichiara Manuel Bader, l’avvocato zurighese di Borkhuu Delgersaikhan. Finora, tutte le accuse contro il suo cliente sarebbero svanite nel nulla.

Inchiesta penale in Mongolia

Anche in Mongolia, le autorità giudiziarie anticorruzione si sono concentrate per un po’ di tempo sui due politici e sulle loro transazioni del 2009. Il MPC ha confermato a swissinfo.ch l’esistenza di una richiesta di assistenza da parte della Mongolia, alla quale la la procura federale ha risposto nel 2019.

Tuttavia, lo stato delle indagini penali in Mongolia rimane poco chiaro. Sangajav Bayartsogt è stato prima arrestato nel 2018, poi rilasciato e poi di nuovo brevemente detenuto nel gennaio 2019, come riportato dall’agenzia Reuters. L’Agenzia indipendente della Mongolia contro la corruzione (IAAC) non ha risposto alle nostre domande.

L’unica certezza è che, nel bel mezzo della campagna, entrambi i candidati sono pronti a fare qualsiasi cosa per minimizzare il caso. Il 30 maggio 2020, Delgersaikhan avrebbe assicurato in televisione che l’indagine del MPC contro di lui era stata chiusa e che sarebbe stato assolto dai procuratori svizzeri. Queste affermazioni sono contraddette dalle dichiarazioni del MPC raccolte da swissinfo.ch il 9 giugno 2020.

Un cittadino mongolo, che ha voluto rimanere anonimo, si dice molto preoccupato per lo Stato di diritto nel suo Paese: “La Svizzera deve aiutarci a far conoscere la verità al mondo e al nostro popolo. Altrimenti, la nostra giovane democrazia morirà e alla fine perderemo la nostra sovranità. Se queste persone raggiungono sfere politiche di alto livello, la Mongolia sarà in grande pericolo”.

* Karine Pfenniger lavora per Gotham CityCollegamento esterno, una newsletter fondata dai giornalisti investigativi Marie Maurisse e François Pilet e specializzata in ricerche su casi di criminalità economica.

Traduzione di Armando Mombelli

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