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«L’orologeria è entrata in una fase di consolidamento ad alto livello»

Jean-Daniel Pasche, presidente della Federazione dell’industria orologiera svizzera, sottolinea che il mercato cinese mantiene un potenziale di crescita importante. Ruben Sprich / Reuters

Le esportazioni orologiere svizzere hanno nuovamente raggiunto un valore record l’anno scorso, in crescita dell’1,9% a 22,2 miliardi di franchi. I tassi di crescita spettacolari - dieci miliardi in più in un decennio - appartengono tuttavia al passato, ritiene Jean-Daniel Pasche, presidente della Federazione dell’industria orologiera svizzera (FH).

swissinfo.ch: Malgrado un nuovo anno record per le esportazioni orologiere, numerose aziende svizzere hanno annunciato dei licenziamenti o il ricorso alla disoccupazione parziale durante il secondo semestre del 2014. È il preludio di un periodo difficile per il settore?

Jean-Daniel Pasche: La crescita è stata relativamente debole l’anno scorso, ciò che ha comportato delle difficoltà per alcune aziende. Questo non cambia però il nostro giudizio positivo della situazione. In questi ultimi dieci anni, l’orologeria è spesso stata abituata a tassi di crescita a due cifre. Nel 2013 e 2014, siamo tornati a tassi di crescita più normali. L’orologeria è entrata in una fase di consolidamento ad alto livello.

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swissinfo.ch: Come si presenta l’esercizio 2015 per l’orologeria svizzera?

J-D. P.: Prevediamo una stabilità delle esportazioni rispetto al 2014. Non possiamo però ancora sapere quale conseguenze avrà la decisione della Banca nazionale svizzera di porre fine alla soglia minima di cambio del franco rispetto all’euro. Non tutti saranno toccati allo stesso modo, ma nel suo insieme, l’intero settore sentirà sicuramente l’impatto del franco forte.

swissinfo.ch: Gli effetti del franco forte non sono sopravvalutati in un’industria che dispone di un quasi monopolio a livello mondiale?

J-D. P.: Non credo. Gli effetti negativi si fanno già sentire: alcune aziende hanno deciso di aumentare i loro prezzi nella zona euro, con il rischio di essere penalizzate dal mercato. Altre hanno ridotto il loro budget o i loro investimenti. Tutto questo avrà delle conseguenze.

swissinfo.ch: Con delle esportazioni in diminuzione per il secondo anno consecutivo (-3,1%), la Cina ha perso il suo statuto di eldorado per l’orologeria svizzera?

J-D. P.: No, la Cina rimane il terzo mercato d’esportazione più importante per gli orologi svizzeri e il potenziale di sviluppo rimane grande. Ma l’esempio della Cina o il problema del franco forte dimostrano l’importanza di ripartire i rischi agendo contemporaneamente su diversi mercati. L’anno scorso, gli Stati Uniti, la Corea del Sud, il Giappone o ancora il Medio Oriente hanno partecipato attivamente alla crescita dell’orologeria svizzera.

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Traduzione dal francese di Luigi Jorio

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