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Credit Suisse guarda ai petrodollari per invertire la tendenza

pompa di benzina
Credit Suisse conta di ripartire grazie ai petroldollari dell'Arabia Saudita. Keystone / Oliver Berg

La banca svizzera Credit Suisse è tornata a scrutare verso il Medio Oriente per rafforzare le proprie finanze di fronte alle crescenti perdite e al deterioramento del suo stato patrimoniale.

All’indomani della crisi finanziaria del 2008, il fondo sovrano del Qatar, il Qatar Investment Authority, aveva acquisito una partecipazione del 5% nel Credit Suisse (CS), la seconda banca svizzera più grande dopo UBS.

Ora, la Banca nazionale saudita ha accettato la possibilità di acquisire una partecipazione del 9,9% nel CS al costo di 1,5 miliardi di franchi. In questo modo l’istituto finanziario saudita diventerebbe probabilmente il maggiore azionista della banca elvetica.

Attualmente, questa posizione è occupata dalla società di investimento statunitense Harris Associates, che detiene una partecipazione di poco superiore al 10%. Tra i principali azionisti, con oltre il 3%, figurano anche il fondo sovrano del Qatar e Olayan Group, una società di investimento con forti radici in Arabia saudita.

CS considera il Medio Oriente un mercato importante. Il mese scorso, la banca ha dichiarato di voler espandere le proprie attività in Qatar, compresa la creazione di un nuovo hub tecnologico.

“Siamo presenti in Medio Oriente da quasi 60 anni e sarà una delle regioni a più forte crescita nei prossimi 10 anni”, ha dichiarato al Financial Times un dirigente di CS, di cui non è stato indicato il nome. “È una regione su cui ci siamo concentrati e in cui vogliamo crescere, soprattutto perché lì abbiamo partner forti”.

Aumento di capitale

CS ha annunciato un aumento di capitale di 4 miliardi di franchi e offrirà all’azionariato attuale la possibilità di acquistare titoli di nuova emissione. Giovedì, mentre rendeva noti i dettagli della nuova direzione strategica di fronte ai media, l’istituto ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli sulla sua futura struttura azionaria.

“È molto importante disporre di uno stato patrimoniale estremamente solido che ci aiuti a portare avanti questa trasformazione e che ci fornisca una protezione sufficiente in caso di volatilità in questo contesto molto impegnativo”, ha dichiarato il presidente del Consiglio di amministrazione Axel Lehmann alla Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF, interrogato sull’investimento saudita.

Perdite in crescita

CS ha registrato quattro trimestri in negativo, culminati in una perdita di 4 miliardi di franchi negli ultimi tre mesi, in gran parte dovuta a imposte differite relative alla sua revisione strategica. La banca prevede di eliminare 9’000 degli attuali 52’000 posti di lavoro nei prossimi anni e il processo di ristrutturazione dovrebbe costare 2,9 miliardi di franchi.

Il capitale aggiuntivo darà un po’ più di respiro alla banca, che sta vendendo ampi settori della sua attività di investment banking non redditizia e sta separandosi dalle attività a rischio.

“Siamo critici nei confronti dell’ingresso nel capitale di un nuovo azionista strategico.”

Vincent Kaufmann, Fondazione Ethos

Ethos, una fondazione svizzera per gli investimenti socialmente responsabili che esercita costantemente pressioni sulla banca affinché adotti politiche più sostenibili, si dice delusa dal modo in cui le nuove azioni sono state create e offerte a un partner privilegiato.

“Alla luce dell’attuale valutazione della banca, siamo critici nei confronti dell’ingresso nel capitale di un nuovo azionista strategico”, afferma a swissinfo.ch il direttore di Ethos Vincent Kaufmann, “Il nuovo azionista otterrà quasi il 10% del capitale per soli 1,5 miliardi di franchi. Questo piano è drammatico per gli attuali azionisti che subiranno un effetto di diluizione molto significativo”.

Ethos valuterà varie opzioni prima di decidere se votare a favore di questo aumento di capitale durante l’assemblea generale straordinaria del mese prossimo. Ethos si rallegra tuttavia del fatto che CS stia ridimensionando notevolmente le sue rischiose attività di investment banking per concentrarsi sulla gestione patrimoniale.

Ritornare a una banca “solida come le montagne svizzere”

Molti dei recenti problemi della banca sono derivati da grosse operazioni poi finite male, come le scommesse perse su Greensill e Archegos.

Andreas Ita, socio dirigente di Orbit36, una società di consulenza per la gestione del rischio con sede a Zurigo, ritiene che CS abbia fatto le scelte giuste nella sua revisione strategica. “Ha senso ridurre l’investment banking. A nostro avviso non ci sono molte altre opzioni realistiche a disposizione”, dice a swissinfo.ch.

“È sensato raccogliere 4 miliardi di franchi svizzeri per coprire i costi di ristrutturazione. Sarebbe stato rischioso avviare la trasformazione strategica senza questo capitale aggiuntivo”, afferma Ita.

Il presidente del Consiglio di amministrazione di CS Axel Lehmann ha fatto riferimento al padre fondatore della banca, Alfred Escher, quando giovedì si è rivolto ai media. Lehmann ha detto che il suo compito è di “ricostruire il Credit Suisse con fondamenta solide, solide come le nostre montagne svizzere. Una banca orgogliosa delle sue radici elvetiche e della sua portata globale”.

Per raggiungere questo obiettivo, CS si sta allontanando dal mondo frenetico del trading di Wall Street negli Stati Uniti, per orientarsi invece verso la sicurezza dei petrodollari in Medio Oriente.

Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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