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Credit Suisse: via libera all’aumento di capitale di 4 miliardi

logo del credit suisse sulla facciata di un palazzo
Con l'entrata della Saudi National Bank, il Credit Suisse è un po' meno elvetico. © Keystone / Michael Buholzer

L'assemblea straordinaria degli azionisti ha approvato mercoledì l'aumento di capitale di 4 miliardi di franchi e l'entrata della Saudi National Bank, che diventa il nuovo principale azionista. Una boccata d'ossigeno benvenuta per una banca che prevede un'ulteriore perdita nel quarto trimestre.

L’aumento di capitale in due fasi proposto a fine ottobre dal consiglio di amministrazione è stato approvato con oltre il 90% dei voti. L’assemblea si è tenuta presso la sede centrale della società a Zurigo e si è svolta senza la presenza di persona degli azionisti e delle azioniste. Non è nemmeno stata trasmessa online.

Dall’assemblea è arrivato anche il via libera all’entrata nel capitale della Saudi National Bank (SNB). L’istituto saudita diventa così il nuovo principale azionista della grande banca. A termine, la più grande banca del mondo arabo punta a un controllo del 9,9% di Credit Suisse.

I sauditi si erano impegnati in anticipo ad acquistare le nuove azioni al prezzo di 3,82 franchi, mentre gli altri fondi dovranno provenire dagli azionisti esistenti, che riceveranno ora diritti di sottoscrizione per l’acquisto di nuovi titoli CS. Le condizioni esatte saranno annunciate giovedì.

Credit Suisse necessita di nuovi capitali per finanziare la profonda ristrutturazione presentata a fine ottobre. Allo stesso tempo la banca continua a rimanere in gravi difficoltà: stamani ha annunciato che nel quarto trimestre potrebbe subire una perdita ante imposte di 1,5 miliardi di franchi. Si tratterebbe del quinto trimestre in rosso consecutivo.

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L’avvertimento sugli utili non è stato per nulla gradito dal mercato: in mattinata, in borsa il titolo è arrivato a perdere sino al 6%, per poi stabilizzarsi su una contrazione del 5%. Il valore CS, che era tornato sotto i 4 franchi lunedì, ha toccato oggi un minimo a 3,62 franchi, un corso solo poco più in alto del punto più basso di tutti i tempi, i 3,52 franchi raggiunti (in giornata) lo scorso 3 ottobre. La performance attuale da inizio 2022 rimane così da dimenticare: -57%.

Fuggi fuggi della clientela

La clientela sta intanto partendo a frotte. Credit Suisse ha rivelato di aver iniziato a registrare uscite di depositi e asset nelle prime due settimane di ottobre ad una velocità “che eccedeva in maniera sostanziale” quella vista nel terzo trimestre e che sono costate, tra il 30 settembre e l’11 novembre, flussi netti in uscita pari a circa il 6% del totale.

Sebbene la velocità delle perdite di masse nell’amministrazione patrimoniale si sia “ridotta sostanzialmente dagli elevati livelli delle prime due settimane di ottobre”, gli asset in gestione sono comunque scesi di “circa il 10%” rispetto alla fine del terzo trimestre 2022, una somma pari a circa 84 miliardi di franchi.

Numerose disavventure

Come si ricorderà, la banca è stata scossa da ripetute disavventure: in particolare il fallimento nel marzo 2021 della società finanziaria britannica Greensill Capital, in cui erano stati impegnati 10 miliardi di dollari attraverso quattro fondi, e l’implosione – nello stesso mese del medesimo anno – di Archegos Capital Management, il family office (cioè una società che gestisce uno o più patrimoni familiari) di un finanziere newyorkese di origine coreana, che è costata circa 5 miliardi di dollari alla banca svizzera.

Per far fronte alla situazione, il 27 ottobre i vertici hanno annunciato un importante piano di risanamento che comprende una ristrutturazione – definita radicale – della sua divisione investment banking e il taglio di 9’000 posti di lavoro entro il 2025: di questi quasi 2’000 spariranno in Svizzera, 540 dei quali entro Natale.

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