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Note positive per le élite economiche svizzere

persone in un ufficio
Politici ed esponenti delle lobby riuniti durante una sessione del Parlamento svizzero. Keystone / Peter Klaunzer

Le élite economiche possono essere delle importanti creatrici di valore per l'intera società. In Svizzera, il loro contributo è elevato, tanto che il Paese si situa sul podio della classifica stilata dall'Università di San Gallo.

Vi sono Paesi in cui le élite accumulano ricchezze e potere con pochi effetti ridistributivi per la società e altri in cui, per tutta una serie di ragioni, queste stesse élite svolgono un ruolo importante a profitto dell’intera comunità.

A stilare una classifica dei Paesi dove le élite contribuiscono a creare o a distruggere valore è l’Università di San Gallo. Per l’EQx Elite Quality ReportCollegamento esterno, i ricercatori dell’ateneo della Svizzera orientale hanno utilizzato 72 indicatori, che includono, tra le altre cose, il peso del sistema normativo, la tassazione, i monopoli di Stato, l’uguaglianza di genere, le spese statali, la corruzione o ancora il potere dei sindacati.

Svizzera al secondo posto

Sui 32 Paesi presi in esame, Singapore è quello in cui le élite hanno l’impatto più importante, perché “basano il loro modello di affari sulla creazione di valore” e si astengono dall’inseguire “attività di ricerca di rendita” (‘rent seeking’). Al secondo posto di questa particolare classifica figura la Svizzera, seguita dalla Germania.

In fondo alla graduatoria, invece, vi sono Sudafrica, Argentina ed Egitto. In Sudafrica, ad esempio, il “livello di ricerca di rendita è tra i più alti al mondo e quindi la maggior parte della crescita economica si traduce in disuguaglianza”. Ciò è principalmente dovuto al fatto che politica e business siano particolarmente intrecciati, il che favorisce questa situazione.

Per quanto concerne la Svizzera, il buon risultato è da attribuire in particolare alla “forte decentralizzazione e al sistema di democrazia diretta”, nonché all’approccio non interventista dello Stato. Tra i punti negativi, lo studio dell’Università di San Gallo menziona l’elevata concentrazione di multinazionali dominanti e le restrizioni burocratiche per la creazione di nuove imprese.

Più in generale, nei paesi asiatici le élite vanno spesso a braccetto con il potere politico, ma questo aspetto è compensato dal fatto che riescono a creare valore aggiunto, secondo Tomas Casas, uno degli autori del rapporto. Nei paesi anglosassoni la tendenza è invece opposta: il modello di business basato sulla ricerca di rendita è più diffuso, ma le élite hanno meno peso politico, riflesso di un’alta qualità delle istituzioni. Paesi come la Germania o la Svizzera si situano invece a metà strada tra questi due poli.

Italia a metà classifica

L’Italia, dal canto suo, si trova a metà classifica, dopo Francia e Israele e prima di Spagna e Kazakistan.

Le élite italiane sono relativamente deboli e sembrano “disinteressate alla creazione di valore, cercando piuttosto, appena si presenta l’occasione, di agguantare una ricerca di rendita”, si legge nel rapporto.

Un’altra importante “debolezza del sistema è l’incapacità del Governo di dare una risposta al cambiamento”. Con la crisi causata dal coronavirus, l’alto livello d’indebitamento e la disoccupazione che incombe, la capacità dell’economia e dei cittadini di recuperare dipenderà soprattutto dall’abilità del Governo di “creare incentivi per la creazione di valore da parte delle piccole e medie imprese, di ridurre il debito e la disoccupazione, sradicando nel contempo le attività basate sul modello della ricerca di rendita”.

tvsvizzera.it/mar/mga

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