La televisione svizzera per l’Italia

Como chiede aiuto agli ospedali svizzeri

Primo piano di paziente intubato in cure intense, il volto è sfocato ma si capisce da tubi e apparecchi
Durante la prima ondata, la Svizzera si era detta disposta ad accogliere pazienti italiani analogamente con quanto fatto con alcuni francesi [immagine d'archivio]. Keystone / Laurent Gillieron

"Il triangolo Como-Monza-Varese sta subendo quello che è successo a Bergamo nella prima ondata. La situazione è al limite delle possibilità e del collasso". È l'allarme lanciato martedì in una trasmissione televisiva de La7 da Claudio Zanon, direttore sanitario dell'Ospedale Valduce di Como. Zanon, risentito mercoledì dalla Radio svizzera RSI, rivolge un appello anche agli ospedali del vicino canton Ticino: accogliete i nostri malati.

“In questo triangolo” aveva aggiunto Zanon, la cui struttura è un ospedale privato equiparato pubblico, “da circa un giorno alcuni pazienti vengono mandati in altre province lombarde. Com’è successo nella prima ondata, si cerca di darsi una mano l’uno con l’altro per evitare di arrivare al completo collasso degli ospedali”.

Una situazione “ampiamente compromessa e molto difficile” della quale, martedì sera, il direttore generale dell’Azienda socio-sanitaria territoriale (Asst) Lariana Fabio Banfi ha fornito le cifre, pur sottolineando che l’ospedale Sant’Anna -struttura hub Covid- “non è al collasso e continua a garantire cura e assistenza ai propri pazienti” e appellandosi alle sinergie a tutti i livelli della rete ospedaliera per evitare “allarmismi e drammatizzazioni eccessive”.

Il Sant’Anna ha a disposizione circa 320 posti letto per pazienti affetti da coronavirus. Dei 310 pazienti che accoglie al momento, 125 sono ventilati e 185 no.

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“Abbiamo avuto un aumento progressivo di quelli che sono stati i contagi e oggi il triangolo Varese-Como-Monza, insieme a Milano, sta vivendo la stessa realtà che hanno vissuto Bergamo, Brescia e Cremona nella prima ondata”, ribadisce Claudio Zanon mercoledì alla Radio svizzera, “con una quantità di pazienti che si rivolgono ai pronto soccorso e posti letti completamente pieni”.

“Faremo il possibile”

Zanon rivela di aver già trasformato una delle sale operatorie in due posti di terapia intensiva e che per aumentare i posti letto sono state disposte delle brandine da campo. “Faremo il possibile [per non dover operare delle scelte] ma se continua a crescere, nel giro di 10-15 giorni non ce la facciamo più. Speriamo di stabilizzare la curva perché se no diventa una catastrofe umanitaria”.

Il direttore del Valduce, che riferisce di situazioni altrettanto gravi a Varese e Monza, chiude l’intervista lanciando un appello ai nosocomi della vicina Svizzera. “Se gli ospedali possono dare una mano che ci contattino, o contattiamo noi loro, ma se tra Paesi confinanti ci diamo una mano [è meglio] perché quello che succede oggi a noi potrebbe capitare a voi domani. Il virus non si ferma alle frontiere”.

Disponibilità svizzera

Non risultano al momento contatti di autorità italiane con la Svizzera per richiedere l’accoglienza di pazienti, analogamente con quanto fatto durante la prima ondata di Covid dagli ospedali della Svizzera francese con pazienti provenienti dalla Francia. La scorsa primavera il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis, riferendo della trentina di trasferimenti da oltre confine, aveva dichiarato di aver comunicato la stessa disponibilità all’Italia.

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Nel servizio RSI, l’intervista integrale a Claudio Zanon.

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