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La paura del coronavirus accresce il risentimento anti-occidentale in Thailandia

Ministre thaïlandais de la santé
Il ministro della sanità thailandese Anutin Charnvirakul ha biasimato gli occidentali che si rifiutano di indossare le maschere. Keystone / Narong Sangnak

La pandemia di coronavirus, che ha avuto origine in Cina, ha suscitato in Occidente risentimenti nei confronti dei cinesi, se non di tutti gli asiatici. Da quando l'epicentro di Covid-19 è migrato dalla Asia all'Europa, la tendenza si è invertita: in Thailandia, ad esempio, sono ora gli occidentali a provare l’ostilità della popolazione locale.

I thailandesi sono noti per i loro sorrisi e l’ospitalità. Con oltre 39 milioni di turisti nel 2019, di cui circa 210’000 svizzeri, il regno asiatico è abituato ad accogliere il mondo intero. E la convivenza in genere non crea problemi. Tuttavia, poiché l’Europa è diventata la fonte più importante di coronavirus e la maggior parte dei suoi paesi sono classificati a rischio, sono ora i thailandesi a guardare con occhio cattivo i “farang” (un termine usato per designare gli occidentali bianchi).

Il ministro della sanità getta olio sul fuoco

Anutin Charnvirakul, ministro della sanità in Thailandia, è una figura politica controversa, nota per i suoi sfoghi verbali. Il 7 febbraio si è recato nella metropolitana di Bangkok per promuovere l’uso di maschere protettive e distribuirle ai passanti. In seguito al rifiuto di diversi turisti occidentali, ha perso la pazienza e ha denunciato i “maledetti farang”, che non indossano maschere e “dovrebbero essere espulsi dalla Thailandia”.

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Benché Charnvirakul si sia scusato alcuni giorni dopo per aver perso la pazienza, questo sentimento di ostilità ha contagiato una parte della popolazione che ha cominciato a vedere in ogni occidentale un potenziale pericolo. Il gestore della pagina Facebook “Spotlight Thailand” di Phuket, che ha quasi 600’000 iscritti, ha pubblicato all’inizio di aprile dei messaggi in cui invita i thailandesi a procurarsi delle fionde per “cacciare” i farang che non rispettano le raccomandazioni del governo. Questi messaggi sono stati condivisi e commentati da migliaia di utenti.

Dopo che le autorità locali e i consolati hanno ricevuto molti appelli da turisti ed espatriati preoccupati per la loro sicurezza, i “post” sono stati rimossi dai social network.

Espatriati ben integrati

Una festa sul tetto di una villa, surfisti sulla spiaggia, interi gruppi che vanno in giro senza maschere… atteggiamenti simili hanno offerto ottimi spunti alla stampa thailandese per biasimare gli occidentali. Tuttavia, se è vero che alcuni turisti fanno notizia perché non rispettano le misure introdotte per contenere l’epidemia, la maggior parte di loro si attiene alle regole e cerca di organizzarsi per tornare a casa il prima possibile.

Purtroppo, a pagare il prezzo delle inciviltà di alcuni individui sono ora numerosi altri turisti ed espatriati che risiedono in Thailandia.

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Circa 440’000 stranieri vivono in Thailandia tutto l’anno. Tra di loro ci sono quasi 10’000 cittadini svizzeri. Il rischio di essere vittima di atti di razzismo legati al coronavirus è minore per gli espatriati, dato che sono spesso integrati nella società locale: sono conosciuti nella loro città o nel loro villaggio, parlano in parte il tailandese, hanno dimestichezza con gli usi e i costumi e indossano maschere anche al di fuori del periodo pandemico.

“Dal momento che ci sono pochi farang dove vivo e che sono conosciuto da molto tempo, non ho sentito davvero alcun razzismo fino ad ora. Ma posso ben immaginare che le persone con poca o nessuna istruzione stiano cercando i colpevoli. Tuttavia, lo faranno solo se sono in gruppo. Se dovessero affrontare uno straniero da soli, difficilmente avrebbero il coraggio di aprire la bocca”, ha dichiarato uno svizzero residente in Thailandia a swissinfo.ch.

Comportamenti imperdonabili

Lukas Messmer, il corrispondente della televisione svizzera in lingua tedesca SRF in Thailandia, dice che, al contrario, “avere la pelle bianca qui offre piuttosto dei privilegi”. A Pattaya e Phuket dei turisti di sono stati insultati perché non indossavano maschere. “Questo è un comportamento imperdonabile”, dice.

I thailandesi, e gli asiatici in generale, sono stati esortati dalle autorità a indossare le maschere, sostenendo che contribuiscono in modo significativo a rallentare la diffusione del virus. Indossare una maschera è anche visto come un segno di rispetto per gli altri.

In Europa, al contrario, molti medici hanno consigliato alle persone di non indossare maschere, sostenendo che la loro efficacia nell’arginare la diffusione della malattia non è provata e che le persone non le usano comunque in modo corretto.

Svizzera-Thailandia: un legame speciale

Nel 2018, 9330 cittadini svizzeri vivevano stabilmente in Thailandia. È il Paese asiatico che attira il maggior numero di connazionali espatriati. Il numero di svizzeri che vivono in Thailandia è più che quadruplicato negli ultimi 20 anni.

Forti legami storici ed economici legano i due Paesi. I primi contatti risalgono al XVII secolo. La Svizzera ha aperto un consolato onorario a Bangkok nel 1932, seguito da un’ambasciata nel 1949.

Dopo Singapore, la Tailandia è il più importante partner commerciale della Svizzera nel Sud-est asiatico.

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Traduzione di Armando Mombelli

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