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Couchepin: un uomo di stato rispettato, ma non amato

Pascal Couchepin e Christoph Blocher: un rapporto d'odio-amore in governo Keystone

Nella sua azione politica Pascal Couchepin ha sempre giocato d'attacco e d'anticipo privilegiando spesso la provocazione e l'effetto sorpresa. Il ministro elvetico dimissionario ha raccolto più soddisfazioni all'estero che in Svizzera, dove non è riuscito a riformare le assicurazioni sociali.

Pascal Couchepin non ha mai temuto l’impopolarità delle sue idee. Alla vigilia delle elezioni federali del 2003 propone una serie di misure per riformare il sistema pensionistico, fra le quali l’aumento dell’età di pensionamento a 67 anni. Una proposta che solleva un’ondata di reazioni negative e d’incomprensione.

Nel 2009 il ministro dell’interno dimissiona dal governo a 67 anni compiuti in linea con le sue idee e convinto che il tempo gli darà ragione sulla necessità di aumentare l’età di pensionamento in Svizzera. Una coerenza che la popolazione fatica talvolta a capire e interpreta come arroganza.

Fra la percezione pubblica negativa e la reale statura politica c’è infatti un divario che lo stesso Couchepin non ha mai voluto colmare. Fermo nelle sue convinzioni e contrario alla ricerca del consenso facile in politica non ha mai seguito gli umori del momento e i sondaggi.

Nessuno è profeta in patria

Nei suoi undici anni trascorsi nel governo elvetico Couchepin ha paradossalmente dato il meglio di sé nelle relazioni internazionali. In qualità di ministro dell’economia si è battuto con successo a favore della prima serie di accordi bilaterali con l’Unione Europea.

Nelle vesti di presidente della Confederazione – nel 2003 e nel 2008 – ha avuto un occhio di particolare riguardo verso l’Europa e i paesi emergenti, come Cina, Russia, India e Azerbaijan.

In qualità di ministro della cultura è di nuovo in Turchia nel 2007 per sottoscrivere un accordo bilaterale per il rimpatrio dei beni culturali. Ma soprattutto per chiudere un conto aperto con l’allora ministro della giustizia Christoph Blocher che quattro mesi prima ad Ankara aveva pubblicamente rimesso in discussione la norma anti-razzista in Svizzera.

Couchepin non si lascia sfuggire l’occasione per ribadire l’importanza della norma elvetica contro il razzismo e per sconfessare pubblicamente le affermazioni provocatorie del collega di governo.

Lo scontro con Blocher

Fra il 2003 il 2007 il sanguigno Couchepin trova un rivale degno del suo temperamento in governo: il leader incontrastato dell’Unione democratica di centro (UDC) Christoph Blocher.

La rivalità con Blocher – che manifesta a più riprese il suo disprezzo per le istituzioni – consente a Couchepin di profilarsi come uomo di stato che difende i valori fondamentali della Confederazione elvetica: lo stato di diritto, la separazione dei poteri, l’indipendenza dei tribunali, la protezione delle minoranze e la convivenza pacifica fra popoli e religioni.

Abituato alla lotta politica senza esclusioni di colpi l’animale politico Couchepin dà il meglio di sé nello scontro con Christoph Blocher. Nel dicembre 2007 il parlamento non rielegge Blocher in governo.

Couchepin vince la sfida personale con Blocher, ma il Partito liberale radicale perde la sfida nei confronti dell’UDC che raggiunge quasi il 30% dei consensi alle elezioni parlamentari.

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Le riforme mancate

Senza l’assillo di Blocher il ministro vallesano può di nuovo concentrarsi maggiormente sulla riforma delle assicurazioni sociali annunciate nel 2003, quando Couchepin prende le redini del Dipartimento federale dell’interno al posto della ministra socialista Ruth Dreifuss.

Un dipartimento fortemente voluto da Couchepin che dichiara pubblicamente di voler riuscire a contenere l’aumento dei premi dell’assicurazione malattie entro limiti accettabili. In un primo tempo il ministro della sanità sembra riuscire a raggiungere l’ambizioso obiettivo.

All’inizio del 2009, tuttavia, gli assicuratori malattie annunciano aumenti di premio compresi fra il 10 e il 20% per il 2010. Couchepin cerca di salvare il salvabile e annuncia una serie di misure urgenti, come la contestata tassa di 30 franchi per consultazione medica.

Poi l’annuncio a sorpresa: nel bel mezzo della battaglia sui premi dell’assicurazione malattie il combattivo Couchepin decide di gettare la spugna. Ha fallito l’obiettivo di limitare l’aumento dei premi dell’assicurazione malattie a livelli sopportabili. Non si può certo rimproverare al ministro della sanità di essere rimasto con le mani in mano, poiché ha utilizzato tutto il margine di manovra possibile per contenere i costi.

Nel sistema politico elvetico, basato sulla paziente ricerca del compromesso e sulle riforme a piccoli passi, Couchepin non ha tuttavia saputo realizzare le riforme annunciate dello stato sociale.

Prigioniero delle proprie convinzioni e ostaggio di un parlamento spesso dominato dagli interessi particolari, il ministro della sanità non ha saputo mettersi all’ascolto della popolazione e dei suoi bisogni. Ma forse il tempo gli darà ragione.

Andrea Arcidiacono, Berna, swissinfo.ch

Pascal Couchepin è nato a Martigny (Vallese) il 5 aprile 1942. Ha conseguito la laurea in giurisprudenza all’Università di Losanna e il brevetto di avvocato-notaio nel suo cantone di origine.

Membro del Partito liberale radicale vallesano, Pascal Couchepin è stato eletto in Consiglio nazionale nel 1979 ed è entrato in Governo nel 1998.

Fino alla fine del 2002 ha diretto il Dipartimento federale dell’economia, mentre dal 2003 è titolare di quello dell’Interno, che comprende sicurezza sociale, sanità, educazione, formazione, ricerca e cultura.

Ha ricoperto la carica di Presidente della Confederazione nel 2003 e nel 2008.

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