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Cosa mi ha insegnato la conferenza sulla diplomazia scientifica di Ginevra

Sara Ibrahim

La scienza è un diritto umano e dovrebbe essere universale, aperta e accessibile a tutti in maniera equa ed etica. È questo il principale messaggio lanciato da Ginevra la settimana scorsa durante la prima edizione del summit di anticipazione di scienza e diplomazia GESDA.

Come si fa a portare la scienza dai laboratori e dalle aule universitarie alla gente comune? È la domanda chiave che ha acceso la miccia di GESDA, il nuovo evento ginevrino di anticipazione e accelerazione scientifica conclusosi sabato scorso. La piattaforma di GESDA mira a creare un solido connubio tra scienza e diplomazia per anticipare le maggiori rivoluzioni tecnologiche future e permettere a tutta l’umanità – e non solo a un gruppo ristretto di privilegiati – di usufruirne.

La Svizzera è una fervente sostenitrice della “diplomazia scientifica”. Non perdete la nostra intervista all’ambasciatore Alexandre Fasel, incaricato speciale della Confederazione per la diplomazia scientifica a Ginevra:

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Il diritto alla scienza è riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, secondo la quale tutti dovrebbero poter beneficiare delle scoperte scientifiche. Nonostante ciò, questo diritto è spesso ignorato e non è inserito tra le priorità delle grandi potenze mondiali, come la pandemia di coronavirus sta mostrando.

In alcune aree del mondo, infatti, meno dell’1% della popolazione è vaccinata e questa disuguaglianza mina la ripresa economica globale, ha fatto notare l’Organizzazione mondiale della sanitàCollegamento esterno. E mentre un tempo la ricerca scientifica era una questione di Stato, ora è sempre più in mano ad attori privati che spesso agiscono non tenendo conto dei diritti fondamentali.

Facendo dialogare esperti dal mondo scientifico, politico e attori privati, GESDA si pone l’ambizioso obiettivo di creare le basi per una lingua franca dedicata alla scienza, che le permetta di agire da strumento globale di prosperità ed equità sociale. Non è un caso che si faccia questo tentativo dalla capitale mondiale dell’internazionalità e del multilateralismo: Ginevra.

Un “radar” per anticipare le rivoluzioni tecnologiche future

Ma sarà l’ennesimo bla bla bla o possiamo aspettarci dei risvolti concreti? L’ho chiesto al mio collega Zeno Zoccatelli, che ha condiviso le sue riflessioni alla luce dell’esperienza di GESDA:

Varcando la porta del Campus Biotech a Ginevra, avevo ancora in testa il discorso recente di Greta Thunberg a Milano, in cui criticava il “bla bla bla” dei leader mondiali che, confrontati con la crisi climatica, discutono e promettono mari e monti, ma non agiscono mai.

Il sospetto di avere di fronte a me tre giorni di “bla bla bla” era forte. E non ero l’unico, pare. Invitata a parlare durante la conferenza di apertura del summit, la ministra delle relazioni internazionali e della cooperazione sudafricana Naledi Pandor ha concluso una lunga serie di discorsi dicendo: “Ora però queste parole devono diventare fatti”.

Succederà? È ancora troppo presto per dirlo, ma sicuramente dal summit sono uscito meno pessimista di quanto non lo fossi entrando.

Una delle ragioni è il GESDA Science Breakthrough RadarCollegamento esterno, creato dalla fondazione con la collaborazione di centinaia di scienziati in tutto il mondo, che è uno dei primi risultati concreti di GESDA.

Si tratta di una piattaforma continuamente aggiornata che illustra quali potrebbero essere i progressi scientifici dal potenziale rivoluzionario tra 5, 10 e 25 anni in diversi ambiti, dall’intelligenza artificiale allo sfruttamento delle risorse nello spazio, passando per l’ingegneria genetica e l’eco-rigenerazione.

È pensato per permettere a Stati, organizzazioni internazionali, ONG e società civile di attivarsi in anticipo per non lasciarsi sorprendere (e fregare) quando queste rivoluzioni diventeranno realtà.

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Ed è proprio questo sguardo concreto sull’avvenire a entusiasmare di più la comunità scientifica, che a volte è scettica nei confronti di iniziative che portano a molte chiacchiere ma a poche azioni.

Inoltre, se si vuole scongiurare la minaccia incombente di una “seconda guerra fredda” su scienza e tecnologia, diplomatici e scienziati devono avere accesso alle rispettive comunità, afferma il chairman di GESDA nell’episodio del nostro podcast “Inside Geneva” che vi consiglio di ascoltare.

Lo spauracchio della “seconda guerra fredda” non lascia indifferenti i governi stranieri. L’amministrazione di Joe Biden ha espresso interesseCollegamento esterno per il progetto svizzero di diplomazia scientifica, ritenendolo una possibilità fantastica per incoraggiare scelte audaci e necessarie sia nell’innovazione che nelle partnership.

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Umani e tecnologie più vicini che mai

Tra 25 anni, l’IA potrebbe avvicinarsi a un’intelligenza simile a quella umana e le macchine potrebbero eguagliare se non superare gli esseri umani in molte mansioni, aumentando la produttività. Ciò, allo stesso tempo, avrà delle implicazioni sull’occupazione e ci costringerà a ripensare il nostro ruolo nella società.

Uno strumento come il radar può aiutare la comunità internazionale ad assicurare un futuro tecnologico che vada a beneficio dell’umanità e non contro i suoi interessi, sostengono gli organizzatori di GESDA. Questo servirà anche a promuovere l’inclusione della scienza nelle discussioni delle organizzazioni internazionali e dei governi, scrive il mio collega Dorian Burkhalter.

Anche Dorian ha condiviso con noi alcune impressioni e riflessioni sull’evento, anche piuttosto critiche:

L’idea dietro il motto di GESDA – usare il futuro per costruire il presente – non è completamente nuova. Dopo tutto, la fantascienza ci ha a lungo incoraggiato a pensare a una varietà di futuri che potremmo volere o non volere sperimentare.

Eppure, l’idea non ha sempre aiutato i nostri governi e le organizzazioni internazionali a costruire il futuro che avevamo sperato.

Non abbiamo prevenuto gli impatti negativi dell’intelligenza artificiale. Mentre molti di noi hanno beneficiato dell’accesso a Internet, quasi la metà della popolazione mondiale rimane offline. Lo stesso vale per la distribuzione iniqua dei vaccini.

Per molti diplomatici presenti al summit, non è facile dare un senso alle tendenze scientifiche future, soprattutto quando l’attualità assorbe già tutta l’attenzione. La questione sollevata è stata: le nostre attuali istituzioni internazionali di governance sono adatte ad affrontare le sfide e le opportunità che potrebbero materializzarsi tra 25 anni?

La creazione di una piattaforma specificamente progettata per rispondere a questa domanda è una gradita aggiunta al ricco ecosistema di Ginevra.

SWI swissinfo.ch continuerà a seguire gli sviluppi di GESDA e del suo radar scientifico. Voi cosa ne pensate? Inviateci i vostri commenti!

La scienza è fatta di volti e di storie

emmanuelle Logette foto
Emmanuelle Logette è biologa molecolare per il progetto Blue Brain del Politecnico federale di Losanna (EPFL). EPFL

Quando si parla di scienza, però, non bisogna dimenticare che dietro a ogni innovazione, dietro a ogni piccola e grande scoperta che ci permette di fare passi avanti e migliorare la nostra vita ci sono storie personali e volti di uomini e donni impegnati in prima linea per il progresso scientifico.

Concludiamo questa newsletter con una nuova testimonianza per le serie “Donne nella scienza”. Questa volta a parlare è Emmanuelle LogetteCollegamento esterno, biologa molecolare per il progetto Blue Brain del Politecnico federale di Losanna (EPFL):

Quando ero piccola e la gente mi chiedeva che lavoro avrei voluto fare da grande, rispondevo sempre: “Voglio fare la ricercatrice”.  Durante il mio primo corso di genetica, ho scoperto che i cromosomi, il DNA, i geni e le malattie genetiche mi affascinavano. Da quel momento in poi, ho capito che era ciò che volevo studiare.

Ancora oggi, la biologia genetica e molecolare mi affascina; è incredibile che una singola base difettosa su 3 miliardi di basi del nostro genoma possa portare a una drammatica malattia genetica.  Se trovi qualcosa che ti affascina, segui quella strada e vedi dove ti porta.

Ci rivediamo il 12 novembre con una newsletter dedicata alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP26! 

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