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Così così il Merlot, eccezionali i bianchi romandi

L'annata 2002 non sarà delle migliori per il Merlot del Ticino Keystone Archive

La vendemmia 2002 non è stata delle migliori in Ticino, dove una meteo poca generosa ha compromesso la quantità, se non la qualità del raccolto.

Soddisfatti invece i viticoltori romandi, che si aspettano un vino d’annata eccezionale.

Nella parte occidentale della Svizzera, il mese di settembre è stato caratterizzato dal vento freddo, che insieme al sole ha contribuito a far aumentare la concentrazione zuccherina nell’uva. Di che soddisfare i viticoltori, che grazie all’ottimo raccolto potranno realizzare un eccellente millesimo.

In Romandia, l’uva raccolta quest’anno aveva un tenore zuccherino molto elevato, per cui la qualità del vino si annuncia migliore a quella della vendemmia 2001. Anzi, secondo alcuni enologi, l’annata 2002 potrebbe addirittura rivaleggiare con quella del 2000, giudicata eccezionale.

Meno rosea invece la situazione in Ticino. “Già la fioritura della vite è stata negativamente influenzata dal clima”, afferma Franco Matasci, direttore dell’Azienda agraria cantonale di Mezzana, “e poi la grandine e le piogge hanno fatto il resto”.

Sul piano qualitativo, però, il raccolto è risultato migliore del previsto. Anche se per il merlot del Ticino non si può certo parlare di un’annata eccezionale, specialmente se paragonata a quelle del 2000 e del 2001.

Tuttavia, nonostante qualche annata meno buona, negli ultimi decenni, il vino ticinese ha compiuto un notevole salto di qualità. E il merlot di casa ha saputo conquistarsi fama e onori anche oltre i confini nazionali.

Una lunga tradizione vinicola

Nel canton Ticino, sono secoli che si coltiva la vite per produrre vino. Una volta se ne produceva addirittura molto più di oggi. Verso il 1870, per esempio, il vigneto ticinese si estendeva su 8 mila ettari, coltivati con una trentina di diversi vitigni, e produceva oltre 5 milioni di litri all’anno.

Poi, alla fine del 19esimo secolo, la filossera – una malattia della vite – distrusse quasi interamente i vigneti del cantone, dando contemporaneamente il via a una nuova era: quella del merlot.

“Il vitigno tipico del bordolese”, ci spiega Cesare Valsangiacomo, uno dei pionieri del merlot ticinese, “viene innestato sui ceppi di vite americana, che offre una buona resistenza al flagello della malattia”. E così, il merlot ha saputo adattarsi benissimo al clima subalpino, “riuscendo in pochi decenni riuscì a soppiantare i vitigni nostrani sopravvissuti”.

Alto rendimento per un vino da grotto

Ma pur facendola da padrone a livello territoriale, sul piano qualitativo il merlot ticinese non era granché. Fin verso la fine agli anni settanta, il grosso della produzione era concentrato soprattutto nelle grandi cantine delle due cooperative e di alcuni grossi commercianti, che miravano più al rendimento che alla qualità.

E sebbene la superficie globale dei vigneti si fosse ridotta a meno di mille ettari, il merlot subalpino, pur morbido e gradevole, era rimasto senza carattere.

“Anche perché era fatto soprattutto per il gusto di allora”, ricorda Daniel Huber, uno dei più prestigiosi produttori. “Era un vino da vacanza, che doveva piacere ai turisti confederati, che grandi intenditori non erano e andavano a berlo dai boccalini, le tipiche tazze panciute di terracotta, al fresco dei grotti”.

Metodi selettivi per avviare la svolta

Ironia della sorte, il merlot del Ticino riuscì a compiere un notevole salto di qualità proprio grazie all’iniziativa di giovani viticoltori svizzeri tedeschi come lo stesso Huber, provenienti dalle scuole agrarie d’oltralpe.

Presto seguiti da colleghi romandi e ticinesi, questi pionieri del “nuovo merlot” cominciarono a introdurre, nella seconda metà degli anni 70, metodi di coltivazione molto più selettivi.

“Le nostre tecniche di vinificazione si ispiravano più alla tradizione bordolese che non ai dettami del massima resa sulla pianta”, conferma Daniel Huber. Risultato: in un paio di decenni, molti merlot ticinesi hanno raggiunto un tale grado di qualità da poter competere, in degustazioni alla cieca, con i più rinomati vini del mondo.

“Questa evoluzione ha avuto un’influenza favorevole su tutta la produzione cantonale, tanto che oggi non si rischia praticamente più di imbattersi in un cattivo merlot ticinese”, afferma dal canto suo Cesare Valsangiacomo, “anche perché le autorità cantonali, con una assennata politica dei prezzi dell’uva e con l’istituzione del marchio VITI di qualità, hanno stimolato i vini-viticoltori a migliorare i metodi di produzione”.

La passione dell’enologia

“Oggigiorno, in Ticino, su una popolazione di poco più di 300 mila persone, sono attivi quasi 4mila viticoltori, molti dei quali vinificano in proprio”, conferma Sergio Monti, produttore e presidente della Federazione dei viticoltori svizzeri. “E questo è un segno che quella dell’enologia è una passione oltremodo diffusa nel cantone subalpino”.

Tuttavia, la maggior parte dei 45mila ettolitri di vino prodotti ogni anno provengono dalle cantine di una quarantina di ditte. “E la produzione cantonale non si limita al merlot”, specifica Sergio Monti. “Ci sono anche vini ottenuti da varietà quali i cabernet sauvignon e franc, il pinot nero e altre varietà, che a volte vengono assemblati allo stesso merlot. E c’è pure una produzione di vini bianchi, come vari chardonnay, chasselas, sémillon e sauvignon”.

La più alta concentrazione di merlot

Ciò non toglie che il vino ticinese per eccellenza è pur sempre il merlot. “Che in nessuna altra parte del mondo, nemmeno nel bordolese, è presente in una tale concentrazione”, afferma con malcelato orgoglio Cesare Valsangiacomo, “visto che qui abbiamo mille ettari coltivati praticamente solo a merlot”.

Un merlot che, in alcuni casi, ha saputo conquistarsi fama internazionale, grazie all’introduzione della vinificazione in barrique. Il legno pregiato delle piccole botti, infatti, ben si sposa con le caratteristiche del vino, conferendogli quel tocco in più che, una volta maturo, lo rende particolarmente gradevole.

D’altro canto, le temperature autunnali relativamente fresche che si registrano in Ticino ritardano la maturazione dell’uva.

“Questo”, secondo Daniel Huber, ” è un fattore che favorisce il bouquet del nostro merlot, che ci guadagna in finezza”. “E in eleganza”, rincarano Cesare Valsangiacomo e Sergio Monti. È difficile non essere d’accordo. Salute!

Fabio Mariani, swissinfo

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