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Perché la Svizzera rimane al centro degli scandali di corruzione nello sport

Persone
Il presidente della FIFA Gianni Infantino (a sinistra) e il presidente del CIO Thomas Bach dirigono le due più potenti federazioni sportive internazionali con sede in Svizzera. Due federazioni che sono state regolarmente sotto i riflettori negli ultimi anni a causa di ripetuti scandali di corruzione. Keystone / Laurent Gillieron

Al pari del CIO e della FIFA, la maggior parte delle federazioni sportive internazionali ha sede in Svizzera. La frequenza dei casi di corruzione e di cattiva governance che le riguardavano avevano spinto Berna nel 2012 a reagire. Dieci anni dopo, nonostante alcuni miglioramenti, il problema continua a sussistere. La nostra inchiesta.

Sono passati 10 anni. In un rapporto del novembre 2012, l’Uffico federale dello sport imponeva alle federazioni sportive internazionali basate in Svizzera di “rinforzare la lotta contro la corruzione nei propri ranghi” e invitava le autorità a irrobustire la loro azione in materia di lotta contro la corruzione e le scommesse truccate nello sport.

“Ne va non solo dell’integrità dello sport, ma anche dell’immagine della Svizzera come paese che ospita un gran numero di federazioni sportive internazionali”, affermavano gli autori del rapportoCollegamento esterno. Quest’ultimo auspicava la creazione di un “sistema di buona governance […] armonizzato e vincolante a tutti i livelli della piramide degli sport organizzati” e domandava alla Svizzera di valutare un certo numero di misure, tra cui ‘”il maggiore rigore del diritto penale in materia di corruzione”.

Oggi occorre ammettere che se il segnale d’allarme ha sortito degli effetti, questi sono stati piuttosto limitati. Una breve ricerca tra gli organi dirigenti di alcune federazioni permette di constatare che i sospetti di malversazione rimangono frequenti. Un esempio tra i tanti riguarda l’attuale presidente della Federazione internazionale di pallavolo (FIVB), con sede a Losanna, il cittadino brasiliano Ary S. Graça. L’uomo è indagato dallo scorso maggio nel suo Paese per “frode, riciclaggio di denaro e usurpazione di identità”.

“Gli inquirenti affermano che Graça ha utilizzato il denaro di un accordo di sponsorizzazione tra il Banco do Brasil e la Federazione brasiliana di pallavolo per onorare dei contratti con presunte società fantasma”, indica un dispaccioCollegamento esterno dell’agenzia AP. Le indagini riguardano altre nove persone, tra cui il direttore generale della FIVB, Fabio Azevedo, anche lui cittadino brasiliano.

Persone sorridenti
Il ministro vodese Philippe Leuba (a destra) con il direttore generale del CIO Christophe De Kepper e il presidente del CIO Thomas Bach prima della partenza di una gara di ciclismo nel 2013. Le federazioni sportive internazionali hanno un’importanza economica centrale per il Canton Vaud Keystone / Jean-christophe Bott

Contattata da SWI swissinfo.ch, la federazione afferma che “queste accuse […] sono le stesse di altre precedenti che si solo rivelate false” e precisa, citando documenti giudiziari, che i due dirigenti sono stati “di conseguenza scagionati e il caso è stato ufficialmente chiuso.” Aggiunge che “il presidente e il direttore generale hanno ordinato ai loro avvocati di contestare vigorosamente tutti i tentativi di riciclare queste accusa” e indica che al momento “la procedura giudiziaria è sospesa in attesa della decisione della seconda istanza giudiziaria.”

Quadro legale molto duttile

Sebbene occorra evidentemente rispettare la presunzione di innocenza, sorprende constatare quanti sono gli scandali che vedono coinvolti alti dirigenti di federazioni sportive domiciliate in Svizzera. “Le organizzazioni sportive promuovono valori morali positivi. Le persone che hanno violato la legge, in particolare con atti di corruzione e di frode, non dovrebbero essere autorizzate a farne parte”, osserva il consigliere agli Stati ginevrino Carlo Sommaruga in un’intervista concessa a SWI swissinfo.ch.

“L’integrità dello sport sul campo di gioco può essere garantita solo se anche le organizzazioni che sostengono questa attività, in particolare le associazioni sportive e gli organizzatori di gare, si contraddistinguono per la propria integrità”, scriveva l’Ufficio federale dello sport nel suo rapporto del 2012.

Paradossalmente, per una persona determinata a compiere delle frodi, il diritto svizzero delle associazioni cade a fagiolo. “È composto di 20 articoli, pochi e molto poco vincolanti”, afferma Jean-Loup Chappelet, professore emerito all’Istituto superiore di studi in amministrazione pubblica dell’università di Losanna e profondo conoscitore delle federazioni sportive internazionali.

“Le federazioni sportive internazionali sottostanno solo in parte alle regole che in genere valgono per le aziende private.”

Ufficio federale dello sport

“Alla base, queste norme sono state create per le associazioni locali, per questo sono così liberali”, rincara la dose Yvan Henzer, avvocato presso Libra Law, uno studio di avvocatura losannese specializzato in diritto dello sport. Fondare un’associazione è estremante facile.

“Mettiamo che abbiate inventato un nuovo sport e che vogliate creare un’associazione sportiva internazionale basata in Svizzera, di cui sareste il presidente. Vi basta redigere degli statuti, riprendendo per esempio quelli di un’altra associazione, ed ecco che avete la vostra associazione di diritto svizzero”, spiega Henzer. Se l’associazione non ha scopi commerciali, non è neppure obbligatorio registrarla, precisa. “I membri sono responsabili del rispetto dello statuto e lo Stato non interferirà.”

Con il passare del tempo e l’arrivo in Svizzera di numerose federazioni sportive, organizzazioni mastodontiche come la Federazione internazionale di calcio (FIFA), con sede a Zurigo, hanno beneficiato dello stesso statuto dei piccoli club calcistici di paese, senza l’obbligo di tenere una contabilità o di pubblicare i conti, nonostante maneggiassero miliardi di franchi provenienti dagli sponsor e dai diritti televisivi per le grandi manifestazioni.

“Le federazioni sportive internazionali sottostanno solo in parte alle regole che in genere valgono per le aziende private […] nonostante realizzino fatturati notevoli e siano confrontate con il rischio di corruzione quanto queste ultime”, ammoniva già il rapporto dell’Ufficio federale dello sport.

La FIFA, dal canto suo, sostieneCollegamento esterno di presentare ogni anno un bilancio conforme ai principi contabili IFRS (International Financial Reporting Standards).

Acque torbide

L’inchiesta che riguarda il presidente della Federazione internazionale di pallavolo non è in effetti un caso isolato. Sempre a Losanna, ma stavolta nella Federazione internazionale del nuoto (FINA), il vice-presidente e in seguito presidente Husain Al-Musallam fa parlare di sé da quattro anni.

Secondo un dispaccio dell’agenzia APCollegamento esterno del settembre 2021, il cittadino kuwaitiano, che occupa anche la carica di direttore generale del Consiglio olimpico dell’Asia, è stato coinvolto nel 2017 in un’inchiesta del ministero statunitense della giustizia per “presunti racket e corruzione in relazione alla FIFA e alla politica calcistica internazionale” insieme al suo compatriota lo sceicco Ahmad Fahad Al-Sabah.

Ma non è tutto. Hussain Al-Musallam è stato tirato in ballo nel 2017 anche da un articolo del quotidiano britannico Times e del settimanale tedesco Spiegel Collegamento esternoa proposito dell’intercettazione di una sua conversazione con un partner commerciale, relativa a una sottrazione di denaro proveniente da contratti di sponsoring.

“Le organizzazioni sportive promuovono valori morali positivi. Le persone che hanno violato la legge, in particolare con atti di corruzione e di frode, non dovrebbero essere autorizzate a farne parte.”

Carlo Sommaruga, consigliere agli Stati

La FINA dichiara che “queste accuse storiche sono respinte fermamente dal presidente Husain Al-Musallam. Non è mai stato ritenuto colpevole di presunte infrazioni e le accuse sono già state oggetto delle inchieste di varie commissioni etiche e ogni volta è stato stabilito che non c’era alcun caso a cui dover rispondere.” In effetti, le accuse non hanno impedito l’ascesa del kuwaitiano alla presidenza della FINA, ottenuta il 5 giugno scorsoCollegamento esterno.

Il presidente della FINA non ha tuttavia il monopolio degli scandali in seno alla sua federazione. Uno dei suoi vicepresidenti, l’italiano Paolo Barelli, presidente della Lega europea del nuoto (LEN) con sede a Nyon, è al centro di una querela che ipotizza irregolarità finanziarie alla LEN, stando alla rivista Swimming WorldCollegamento esterno. Anche altri due membri della LEN, il segretario generale David Sparkes – un cittadino britannico che fa parte anche del comitato direttivo della FINA – e l’ex tesoriere Tamas Gyafars, ungherese, sono presi di mira dalla querela.

I tre sono menzionati come “firmatari di un contratto con una compagnia di assicurazioni italiana” a cui la LEN ha fatto dei versamenti, nel quadro di un accordo di sponsoring, ma della cui esistenza solo i tre uomini sembrano a conoscenza. Il ministero pubblico del Canton Vaud “conferma l’apertura di un’istruttoria nel caso menzionato” e precisa che “l’indagine segue il suo corso”. La LEN dal canto suo ha preferito non pronunciarsi.

Corruzione privata “non illegale” fino al 2016

Per quanto possa sembrare sorprendente, occorre sapere che fino a sei anni fa la corruzione privata – in cui rientra quella in seno alle federazioni sportive – in Svizzera non era illegale. “Magari il regolamento delle associazioni prevedeva che un candidato non avesse il diritto di offrire dei vantaggi o di comprare dei voti, ma se qualcuno lo faceva, si trattava di un’infrazione disciplinare e non di un reato penale”, spiega Yvan Henzer.

Sono proprio gli scandali come quelli avvenuti in seno alla FIFA all’epoca di Sepp Blatter, presidente dell’organizzazione dal 1998 al 2015, che hanno spinto il consigliere agli Stati socialista Carlo Sommaruga ha inoltrare un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno nel 2010. Chiedeva che i casi di corruzione privata fossero perseguiti d’ufficio, com’è il caso per la corruzione pubblica, vale a dire senza che intervenga prima una denuncia.

Ad averne abbastanza di questa situazione non era solo la sinistra in Parlamento. Anche il consigliere nazionale dell’Unione democratica di centro (UDC) Roland Büchel, del Canton San Gallo, aveva chiesto misure contro la corruzione nello sport tramite una mozioneCollegamento esterno depositata lo stesso anno. Questi interventi parlamentari hanno condotto a una modifica del Codice penale svizzero basata sulle raccomandazioni del Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECOCollegamento esterno), un organo del Consiglio d’Europa creato per migliorare la capacità dei suoi membri di lottare contro la corruzione. La modifica è entrata in vigore nel luglio 2016.

“La corruzione attiva e passiva nel settore privato è ormai perseguita d’ufficio”, si rallegra Carlo Sommaruga. “Il Ministero pubblico dispone dunque di una base legale per avviare delle indagini.” Ciononostante, il consigliere agli Stati ginevrino dice di non essere convinto “che le procure compiano gli sforzi necessari per combattere la corruzione in seno alle federazioni.” Secondo lui, il motivo è che questi casi non hanno un impatto immediato sull’economia locale. “Se la FIFA passa delle bustarelle ai delegati di alcuni paesi per influenzare il loto voto in favore di un altro paese, ciò non ha un impatto finanziario o sociale in Svizzera”, spiega. “Ha però un impatto sull’immagine della Svizzera.”

Federazioni redditizie

Se la flessibilità del quadro legale elvetico ha costituito uno dei motivi di attrazione per le federazioni sportive internazionali, non è tuttavia il solo. Secondo Jean-Loup Chappelet, “gran parte di queste organizzazioni sono arrivate in Svizzera a partire dagli anni Novanta, in seguito alla politica attiva portata avanti dal presidente del Comitato internazionale olimpico (CIO) dell’epoca, Juan Antonio Samaranch. Volevano anche avvicinarsi al CIO, domiciliato a Losanna, da cui molte dipendono finanziariamente.”

In effetti, ogni quattro anni il CIO ridistribuisce i proventi dei Giochi olimpici alle federazioni secondo l’importanza degli sport. “I criteri di questa ripartizione non sono pubblici, ma l’audience televisiva dei vari sport è un fattore ponderato dalla tradizione olimpica e da molta politica”, suggerisce Jean-Loup Chappelet.

“Tutti i paesi del mondo defiscalizzano queste federazioni, non bisogna dunque pensare che sia una delle ragioni che le spingono a venire da noi.”

Philippe Leuba, consigliere di Stato

L’esperto precisa che “le federazioni dei Giochi estivi dispongono attualmente di oltre 530 milioni di dollari da spartirsi, mentre le sette federazioni sportive internazionali d’inverno otterranno circa 220 milioni di dollari da dividersi alla fine del 2022”. La posizione centrale della Svizzera nel cuore dell’Europa e il fatto che in passato il funzionamento del paese non sia stato compromesso dalla Seconda guerra mondiale sono ulteriori fattori che hanno giocato a favore del Paese.

Oggi la Svizzera e in particolare il Canton Vaud sono diventati irrinunciabili per le federazioni sportive internazionali. 53 organizzazioni sportive internazionali vi hanno stabilito la loro sede, di cui 46 nel Canton Vaud, informa un recente rapportoCollegamento esterno dell’Accademia internazionale delle scienze e delle tecniche dello sport (AISTS) riferito agli anni 2014-2019. Secondo questo documento, le organizzazioni hanno generato durante il periodo considerato una ricaduta economica in Svizzera di 1,68 miliardi di franchi l’anno, di cui 873 milioni nel Canton Vaud. Nel 2019 lo sport internazionale dava lavoro a oltre 3300 persone in Svizzera.

Le federazioni sportive internazionali sono esenti dall’imposizione fiscale cantonale. Il consigliere di Stato vodese Philippe Leuba, ministro cantonale dello sport, respinge tuttavia categoricamente l’ipotesi che questa sia una delle ragioni della popolarità del suo cantone. “Tutti i paesi del mondo defiscalizzano queste federazioni, non bisogna dunque pensare che sia una delle ragioni che le spingono a venire da noi”, afferma.

Secondo Leuba, membro del Partito liberale radicale (PLR), la ragione è piuttosto la prossimità del CIO, la rete che si è creata e il servizio di assistenza amministrativa, unico in Svizzera, destinato a facilitare l’installazione delle federazioni.

Migranti non come gli altri

Le federazioni sportive internazionali non attirano comunque solo dei funzionari stranieri qualsiasi. La Federazione internazionale di scherma per esempio, con sede a Losanna, vanta come presidente nientemeno che l’oligarca russo Ališer Usmanov. I suoi battibecchi con l’oppositore russo Aleksej Naval’nyj, che l’accusava di aver corrotto l’ex primo ministro Dmitrij Medvedev, hanno avuto ampio risalto in Russia. Il miliardario, considerato vicino al Cremlino, ha tuttavia vinto la causa per diffamazione intentata contro Naval’nyj.

Domiciliato a Losanna, ma noto per passare buona parte del suo tempo sul suo yacht, più lungo di un campo di calcio, Ališer Usmanov si è distinto all’inizio del 2020 per aver donato al CIO il manoscritto originale del manifesto dei Giochi olimpici redatto nel 1892 da Pierre de Coubertin e comprato all’asta per 8,8 milioni di dollari. Il suo nome è comparso nel 2017 nei “Paradise Papers” a causa di un conflitto d’interessi da lui “fermamente negatoCollegamento esterno“.

Le federazioni sportive internazionali hanno del resto fra le loro fila numerose persone politicamente esposte (PEP in inglese), vale a dire persone che esercitano o hanno esercitato una funzione pubblica di primo piano, per esempio capi di Stato, ministri, giudici o esponenti di primo piano delle forze armate. Northrow, un’azienda britannica specializzata nella lotta contro la criminalità finanziaria, precisaCollegamento esterno che queste persone hanno la particolarità di essere “esposte a più frequenti opportunità di accettare delle tangenti, di essere coinvolti in casi di corruzione a motivo della loro posizione o di riciclare denaro sporco.”

Il Parlamento svizzero ha del resto inserito già qualche anno fa i responsabili delle federazioni sportive nella categoria dei PEP, uno statuto che implica obblighi di diligenza più ampi per le banche.

“I tacchini non amano il Natale”

Anche il Comitato internazionale olimpico ha deciso di agire per liberare le organizzazioni sportive dai loro aspetti più imbarazzanti. Tra l’altro, neppure questa organizzazione è stata risparmiata dagli scandali di corruzione. Per esempio quello legato a Salt Lake City, che ha condotto all’espulsione di 10 membri che avevano beneficiato di oltre un milione di dollari di tangenti per votare a favore della candidatura della città americana ai Giochi olimpici invernali del 2002.

“Non bisogna dimenticare che gli elettori delle federazioni internazionali arrivano da tutto il mondo e che la corruzione è la norma in un gran numero di Paesi.”

Mark Pieth, esperto di lotta contro la corruzione

Altri casi di malaffare gettano regolarmente un’ombra sul processo di attribuzione dei Giochi, in particolare quello per gli ultimi Giochi d’estate a Tokyo. “Dal 2015 il CIO ha detto ‘enough is enough’ e ‘change or be changed, vale a dire ‘ora basta, cambiate o sarete rimpiazzati'”, ricorda Jean-Loup Chappelet. L’organizzazione ha quindi avviato una riforma della sua gestione, a cui l’esperto ha partecipato. “Oggi le 33 federazioni internazionali di sport olimpici estivi rendono pubblica la loro contabilità”, si rallegra Chappelet. “Ci sono dei miglioramenti indiscutibili, anche se rimane ancora molto lavoro da fare”.

Tuttavia, se il movimento va nella buona direzione, come si spiega che un uomo come Husain Al-Musallam abbia potuto essere eletto recentemente alla testa della Federazione internazionale del nuoto? “Era il solo candidato, questo è il problema”, spiega Jean-Loup Chappelet. “Sono le federazioni nazionali a decidere a chi dare il voto. Bisognerebbe convincerle della necessità di cambiamento, ma come si dice, i tacchini non amano il Natale.”

Ex professore di diritto penale all’università di Basilea ed esperto della lotta contro la corruzione, Mark Pieth ha partecipato alle riforme della FIFA. Si mostra però critico. “La FIFA alla fine ha adottato un nuovo codice etico e altre regole interne abbastanza moderne, ma nello stesso tempo ha rimosso il supervisore indipendente e il comitato etico, che sono stati rimpiazzati da amici o da persone incompetenti”, deplora. “Con le persone sbagliate anche un buon testo può diventare rapidamente una tigre di carta.”

Sebbene consideri che “il comitato etico del CIO è migliorato”, è dell’opinione che la corruzione sia “sistemica” all’interno di alcune federazioni. “Non bisogna dimenticare che gli elettori delle federazioni internazionali arrivano da tutto il mondo e che la corruzione è la norma in un gran numero di Paesi”, ricorda.

Colpo di ramazza del CIO

Quando dei dirigenti delle federazioni diventano francamente indifendibili dal punto di vista dell’opinione pubblica, il CIO si incarica talvolta di fare pulizia. È stato il caso in occasione della rielezione lo scorso alla presidenza della Federazione asiatica di pallamano (AHF) dello sceicco kuwaitiano Ahmad Fahad Al-Sabah (menzionato più in alto nel contesto dell’inchiesta statunitense per “presunti racket e corruzione in relazione alla FIFA”)

Quest’ultimo era stato condannato due mesi prima, nel settembre 2021, a 15 mesi di carcere dal Tribunale correzionale di Ginevra per falsità in documenti. Secondo il sito d’informazione Inside the gamesCollegamento esterno, il CIO è intervenuto presso la Federazione internazionale di pallamano (IHF), domiciliata a Basilea. Quest’ultima ha confermato a SWI swissinfo.ch di aver “preso contatto con la Federazione asiatica di pallamano […], rimettendo in questione la candidatura” dello sceicco.

Malgrado tutto, quest’ultimo è stato eletto alla testa dell’organizzazione basata in Kuwait, ma, come precisa l’IHF, ha in seguito “deciso di ritirarsi volontariamente dalla carica di presidente dell’AHF dal giorno dell’elezione fino a prossimo avviso”.

Comunque, anche quando delle teste cadono, i problemi di gestione permangono. È il caso della FIFA, dove l’ex presidente Sepp Blatter ha dato le dimissioni dopo essere stato chiamato in causa per un versamento illecito di 2 milioni di franchi della FIFA al suo ex assistente, il francese Michel Platini. Gli è succeduto lo svizzero Gianni Infantino, il quale da allora si trova nel mirino della giustizia svizzera a causa di incontri segreti con l’ex procuratore generale della Confederazione, Michael Lauber, mentre il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) stava indagando sulla FIFA. Incontri che, secondo Gianni InfantinoCollegamento esterno, erano stati organizzati nello scopo di dimostrare la volontà della FIFA di cooperare con l’MPC.

Una vicenda analoga riguarda l’International Weightlifting Federation (IWF – Federazione internazionale di sollevamento pesi), arrivata a Losanna da poco tempo. Il suo presidente, l’ottantenne ungherese Tamas Ajan, ha dato le dimissioni nel 2020, perché invischiato in uno scandalo di doping e corruzione. Il suo primo vicepresidente, il thailandese Intarat Yodbangtoey, è ancora al suo posto, sebbene sia oggetto di accuse di corruzione in un rapporto pubblicato lo stesso anno.

“Il mediatore di voti che distribuiva nel 2017 le tangenti da 5’000 dollari in contanti presi da una borsa in suo possesso si crede sia il maggiore generale Intarat Yodbangtoey, il primo vicepresidente dell’IWF”, si legge a pagina 87 del rapportoCollegamento esterno. Contattata, la federazione non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Persona al micorofono.
L’ungherese Tamas Ajan si è dimesso da presidente dell’International Weightlifting Federation (IWF – Federazione internazionale di sollevamento pesi) nel 2020 a seguito di uno scandalo di doping e corruzione. Keystone / Jeff Roberson

Possibili divieti di esercitare un’attività

Considerando i ripetuti casi citati, si può davvero sperare di risolvere il problema di governance nelle federazioni sportive internazionali? Il consigliere agli Stati Carlo Sommaruga ritiene che una delle soluzioni potrebbe consistere in divieti temporanei di esercitare.

“Il Codice penale prevede delle interdizioni professionali fino alla durata di cinque anni. Non sono usate spesso, ma la misura potrebbe essere applicata con maggiore regolarità”, dice. “Una sospensione permetterebbe di mettere fuori gioco per qualche anno delle persone problematiche”. “Si potrebbe anche pensare a regole nazionali per le associazioni internazionali basate in Svizzera, in particolare fissando requisiti di probità per i membri dei comitati delle associazioni. Ma sembra difficile trovare una maggioranza politica per questo”, nota il politico ginevrino.

Il criminologo Mark Pieth condivide la sua analisi, ricordando che una misura del genere è già stata respinta una decina di anni fa. “Negli anni 2010 il Consiglio d’Europa ha suggerito di supervisionare le federazioni sportive internazionali, ma si è scontrato con l’indisponibilità del parlamento svizzero. La lobby dello sport ha posto un veto, temendo la partenza di queste associazioni”, deplora.

Che immagine per la Svizzera?

La questione dell’immagine della Svizzera, motivo di preoccupazione dieci anni fa per l’Ufficio federale dello sport, rimane attuale. La presenza delle federazioni sportive sul territorio elvetico rischia di danneggiare la reputazione del paese? “Al contrario”, risponde Philippe Leuba. “Se si è animati dall’ideale sportivo, meglio averle qui: è una garanzia etica supplementare.” Piuttosto che concentrarsi sulle polemiche, il politico vodese preferisce considerare lo sport un fattore di promozione della pace. “Non si è per esempio mai parlato tanto di diritto del lavoro in Qatar come dopo l’attribuzione della Coppa del mondo di calcio a quel paese. Ogni tanto bisogna anche rendere omaggio al lavoro fatto dalle federazioni sportive internazionali.”

Carlo Sommaruga dice che gli scandali nelle federazioni “un po’ sotto i radar a causa della minore esposizione mediatica” come la pallavolo gli suscitano “meno preoccupazione per la reputazione della Svizzera” rispetto agli scandali che coinvolgono la FIFA, l’UEFA o il CIO che sono “sotto costante osservazione dei media e dell’opinione pubblica e maneggiano somme enormi”. Il processo alla FIFA gli è rimasto sullo stomaco. “Il fatto che questo processo sia chiuso negli Stati Uniti e che delle persone siano state condannate, mentre in Svizzera si deve ancora nominare il procuratore, danneggia l’immagine della Svizzera, che appare come una repubblica delle banane”, si rammarica. “Ci si può chiedere se non ci sia da qualche parte la volontà non dichiarata di non arrivare a delle condanne.”

Quanto a Mark Pieth, dalle sue parole traspare disillusione. “Le organizzazioni sportive danno un certo prestigio alla Svizzera, ma la presenza di alcune, come la FIFA o anche il CIO, molto vicine a certi dittatori, potrebbe avere l’effetto contrario.” Il criminologo dubita tuttavia che questo possa davvero nuocere all’immagine del paese. “Abbiamo conosciuto talmente tante situazioni imbarazzanti in passato, per aver accettato il denaro dei dittatori, l’oro dei nazisti o, attualmente, per tenere gli occhi chiusi sul trading di materie prime. Nulla ci ha mai calmati.”

Il futuro dirà se il prossimo decennio sarà segnato da maggiore serenità nelle federazioni sportive.

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