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Situazione drammatica negli ospedali ticinesi

Un paziente si sottopone al tampone in una struttura di fortuna dell ospedale Moncucco di Lugano.
Situazione d'emergenza all'ospedale Moncucco di Lugano, uno dei due centri del canton Ticino per la cura dei pazienti infettati dal coronavirus. Keystone / Alessandro Crinari

La situazione negli ospedali ticinesi già adesso "è drammatica, si lotta per avere un numero sufficiente di letti". Sono le parole di Daniel Koch dell'Ufficio federale della sanità pubblica.


Daniel Koch ha ammesso che “la situazione in Ticino è drammatica”. “Il limite delle capacità nei reparti di cura intensiva è ormai praticamente raggiunto e rapidamente mancheranno posti letto”. Per evitare tale situazione, le operazioni urgenti pianificabili sono spostate il più possibile verso altri cantoni, in particolare Zurigo”, ha sottolineato Koch, precisando che “per ora si è potuto evitare una selezione dei pazienti”.

“Ma il canton Ticino non è lasciato da solo. Materiale, fra cui respiratori artificiali, sta per essere consegnato. Inoltre altri cantoni hanno dato la disponibilità ad ospitare pazienti”, ha proseguito Koch.

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Berna “scende” in Ticino

L’aspetto della pressione a cui sono sottoposti medici e infermieri è stato affrontato anche a Bellinzona, dove si sono presentati ai giornalisti il presidente del governo ticinese Christian Vitta e il consigliere federale Alain Berset, per la prima volta sceso in Ticino per incontrarne il Governo dall’inizio dell’epidemia, in quello che, ha ricordato, è suo malgrado “un cantone pioniere” per le misure che ancor prima della Confederazione ha adottato per cercare di frenare la diffusione del virus. 

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Berset ha confermato che il sistema sanitario ticinese sta arrivando al limite. Vitta ha auspicato la solidarietà di altri cantoni, che potrebbero accogliere pazienti ticinesi liberando degli spazi, ma ha anche rivelato in conclusione che si sta lavorando per portare la capacità di letti in cure intense a poco meno di 100 nel cantone. “Non bastano i macchinari”, ha però aggiunto, “ci vuole anche il personale”.

Tutti i cantoni toccati

Tutti i cantoni e il Liechtenstein sono ormai interessati dalla malattia. Dopo il Ticino, con 178,6 casi ogni 100’000 abitanti, i più colpiti sono Basilea Città (122,7) e Vaud (115).

Tutte le fasce di età sono interessate. Se le persone non capiscono la gravità della situazione e non le applicano, sarà molto difficile arginare l’epidemia, ha detto ancora Koch.

A suo avviso, è ancora prematuro valutare se i provvedimenti presi dal Consiglio federale avranno un effetto. “Occorre ancora attendere cinque giorni”. Per il momento, secondo Koch, l’isolamento totale non è ancora la priorità, ma in ogni caso soltanto il governo può deciderlo.

Scarseggiano i test

Come confermatoci giovedì mattina dall’Ufficio federale della sanità pubblica, in Svizzera cominciano intanto a scarseggiare i test, dopo che negli ultimi giorni se ne sono fatti in modo molto intenso (7’000 martedì, a fronte di una media quotidiana di circa 2’000). Le indicazioni sono ora quelle di dare la priorità agli ospedali e ai casi a rischio o con sintomi già forti, oltre che al personale medico e infermieristico.

Quasi 4’000 casi

L’appello ripetuto più volte dalle autorità cantonali e federali è quello di rispettare le distanze sociali e di rimanere a casa. “Dobbiamo essere uniti”, ha ripetuto il consigliere federale Alain Berset. I casi in Svizzera sono saliti in un giorno di oltre mille unità e sono ormai 3’888 (di cui 450 in attesa di conferma dopo un primo risultato positivo) e 638 in Ticino. I morti sono 33 secondo il conteggio delle autorità federali, 39 di cui 15 in Ticino secondo i dati forniti dai cantoni. 

Torniamo alla situazione critica degli ospedali ticinesi. Ecco nel servizio possibili soluzioni:

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