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Niente lockdown (per il momento) in Svizzera

Agenti vallesani per le vie deserte di Verbier
Agenti vallesani per le vie deserte di Verbier, dove si sono manifestati numerosi contagi di coronavirus. Keystone / Laurent Darbellay

In Svizzera si sta intensificando il dibattito sull'eventualità di chiudere tutte le attività economiche non essenziali per porre un freno alla diffusione del coronavirus, che ha infettato ormai 8'836 persone, vale a dire 800 in più in un giorno, e causato il decesso di 90 pazienti.

In giornata il consigliere federale Guy Parmelin è tornato a incontrare le parti sociali, ribadendo la sua contrarietà a un lockdown analogo a quello decretato nel Canton Ticino.

Organizzazioni imprenditoriali contrarie

Il caso ticinese è stato di nuovo criticato dalle organizzazioni imprenditoriali, per le quali non si possono mettere a rischio importanti settori economici che sono fondamentali in questo momento anche per il settore sanitario. A loro giudizio la decisione di Bellinzona è illegale e compromette le prerogative di Berna.

Da parte sua Guy Parmelin (DFE) ha sostenuto che le attività economiche non devono essere fermate per non interrompere la catena di produzione. Le parole del consigliere federale nel servizio del TG:

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Al momento anche i sindacati, che insistono per un rafforzamento delle misure a tutela dei lavoratori, non premono per un blocco totale a livello federale ma esprimono il loro sostegno a restrizioni particolari nelle regioni particolarmente colpite.

Aumentano i contagi

Dal profilo epidemiologico Patrick Mathys (Uffico federale della sanità pubblica) ha osservato in conferenza stampa che l’aumento dei contagi in Svizzera è analogo a l’evoluzione negli altri paesi. In ogni caso, nonostante l’incremento appaia meno repentino, è troppo presto per parlare di un preciso trend.

Il Ticino resta il cantone più problematico con 1’211 infezioni e 53 vittime, di cui cinque nell’ultimo giorno e una media di 339.9 contagi per 100’000 abitanti (seguono Vaud con 263 contagi e Basilea Città con 240,3). 

Intanto procede l’operazione di recupero degli svizzeri bloccati all’estero, tra cui 15’000 turisti, dopo che le compagnie aeree hanno cancellato la maggior parte dei voli. Entro giovedì torneranno 750 confederati dall’America Latina con voli da San José (Costarica), Bogotà (Colombia) e Lima (Perù) organizzati dal Dipartimento degli affari esteri.

Lavoro ridotto per l’8% dei lavoratori

Mentre sono stati aggiornati i dati in crescita sul lavoro ridotto (cassa integrazione). Finora dalle imprese confrontate con un calo della produzione sono giunte a Berna 27’000 richieste, che riguardano circa 400’000 lavoratori, vale a dire l’8% del totale (in Ticino la misura interessa un dipendente su tre).

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