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Il personale infermieristico era già al limite prima della crisi

personale medico con indumenti protettivi.
All'Inselspital di Berna, nell'ambito della formazione permanente, nel 2014, infermieri e medici hanno esercitato misure di protezione contro le malattie altamente contagiose come l'Ebola. Keystone

Mentre la popolazione ringrazia con applausi sui balconi, durante la crisi del coronavirus il governo svizzero ha sospeso senza tante cerimonie i periodi di riposo e il limite massimo di ore di lavoro settimanale del personale infermieristico. La carenza di personale non è però un problema subentrato solo dopo la pandemia.

Già da tempo il personale infermieristico in Svizzera avvertiva che lavora al limite delle sue capacità. Tramite un’iniziativa popolareCollegamento esterno, chiede di formare più personale, di limitare il numero massimo di pazienti per infermiere e di migliorare le condizioni di lavoro.

Se i limiti del carico di lavoro in tempi normali sono già raggiunti, com’è la situazione adesso?

Estremamente difficile: per il personale ospedaliero sono state sospese tutte le norme sui periodi di riposo o sui limiti dell’orario di lavoro (in precedenza 60 ore). In un’ordinanzaCollegamento esterno sui provvedimenti per combattere il coronavirus, il governo elvetico ha sospeso le disposizioni della legge sul lavoro relative alla durata e al riposo per i reparti ospedalieri confrontati con un massiccio aumento del lavoro a causa dei casi di Covid-19.

Il sindacato VPOD/SSP ha lanciato una petizioneCollegamento esterno che esorta il Consiglio federale a revocare la decisione e sollecita un’indennità di rischio per il personale infermieristico. “In poco meno di due giorni, oltre 55’000 persone hanno firmato l’appello”, dice Elvira Wiegers.

“La sospensione del diritto del lavoro crea incertezza e stress, di cui il personale infermieristico in questo momento avrebbe tutt’altro che bisogno”, dice Elvira Wiegers, del Sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari (VPOD). Quest’ultimo, insieme ad altre associazioni professionali del settore ospedaliero, chiede ora al Consiglio federale di garantire una sufficiente tutela della salute del personale e periodi di riposo adeguati.

“Il personale sanitario sta compiendo sforzi straordinari per superare questa crisi”, afferma Yvonne Ribi, direttrice dell’Associazione svizzera infermiere e infermieri (ASI). “È quindi importante che la tutela della loro salute abbia la massima priorità. I pazienti sarebbero i primi a patirne, se mancasse il personale infermieristico”.

swissinfo.ch: In tempi normali, nel settore sanitario e sul personale in Svizzera si è risparmiato a tal punto da minacciare un collasso in tempi di crisi?

Yvonne Ribi: Certo, le decisioni prese nel recente passato in materia di assistenza infermieristica fanno riflettere. Ma ora non è il momento di puntare il dito sulle colpe. Ora faremo ogni sforzo per superare questa crisi. A quel punto occorreranno però un’analisi adeguata e misure efficaci per garantire anche in futuro una buona assistenza infermieristica.

swissinfo.ch: Cosa si sarebbe dovuto fare diversamente prima? Ad esempio, assumere altro personale?

Y. R.: Nessuno era preparato a una situazione del genere. Dopo la crisi, bisognerà fare una valutazione a vari livelli e trarre le debite lezioni.

swissinfo.ch: La crisi del coronavirus sta dando un impulso all’iniziativa popolare “Per cure infermieristiche forti”? Farete della crisi un tema della campagna per la votazione?

Y. R.: Siamo convinti che il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati ora riusciranno a comprendere e inquadrare meglio le esigenze centrali dell’iniziativa. Abbiamo la legittima aspettativa che il Consiglio degli Stati non solo prenda sul serio le richieste, ma prepari anche una relativa proposta di legge. In caso contrario, il popolo dovrà votare sull’iniziativa. Siamo fiduciosi di vincere questa votazione.

swissinfo.ch: Cosa dovrebbe fare ora lo Stato per il personale infermieristico?

Y. R.: Per l’ASI, la priorità è attualmente la protezione del personale infermieristico. Ciò significa che c’è bisogno di materiale protettivo sufficiente in tutti i settori di cura e di periodi di riposo sufficienti per riprendersi dalle sollecitazioni dei turni.

L’Ordinanza 2 sui provvedimenti per combattere il coronavirus dice testualmente:

“Nei reparti ospedalieri confrontati a un massiccio aumento del lavoro a causa del numero di casi di malattia dovuti al COVID-19, le disposizioni della legge del 13 marzo 1964 sul lavoro relative alla durata del lavoro e del riposo sono sospese per tutto il periodo durante il quale la situazione straordinaria lo esige. Tuttavia, i datori di lavoro rimangono responsabili della tutela della salute dei loro lavoratori e devono, in particolare, garantire loro periodi di riposo sufficienti”.

Si può quindi già dire che quando le preoccupazioni del personale ospedaliero torneranno alla ribalta politica dopo questa crisi, un semplice applauso non basterà più.

swissinfo.ch pubblicherà presto un articolo sulle condizioni di lavoro negli ospedali svizzeri, indipendentemente dalla crisi del coronavirus.

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(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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