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Bar, ristoranti e musei verso una chiusura sino a fine febbraio

persone che si fanno vaccinare
La campagna di vaccinazioni in Svizzera è entrata nel vivo da lunedì. Alcuni hanno criticato la lentezza con cui la Confederazione sta vaccinando. Per il ministro della sanità Alain Berset, però, tutto procede per il verso giusto. Keystone / Ennio Leanza

In Svizzera la curva dei contagi da coronavirus non accenna a diminuire. Il Governo intende perciò prolungare i provvedimenti varati il 18 dicembre scorso. E questa volta le regole varranno in tutto il paese.

La decisione non è ancora definitiva e verrà presa solo tra una settimana, dopo aver consultato le autorità dei 26 Cantoni e i settori toccati dai provvedimenti.

Tuttavia, difficilmente il Governo farà marcia indietro, tanto più che la Conferenza dei direttori cantonali della sanità (l’organo che riunisce i ministri della sanità dei 26 Cantoni svizzeri) ha già indicato di accogliere con favore le misure.

Regole valide in tutto il paese

Bar, ristoranti e strutture per la cultura, il tempo libero e lo sport rimarranno così verosimilmente chiusi almeno sino a fine febbraio. E questo in tutto il paese.

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Contrariamente alla situazione in vigore finora, il Governo ha infatti deciso che dal 9 gennaio devono valere le stesse regole di base in tutta la Svizzera. “I Cantoni non potranno quindi più prevedere allentamenti in caso di situazione epidemiologica favorevole – si legge nel comunicatoCollegamento esterno. In questo modo il Governo intende porre un freno al turismo degli acquisti e gastronomico fra un Cantone e l’altro e rafforzare l’adesione della popolazione ai provvedimenti sanitari”.

Finora, i Cantoni in cui il tasso di riproduzione ReCollegamento esterno era inferiore a 1 per almeno sette giorni consecutivi potevano prevedere delle eccezioni, mantenendo ad esempio i ristoranti aperti. Questa situazione riguarda attualmente tre Cantoni, che dovranno quindi allinearsi sulle norme federali da sabato.

L’analisi del corrispondente della RSI a Berna Fabio Storni

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“Situazione pessima”

Nella conferenza stampa indetta mercoledì, il ministro della sanità Alain Berset non ha nascosto che le autorità federali sono preoccupate: “La situazione è francamente pessima”, ha sottolineato, rilevando il fatto che le cifre attuali non riflettono la situazione epidemiologica reale. Il numero di casi si mantiene a un livello stabile ma alto. Tanto più che il numero di test effettuati durante le feste è diminuito.

Berset ha inoltre rilevato che il tasso di incidenza (il numero di contagi ogni 100’000 abitanti) in Svizzera è elevato, anche rispetto alle regioni vicine.

In Ticino, ad esempio, sono stati registrati 845 casi ogni 100’000 abitanti nelle ultime due settimane, mentre in Lombardia il dato era quattro volte inferiore.

In questa cartina elaborata dai nostri colleghi della Radiotelevisione svizzera francese, si può facilmente vedere come molte regioni della Confederazione presentino un tasso di contagio sensibilmente più alto.

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Una terza ondata non è esclusa

Il ministro della sanità non ha escluso che la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare, in particolare a causa della diffusione di varianti più contagiose del virus.

Annunciando le ultime cifre relative ai contagi – 4’808 nelle ultime 24 ore, nonché 65 nuovi decessi e 220 ricoveri in ospedale – l’Ufficio federale della sanità pubblica ha inoltre precisato mercoledì che finora sono stati individuati 37 casi di varianti britannica e sudafricana del coronavirus.

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Secondo quanto dichiarato da Alain Berset, il numero di casi complessivo non diminuirà in modo significativo nelle prossime settimane e una terza ondata non è da escludere. “Bisogna tener duro”, è l’invito che ha rivolto ai settori economici più colpiti dalla pandemia, in particolare quelli della ristorazione, della cultura e dello sport.

Il Governo federale deciderà su eventuali misure economiche di sostegno supplementari tra una settimana.

Misure che Casimir Platzer, presidente di Gastrosuisse, l’associazione ombrello del settore della ristorazione, ha invocato a gran voce: “Chiediamo un risarcimento immediato”, ha dichiarato, sottolineando che con il prolungamento delle misure le mancate entrate per il ramo raddoppiano, passando da 2,5 a 5 miliardi di franchi. Molti esercenti – sottolinea Gastrosuisse – sono ormai sull’orlo del baratro e il Consiglio federale non sembra essere cosciente della situazione.

Platzer si è poi detto scettico sull’efficacia del provvedimento – definendolo “simbolico” – e ha messo in dubbio il fatto che il settore della gastronomia abbia provocato un aumento dei casi di Covid-19 in Svizzera.

La reazione dei ristoratori in Ticino

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Quali altre misure?

Nel caso in cui questi provvedimenti non dovrebbero bastare per contenere i nuovi contagi, altre misure potrebbero seguire. Il Governo federale consulterà i Cantoni su una serie di proposte, come l’obbligo di lavorare a casa, la chiusura dei negozi o nuove limitazioni sul numero di persone che si possono riunire.

Da parte loro, i Cantoni (competenti in materia) esamineranno le misure da prendere nelle scuole dell’obbligo. Alain Berset ha però escluso che si arrivi a una chiusura delle scuole.

Nessuna penuria di vaccini

Per quanto concerne i vaccini e le critiche sorte in questi giorni su una presunta penuria, il ministro della sanità ha sottolineato che la Svizzera è in buona posizione.

Circa 230’000 dosi sono già a disposizione. Ciò significa che quasi il 3% della popolazione può essere attualmente vaccinata. “È molto e poco nello stesso tempo”, ha dichiarato Berset, rilevando che ci vorrà tempo prima che gli effetti del vaccino abbiano un impatto in termini di sanità pubblica.

Nelle prossime settimane, quando saranno verosimilmente omologati anche i vaccini di Moderna e AstraZeneca, il numero di dosi a disposizione aumenterà.

Finora la Svizzera ha comandato tre milioni di dosi del vaccino sviluppato da Pfizer-BioNTech, autorizzato da Swissmedic prima di Natale, e riservato 7,5 milioni di dosi di quello di Moderna e altre 5,4 di quello di AstraZeneca.

Vista l’attuale penuria di vaccini, c’è però chi propone di ritardare la seconda dose fino a 12 settimane (al posto delle tre previste), come già accade in Gran Bretagna. Una strategia che non piace a tutti gli esperti.

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tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 6.1.2021)

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