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La Svizzera acquista in anticipo un farmaco contro il Covid-19

Un laboratorio farmaceutico.
Se sarà omologato in Svizzera, il medicamento servirà innanzitutto al trattamento di pazienti affetti dal nuovo coronavirus. (Foto generica di un laboratorio farmaceutico). Keystone / Martin Ruetschi

Dopo l'acquisto di 4,5 milioni di dosi del futuro vaccino contro il nuovo coronavirus sviluppato dall'azienda statunitense Moderna Therapeutics, la Confederazione ha ora firmato un contratto con la società zurighese Molecular Partners per ottenere un medicamento contro la malattia.

Se il prodotto supererà i test clinici e sarà omologato, la Svizzera vi accederà a titolo prioritario. Gli studi clinici sono previsti per l’autunno.

Con questo contratto, Berna si assicura un accesso prioritario alle prime 200’000 dosi del medicamento anti-Covid-19 e il diritto di ricevere fino a 3 milioni di dosi supplementari. Così comunica l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).

Costo dell’operazione per ora ignoto: un portavoce si è limitato a parlare di una somma attorno ai cinque milioni di franchi.

In attesa dell’omologazione

Se sarà omologato in Svizzera, il medicamento servirà innanzitutto al trattamento di pazienti affetti dal nuovo coronavirus. In determinati casi, potrebbe essere somministrato anche come profilassi per proteggere da un’infezione (immunizzazione passiva), per esempio al personale ospedaliero esposto o ad altri gruppi a rischio.

Venerdì scorso l’Ufsp ha annunciato un primo contratto, con l’azienda biotecnologica statunitense Moderna Therapeutics. In questo caso la Confederazione intende assicurarsi 4,5 milioni di dosi di un eventuale futuro vaccino contro il coronavirus, che permetterebbe di vaccinare 2,25 milioni di persone (sono necessarie due dosi a testa). 

La Confederazione, che è in trattative con altre aziende produttrici di vaccini, si sta preparando a diversi scenari nella lotta contro la pandemia di Covid-19. L’Ufsp ritiene ad esempio importante concentrarsi su ulteriori approcci terapeutici per curare i pazienti gravemente malati.

Il servizio del Tg e le considerazioni di Alessandro Ceschi, direttore medico e scientifico dell’Istituto di scienze farmacologiche della Svizzera italiana

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tvsvizzera.it/fra con RSI




 

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