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Coronavirus: oltre 10’000 vittime nel mondo

La diffusione del nuovo coronavirus continua in diverse parti del mondo (foto rappresentativa d'archivio) KEYSTONE/AP/Lee Jin-man sda-ats

(Keystone-ATS) Aumentano in tutto il mondo i casi di contagio di coronavirus, mentre il numero di morti ha superato quota 10.000. Diversi Paesi iniziano ad applicare misure drastiche, mentre Wuhan, focolaio della pandemia, non ha riportato nuovi casi per il secondo giorno di fila.

L’ateneo statunitense Johns Hopkins University registra questa mattina 10.030 decessi in tutto il mondo, un totale di 244.523 casi di contagio confermati e 86.031 persone guarite. La soglia dei 9.000 decessi nel mondo era stata superata solo ieri.

Cina

In tutta la Cina, ha riferito la Commissione sanitaria nazionale, ci sono stati altri 39 casi di infezione importata e 3 decessi, di cui 2 nella provincia dell’Hubei e uno in quella del Liaoning. I casi confermati sono saliti a 80.967 totali, comprensivi di 6.569 pazienti ancora sotto trattamento medico, di 3.248 morti e di 71.150 persone dimesse dagli ospedali, che hanno spinto la quota dei guariti all’87,8%.

Sui 39 casi importati, 14 sono relativi al Guangdong, 8 a Shanghai, 6 a Pechino e 3 al Fujian. Infine, uno ciascuno a Tianjin, Liaoning, Heilongjiang, Zhejiang, Shandong, Guangxi, Sichuan e Gansu. Alla fine di giovedì i contagi di ritorno totali sono saliti a quota 228.

Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno superato i 13.000 casi di contagio da coronavirus: sono 13.133, raddoppiati in sole 24 ore. Il bilancio delle vittime sale a 193 persone. Questo il quadro che emerge dagli ultimi dati forniti dalle autorità sanitarie federali e locali. il presidente statunitense Donald Trump ha deciso di annullare il G7 a Camp David, mentre Florida e California reagiscono in modo diverso alla diffusione del virus.

Il governatore della Florida Ron DeSantis si è rifiutato di chiudere le spiagge, già affollate da migliaia di persone, nonostante il timore dei contagi. DeSantis si è limitato a firmare un ordine che limita gli incontri ad un massimo di 10 persone e che obbliga i ristoranti a dimezzare la loro capienza, affermando di voler attenersi alle ultime linee guida dei Centers for Disease Control and Prevention.

Ma alcuni governi locali vanno in controtendenza e chiudono temporaneamente le spiagge, come il consiglio comunale di Clearwater City.

Il governatore della California Gavin Newsom ha invece ordinato a tutti i residenti dello stato, circa 40 milioni di persone, di stare a casa per contrastare la rapida diffusione dell’epidemia di coronavirus. Da Los Angeles a San Francisco scatta dunque il lockdown. “Dobbiamo piegare la curva. L’isolamento a casa non è la mia scelta preferita ma ora è necessaria”, ha detto il governatore.

Argentina

Il ministero della Sanità argentino ha reso noto ieri sera che nelle ultime 24 ore sono stati accertati altri 31 nuovi contagiati da coronavirus, che portano il bilancio nazionale a 128 casi.

Il presidente argentino Alberto Fernandez ha annunciato ieri sera a Buenos Aires la realizzazione in Argentina di un “isolamento sociale preventivo obbligatorio”, in sostanza una quarantena, a livello nazionale, per contrastare l’espandersi nel Paese del coronavirus, che è cominciata la scorsa mezzanotte (le 4 in Svizzera) e si concluderà il 31 marzo alle 24.

Il rispetto della quarantena, ha sottolineato il capo dello Stato, sarà sorvegliato dalla polizia nazionale e locale e dalle forze armate.

La misura si aggiunge ad altri provvedimenti già adottati in passato, come la sospensione delle lezioni fino al 31 marzo, e l’obbligo per tutti coloro che entrano in Argentina dall’estero di mettersi in quarantena per 14 giorni.

Fernández ha chiarito che la quarantena viene disposta con un decreto di necessità ed urgenza che in sostanza dispone che la popolazione deve restare in casa fino a fine mese, salvo le eccezioni concesse per specifiche categorie di persone.

“Continuiamo ad avere il problema – ha sottolineato il capo dello Stato – di gente che non capisce che non si deve circolare per le strade perché il rischio di contagio è grandissimo”.

Da domani, ha insistito, “nessuno deve muoversi da casa sua. È ora di capire che stiamo proteggendo la salute di tutti gli argentini”. Quelli che violeranno la quarantena, ha aggiunto, riceveranno le sanzioni previste dal codice penale.

Infine Fernández ha chiarito che le persone potranno uscire solo per “svolgere attività necessarie per la vita quotidiana” e quindi recarsi “nei negozi del quartiere aperti, alle rivendite di alimentari, ai supermercati, a farmacie e ferramenta”.

Brasile

In Brasile sono 6 le persone morte finora a causa di legami con il coronavirus, con 621 casi confermati di contagio, 193 di più di ieri, secondo un nuovo bilancio ufficiale diffuso oggi dal ministero della Sanità.

La maggior parte dei casi continua a essere concentrata negli Stati di San Paolo (286) e Rio de Janeiro (65) ma sono ormai 6 gli Stati o regioni in cui si segnalano contagi comunitari: San Paolo, Pernambuco, Santa Catarina (Stati), e Rio de Janeiro, Belo Horizonte e Porto Alegre (zone urbane).

Il Brasile, che ieri ha chiuso le frontiere terrestri, ha deciso di vietare l’ingresso nel Paese ai cittadini dell’Europa e di gran parte dell’Asia.

Il provvedimento, che sarà in vigore a partire da lunedì, durerà per 30 giorni e riguarderà le persone non di nazionalità brasiliana che arrivano da Svizzera, Unione Europea, Gran Bretagna, Islanda e Norvegia, così come Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Malesia. Sono esclusi dal divieto le persone che hanno un lavoro qualificato in Brasile o che viaggiano per raggiungere la famiglia.

Corea del Sud

I nuovi casi di coronavirus in Corea del Sud sono ritornati a scendere sotto quota 100, a 87, all’indomani dell’impennata inattesa a 152: il Korea Centers for Disease Control and Prevention ha aggiornato i contagi a 8.652, in base ai dati della fine di giovedì.

Sono 3 i nuovi decessi, per 94 totali, in gran parte registrati della popolazione più anziata già affetta da altre gravi patologie, come il cancro. Il tasso di mortalità per gli uomini è dell’1,53%, contro lo 0,81% delle donne: quello complessivo resta poco sopra l’1%.

Grecia

Ventiquattro persone sono state arrestate in Grecia per aver violato le misure restrittive imposte dal governo per arginare la diffusione del coronavirus. Lo riportano i media locali. Si tratta per lo più di parrucchieri, ristoratori, proprietari di bar e palestre che avrebbero dovuto chiudere in base alle nuove norme in vigore. Sono 167 le persone arrestate finora dalla polizia greca in una settimana.

Sono 464 i contagiati in Grecia, 46 più di ieri. I morti sono arrivati a 7.

Serbia

In Serbia nelle ultime ore sono stati confermati 15 nuovi casi di contagio da coronavirus, portando il totale a 118. Ne ha dato notizia il ministero della sanità.

Dalle 8 di stamane sono chiusi tutti i valichi di frontiera e nessuno, ad eccezione dei camion per il trasporto merci, può più entrare in Serbia. Una ulteriore misura restrittiva questa annunciata ieri sera dal presidente Aleksandar Vucic per arrestare il flusso continuo di serbi che tornano in patria dall’estero, in prevalenza Austria, Italia, Germania, Francia e anche Svizzera.

Un fenomeno che aumenta il rischio di contagio e appesantisce la situazione nelle strutture sanitarie. Dal 14 marzo nel Paese hanno fatto ritorno circa 76 mila serbi che vivono e lavorano all’estero, secondo il ministero dell’interno. Chi arriva dall’estero è obbligato a 14 giorni di quarantena.

Nel Paese è in vigore il divieto totale e assoluto di uscire di casa per gli ultra 65enni, mentre dalle 20 alle 5 c’è il coprifuoco e nessuno può andare in giro. Per violazione di tale divieto, la notte scorsa sono state arrestate 154 persone, ha detto il ministro dell’interno Nebojsa Stefanovic.

Negozi, caffè e ristoranti restano aperti ma con orari ridotti e limitazioni per la distanza tra le persone. Da ieri sono sospesi tutti i collegamenti aerei, mentre oggi a mezzogiorno cesseranno i collegamenti interni in tutta la Serbia, stradali, ferroviari, fluviali.

Germania

Sono 13.957 i casi positivi al coronavirus registrati ufficialmente in Germania alla mezzanotte del 20 marzo: 2958 in più di ieri. Lo ha affermato il presidente del Robert Koch Institut, Lothar Wieler, aggiungendo che le vittime sono 31, 11 più di ieri.

Belgio

Salgono a 2.257 i contagi da coronavirus in Belgio, mentre i decessi sono ormai 37. Lo hanno comunicato le autorità competenti durante la conferenza stampa quotidiana per fare il punto sulla pandemia. Nelle ultime 24 ore, nel Paese sono stati registrati 16 nuovi decessi e 462 casi positivi al virus. Finora, sono stati effettuati oltre 23mila test (2.200 solo ieri), principalmente su persone che presentavano già sintomi gravi.

Crescono anche i ricoveri in ospedale: ad oggi sono 837, 203 dei quali effettuati nelle ultime 24 ore. Fra i pazienti in ospedale, 164 sono in terapia intensiva, 114 necessitano di un’assistenza respiratoria.

Portogallo

In Portogallo è stata superata la soglia dei mille contagi da coronavirus, con un aumento del 30% nelle ultime 24 ore. Lo riferiscono le autorità sanitarie, citate dai media locali.

I casi confermati ad oggi sono 1.020. Oltre 120 sono ricoverati in ospedale, una ventina in terapia intensiva. E sono stati effettuati test di cui si attende l’esito su altre 850 persone. Diverse migliaia i casi sospetti. In Portogallo, dove finora sono morte 6 persone, le autorità nei giorni scorsi hanno dichiarato lo stato d’emergenza per ridurre gli spostamenti e i contatti della popolazione.

Medio Oriente

Con un balzo di oltre 100 casi è salito a 705 il numero in Israele dei positivi all’infezione da coronavirus. Lo ha fatto sapere il ministero della Sanità locale spiegando che la crescita (+23%) è dovuta in parte all’incremento dei test in tutto il Paese che negli ultimi giorni è passato dai 500-700 quotidiani a circa 2.200. Degli oltre 700, sono 10 i casi gravi mentre la maggior parte ha sintomi lievi.

In Iran altre 149 persone contagiate dal coronavirus sono decedute nelle ultime 24 ore, portando il totale delle vittime a 1.433. I casi confermati salgono a 19.644, con 1.237 nuovi contagi in un giorno. I guariti aumentano a 6.745. Lo riferisce il ministero della Salute di Teheran.

Il governo siriano invece smentisce le voci, sempre più insistenti, di casi positivi al Covid-19 e afferma di essere impegnato su tutti i fronti per prepararsi all’espandersi della pandemia. Il ministro della salute siriano, Nizar Yazigi, citato dall’agenzia governativa Sana, ha detto: “finora in Siria non ci sono casi positivi”.

Yazigi ha inoltre affermato che l’unica fonte ufficiale sul coronavirus è il ministero e non i social network, su cui da giorni appaiono invece notizie, non confermate, di “centinaia di casi positivi” nelle regioni costiere, a Damasco e nella Siria centrale.

Nessun caso positivo è stato inoltre registrato nelle altre zone siriane controllate però da diversi attori politici e militari: nell’est e nel nord-est ci sono le forze turche, curde e americane; nel nord-ovest solo le forze turche assieme a miliziani cooptati da Ankara.

Nelle regioni nord-occidentali di Idlib e Aleppo, sotto controllo turco, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha fatto sapere di esser pronta a cominciare a sottoporre la popolazione ai tamponi.

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