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Coronavirus: La Mecca vietata ai non residenti per il secondo anno

Solo 60'000 persone vedranno quest'anno la Kaaba nell'ambito del tradizionale pellegrinaggio a La Mecca. Keystone/AP/AMR NABIL sda-ats

(Keystone-ATS) Inizia oggi il tradizionale pellegrinaggio a La Mecca riservato per il secondo anno consecutivo, a causa della pandemia di Covid-19, ai residenti in Arabia Saudita e a un numero massimo di 60’000 persone.

Il mondo musulmano è diviso tra chi piange lacrime di gioia, per aver raggiunto il traguardo di una vita, e delusione per i milioni di fedeli sparsi per il mondo da due anni esclusi dal rito dell’Hajj, l’omaggio alla Kaaba, la struttura cubica coperta da un tessuto che rappresenta il santuario più sacro dell’Islam, ma neanche a tutti i residenti e ai sauditi sarà permesso celebrare la festa.

Prima della pandemia, più di due milioni di fedeli da tutto il mondo si ritrovavano per diversi giorni nella città più santa dell’Islam, con il solo pericolo di essere schiacciati nella calca. L’anno scorso ne sono stati ammessi appena 10’000.

Ora, tra oltre 558’000 candidati, cittadini o residenti del Regno del Golfo, è stato necessario selezionarne 60’000, poco più del 10%. Il pellegrinaggio di cinque giorni è riservato a residenti completamente vaccinati, di età compresa tra 18 e 65 anni, e non affetti da alcuna malattia cronica, secondo i criteri stabiliti dalle autorità saudite.

I pellegrini selezionati online, tutti residenti nel Regno, provengono da 150 paesi, rappresentanti dell’ampia comunità di lavoratori stranieri giunti soprattutto dall’Asia, dall’Africa e dal Medio Oriente. “Ho l’impressione di aver vinto alla lotteria”, esulta un farmacista egiziano intervistato dalla Afp.

Altri candidati non sono stati così fortunati. E in tanti hanno sfidato le autorità, tramite le reti sociali, in un paese dove le critiche pubbliche contro il governo sono molto rare. “Stiamo ancora aspettando con ansia di essere accettati, come se dovessimo sostenere un esame”, ha scritto un utente di Twitter.

Come ogni grande evento religioso mondiale, l’Hajj ha sempre esposto i pellegrini a una moltitudine di malattie virali, ma per i credenti è sempre un momento importate. “Non posso descrivere come mi sento”, ha detto all’Afp Rania Azraq, una casalinga siriana di 38 anni che vive a Riad, la capitale saudita. Quest’anno parteciperà all’hajj senza tutor maschile, un tempo obbligatorio per le pellegrine: “vogliamo solo piangere e avvicinarci a Dio”.

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