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Il parlamento vuole aiutare Swiss a spiccare di nuovo il volo

Aeroporti vuoti e velivoli a terra: l'aviazione civile figura tra i settori più colpiti dalla crisi del coronavirus. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Dopo aver perso la sua compagnia nazionale, la Svizzera non sarà privata anche di collegamenti aerei internazionali. Il parlamento ha approvato crediti per 1,875 miliardi di franchi per sostenere Swiss e le altre aziende del settore aeronautico che assicurano un’infrastruttura di trasporti considerata vitale per l’economia elvetica. 

Da quando la Svizzera ha perso la sua compagnia aerea nazionale, Swissair, il settore dell’aviazione civile è finito in mani straniere. I trasporti aerei sono assicurati principalmente dalla compagnia tedesca Swiss – sorta nel 2002 dalle ceneri di Swissair e ceduta tre anni dopo alla Lufthansa – e dalla britannica Easyjet. I servizi aeroportuali e tecnici vengono gestiti dalle aziende Swissport e SR Technics, la cui società madre è la cinese HNA, il catering è fornito da Gategroup, controllata dal fondo asiatico RRJ Group. 

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La Confederazione deve aiutare queste imprese straniere a superare la crisi innescata dalla pandemia di coronavirus per mantenere un’efficiente infrastruttura di trasporti aerei in Svizzera? Chiamato ad esprimersi, il parlamento ha risposto a grande maggioranza “sì”, in mancanza oltretutto di alternative. Tra lunedì e martedì, le Camere federali hanno approvato la domanda di crediti per un totale di 1,875 miliardi di franchi avanzata dal governo: 1,275 miliardi di franchi per garantire prestiti alle compagnie aeree attive in Svizzera e 600 milioni di franchi per sostenere le aziende del settore aeronautico presso gli aeroporti nazionali. 

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Importanza sistemica per il paese 

“Il settore dell’aviazione è d’importanza sistemica per la Svizzera. L’industria aeronautica genera circa il 5% del Prodotto interno lordo, ossia un valore equivalente a quello del settore bancario”, ha ricordato il ministro delle finanze Ueli Maurer durante il dibattito alla Camera del popolo.  Circa il 40% delle merci esportate e il 20% di quelle importate sono trasportate per via aerea. L’aviazione permette inoltre di far giungere in Svizzera oltre la metà dei turisti stranieri. 

Un’economia diversificata come quella Svizzera ha bisogno di collegamenti internazionali e intercontinentali, ha sottolineato il consigliere federale. Non è fondamentale il fatto che sia Swiss ad assicurare i collegamenti, ma è fondamentale averli. Senza questa compagnia e la rete offerta dalla Lufthansa, la Svizzera avrebbe 4 o 5 collegamenti intercontinentali, mentre oggi ve ne sono da 20 a 30. 

Dopo il “grounding” della Swissair il traffico passeggeri aveva conosciuto un netto calo in Svizzera, ma negli ultimi 15 anni, da quando Swiss è stata ripresa da Lufthansa, il loro numero è praticamente raddoppiato. Nel 2019 Swiss ha trasportato 19 milioni di passeggeri verso 45 paesi. Il traffico merci, assicurato dalla divisione Swiss WorldCargo, ha coperto 130 destinazioni in 80 paesi.

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Condizioni richieste a Lufthansa 

Dato che Easyjet Switzerland prevede attualmente di uscire dalla crisi grazie alle riserve della società madre britannica, saranno probabilmente soltanto Swiss e la sua filiale Edelweiss a beneficiare degli aiuti approvati dal parlamento per le compagnie aeree. Complessivamente è previsto un credito pari a 1,5 miliardi di franchi che sarà versato da un consorzio di banche. La Confederazione garantirà l’85% di questo importo, ossia 1,275 miliardi. Il credito, sul quale grava un tasso d’interesse del 2,6%, dovrebbe venir rimborsato entro un termine massimo di 7 anni. 

Per la concessione di questi aiuti, il governo ha richiesto precise garanzie da parte di Lufthansa. Innanzitutto, fino a quando il prestito sarà ripagato, Swiss non potrà trasferire eventuali utili alla società madre e Lufthansa dovrà rinunciare al versamento di dividendi. “Nessun denaro svizzero finisce in Germania”, ha assicurato Ueli Maurer. Così come il governo tedesco ha promesso di aiutare Lufthansa, a condizione che nessun denaro tedesco finisca in Svizzera o in Austria e Belgio – anche Austrian Airlines e Brussels Airlines appartengono a Lufthansa. 

Il gruppo tedesco, ha comunicato Ueli Maurer, si è inoltre impegnato a non relegare la Svizzera ad un ruolo marginale per quanto riguarda i collegamenti internazionali e a trattare anche in futuro l’aeroporto di Zurigo alla stessa stregua di quello di Monaco o Francoforte. Per finire l’intesa con il con Lufthansa prevede il rispetto degli standard ambientali svizzeri, in particolare per quanto riguarda le emissioni di CO2.

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Guerre dei prezzi 

Nonostante queste garanzie, alcuni parlamentari di centro e destra dello schieramento politico hanno avanzato delle critiche nei confronti degli aiuti versati a società straniere. 

“È fondamentalmente sbagliato che lo Stato, e quindi i contribuenti, aiutino l’industria aeronautica e compagnie che si sono scavate la fossa con anni di aspre guerre dei prezzi”, ha dichiarato il senatore indipendente Thomas Minder. A suo avviso, la Confederazione non dovrebbe intervenire prima che il parlamento tedesco abbia approvato il credito per 9 miliardi di euro previsto per Lufthansa. “Dovrebbero essere dapprima Lufthansa e lo Stato tedesco ad aiutare Swiss e non la Svizzera”.   

“Piccoli e grandi, tutti hanno volato, miliardi di passeggeri. Gli aerei non sono più stati acquistati, ma presi in leasing: l’industria aerea ha seguito ciecamente lo spirito della crescita e della globalizzazione. Il motto era quello di riempire gli aerei con prezzi bassi. La sostenibilità e la costituzione di risorse finanziarie sono state criminalmente ignorate”, ha deplorato Thomas Minder, secondo il quale ogni azienda, soprattutto nel settore dell’aviazione, dovrebbe prepararsi ad affrontare uno scenario “Worst-Case”. 

Da una crisi all’altra 

La maggioranza del parlamento ha però ritenuto indispensabile agire con tempestività per salvaguardare un settore vitale per l’economia nazionale, da cui dipendono decine di migliaia di posti di lavoro. Le Camere hanno respinto anche una serie di proposte avanzate dal campo rosso-verde, che voleva approfittare di questa occasione per esigere un maggiore impegno ecologico e sociale da parte delle compagnie aeree attive in Svizzera. 

Il traffico aereo è già responsabile del 19% dell’effetto climatico in Svizzera e si prevede che entro il 2030 sarà la principale fonte di emissioni di gas ad effetto serra, ha dichiarato la deputata dei Verdi Christine Badertscher. Secondo l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), i danni ambientali causati dai trasporti aerei ammontano a 983 milioni di franchi all’anno. I Verdi chiedevano, tra l’altro, di limitare l’espansione del settore aeronautico, vietare i voli tra Zurigo e Ginevra e obbligare le compagnie aeree a ridurre le emissioni di C02. 

“Se la nostra risposta per uscire dalla crisi del coronavirus nel settore dell’aviazione è mantenere e rafforzare un modello di business che è anche uno dei maggiori motori di un’altra crisi, quella del clima, allora non stiamo facendo un buon lavoro”, ha affermato il deputato socialista Jon Pult. “Dobbiamo trovare una via d’uscita alla crisi del coronavirus che sia già una risposta parziale alla prossima, ancora più grande crisi, quella del clima. E questo è il punto cruciale nel settore dell’aviazione”.

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