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Coronavirus: controlli al San Gottardo, nessuno fa dietrofront

Il posto di blocco allestito a Göschenen KEYSTONE/Stefan Lanz sda-ats

(Keystone-ATS) Rimane molto basso il volume di traffico che attraversa il San Gottardo, alla vigilia del Venerdì Santo e delle ferie pasquali. Le auto in direzione del Ticino tuttavia non mancano e il blocco allestito nel canton Uri dalla polizia non è riuscito a dissuadere nessuno.

Un anno fa, le vetture incolonnate in attesa di penetrare nel tunnel autostradale si estendevano per circa sette chilometri. Quest’anno sull’A2 c’è invece più asfalto che metallo. La domanda delle autorità ticinesi di astenersi dal recarsi in Ticino, cantone particolarmente colpito dalla pandemia di coronavirus, aveva già portato nei giorni scorsi a una notevole riduzione del traffico, con una quota pari al 20% del normale.

Il volume si è nel frattempo ancora ridotto e si attesta ora a circa il 10%, ha dichiarato a Keystone-ATS il capo della polizia stradale urana Thorsten Imhof. Espresso in cifre: i transiti corrispondono a circa 1800 veicoli al giorno. In un anno normale nei periodi di maggiore traffico si contano 17’000 passaggi.

La polizia attribuisce il calo anche alla campagna di sensibilizzazione lanciata. Un “checkpoint” è inoltre stato allestito a Göschenen (UR) dove vengono informati i viaggiatori della situazione sul fronte coronavirus in Ticino. Una decina gli agenti sul posto che tentano di dissuadere gli automobilisti dal proseguire il viaggio.

Secondo Imhof, oggi la polizia ha controllato circa 300 veicoli, tutti hanno deciso di proseguire il viaggio. Tra quelli fermati ci sono molti che partono per un soggiorno di una settimana.

Alcuni turisti provenienti dalla Svizzera tedesca hanno giustificato il viaggio con il fatto di possedere una residenza secondaria in Ticino e di volervi trascorrere la Pasqua come sempre fatto. Secondo Imhof, probabilmente avevano pianificato il viaggio prima della pandemia e non erano disposti a interromperlo.

Alcuni viaggiatori provenivano dall’Olanda o dalla Germania. Si trovavano già in Svizzera prima della chiusura delle frontiere.

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