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Corea del Nord, espulso giornalista britannico

L'inviato della BBC si trovava nel Paese per il Congresso del Partito dei lavoratori; secondo le autorità, avrebbe distorto fatti e realtà

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Un giornalista della BBC è stato espulso dalla Corea del Nord, dove si trovava per seguire i lavori del primo Congresso del Partito dei lavoratori organizzato negli ultimi 36 anni.

Stando alle autorità nordcoreane, il reporter nei suoi servizi avrebbe distorto i fatti e la realtà. Nel Paese rimangono quattro altri reporter della BBC.

Del sistema di governo e della leadership della Corea del Nord non si può dire che bene, soprattutto quando ci si trova nel Paese, soprattutto quando il proprio messaggio verrà diffuso all’estero e potrebbe avere qualche eco in uno Stato che vuole o deve credersi perfetto.

Rupert Wingfield-Hayes ha però contravvenuto a questa regola ed è stato espulso a vita dalla Corea del Nord insieme al suo cameraman e alla sua produttrice. Tre giorni fa stavano andando in aeroporto proprio per lasciare il Paese dopo una settimana di lavoro, ma sono stati fermati e interrogati separatamente. Stamattina sono stati riaccompagnati allo scalo di Pyongyang dove non potranno mai più fare ritorno.

Wingfield-Hayes aveva già avuto qualche problema mentre girava questo servizio sulla visita di due premi Nobel all’Università di Pyongyang. Ancora meno sarà piaciuta la chiusa del suo reportage, dove afferma che il livello di controllo di cui è stato oggetto tradisce la debolezza e l’insicurezza di un Paese ossessionato dalla voglia di mostrare un’immagine di forza e perfezione.

Un controllo che subiscono anche gli oltre 100 giornalisti stranieri a cui è stato concesso un visto d’ingresso per seguire il congresso del Partito unico che governa il Paese, incontro da cui, per questi tre giorni, sono però stati tenuti lontani e accompagnati invece a visitare fabbriche e altre strutture.

Solo poche ore fa sono stati radunati nella hall del loro hotel, dove hanno dovuto presentarsi con i loro passaporti. Da lì, sono stati accompagnati al Palazzo della Cultura per una conferenza stampa poi cancellata e riaccompagnati in albergo. Una confusione, la loro, che sembra rispecchiare quella delle autorità nordcoreane.

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